Recensione a cura di Roberto Orsi
Avete mai sentito parlare del mercante genovese Giano Imperiale? E di una via molto particolare nel centro di Londra, particolarmente attiva in epoca medievale, denominata Lombard Sreet, “la strada dei Lombardi”? Si tratta, quest’ultima, di una via la cui importanza risale a molti secoli addietro tanto da essere paragonata alla ben più celebre Wall Street di New York.
Ci sono eventi che non hanno cambiato il corso della Storia e sono quindi meno considerati di altri, relegati in qualche documento conservato in un polveroso archivio. È il caso dell’omicidio di Lombard Street affrontato da Amedeo Feniello, in questo libro targato Laterza.
Sul finire del mese di agosto del 1379 il corpo di Giano Imperiale, mercante genovese, viene ritrovato senza vita, ucciso con due colpi alla testa e una profonda ferita sul mento, sul selciato davanti alla sua abitazione di Londra in St Nicholas Acon Lane, nel quartiere di Langbourn, a pochi passi dalla stessa Lombard Street. Il coroner Nicholas Dymcock è chiamato dalla città di Londra a indagare su questa morte, come tutte le volte in cui si presenti una situazione di decesso non naturale.
La soluzione sembra subito semplice: una classica rissa tra manigoldi, una parola di troppo, un’inimicizia scaturita sui banchi delle taverne o al gioco, uno scontro che supera il segno e qualcuno ci lascia la pelle. Niente di più semplice ma allo stesso tempo, forse, di più sbagliato.
“Risse da taverna, per un soldo, per una parola di troppo, per un sì, per un no, un diniego, un gesto di scherno, di sfida, di minaccia. Che finiscono male, malissimo perché in città si gira spesso armati. Conseguenza dei brutti tempi che corrono. Delle pestilenze e della fame. Della guerra con la Francia.”
Quanti casi come quello di Giano Imperiale ha già affrontato il coroner Dymcock nella sua carriera? I servitori del mercante testimoniano di due loschi figuri che dopo l’omicidio si sono dati alla fuga. Il classico ago nel pagliaio. Il coroner, aiutato dagli sceriffi di città, brancola nel buio, pone domande nelle taverne del quartiere: è necessario ricostruire nel modo più dettagliato possibile la vita e le relazioni del mercante genovese.
Il libro di Feniello si trasforma ben presto da giallo storico a un saggio medievale degno di nota. L’omicidio su cui indaga il coroner Nicholas Dymcock diventa il pretesto per raccontare un intero mondo, quello di una città come Londra, che nel XIV secolo vive un periodo di profondo cambiamento e conflitto sociale interno.
È una città di mercanti, di affari che si sviluppano lungo le rotte marittime più importanti dell’epoca, di stranieri, come i lombardi appunto, che si arricchiscono con il traffico di lana, costruiscono piccoli imperi finanziari con i quali riescono anche ad allacciare rapporti con la Corona. Diventano, a poco a poco, veri e propri banchieri, conquistando sempre più potere all’interno del tessuto sociale. Questo, ovviamente, non può che essere inviso ai mercanti locali che si sentono penalizzati dai vantaggi fiscali concessi dal Re agli stranieri.
“La gente di Londra odia i genovesi perché è gente sospetta ma, soprattutto, li assimilano agli odiati nemici della patria, i francesi con cui i concittadini di Dymcock sono in guerra da più di quarant’anni. Questa cosa pesa o non pesa nell’omicidio di Giano?”
In duecento pagine l’autore sviscera un argomento dopo l’altro con dovizia di particolari. Ogni capitolo, mentre l’indagine prosegue, si trasforma in un compendio storico dove viene affrontata l’organizzazione interna londinese, i rapporti tra la corona e l’amministrazione cittadina, il contesto sociale in cui si muovono i personaggi. Soprattutto vengono analizzate le relazioni internazionali, i commerci e traffici del tempo, le implicazioni politiche degli accordi commerciali che potevano anche scatenare guerre tra i paesi.
Siamo nel pieno sviluppo della Guerra dei Cent’Anni che vide contrapposte Inghilterra e Francia. Una guerra che si svolse non solo sui campi di battaglia ma sulle rotte commerciali più importanti, per la conquista di avanposti e scali di grande rilevanza strategica. L’omicidio potrebbe dipendere da motivazioni più profonde rispetto a una semplice rissa tra ubriachi?
“I sovrani inglesi sono costretti a mantenere buoni rapporti con Londra perché Londra è ricca, anche se la si detesta. In una battuta, il re disprezza il londinese ma ama il suo danaro.”
La narrazione si trasforma fin dal secondo capitolo in un saggio completo che mette al centro la città di Londra e le sue dinamiche di profonda trasformazione. Una città che assume sempre più indipendenza economica dalla corona e diventa centro nevralgico di un mondo cosmopolita e con relazioni internazionali che si sviluppano a una velocità inarrestabile. Un tessuto cittadino amministrativo che si fonda su equilibri instabili, su relazioni diplomatiche e commerciali troppo delicate, con il rischio che una semplice modifica abbia conseguenze ben più gravi di quanto atteso.
“Omicidio a Lombard Street” è l’evidenza lampante che da un semplice, o meno conosciuto, fatto di Storia si possa ricostruire un contesto socio economico con intrecci e relazioni, alleanze e inimicizie. Un libro che diventa un trattato di Storia economica, si discosta fin da subito dall’indagine vera e propria, di cui in fondo sappiamo poco se non grazie ai documenti giunti fino ai nostri giorni, che l’autore ha avuto la possibilità di studiare a fondo e per molti anni, come descritto nelle note finali.
“Storie di un sistema cittadino che non consente accada niente che turbi questa intelaiatura costruita su certezze, ranghi e sicurezze”.
Pro
La capacità di raccontare un mondo intero con una grande padronanza di linguaggio. Un libro che diventa un saggio storico da cui attingere molte informazioni sui rapporti politici ed economici della corona inglese in ambito medievale
Contro
Chi si aspetta un giallo storico classico, ben presto si rende conto che si tratta di tutt’altro genere di libro.
Trama
Nella notte di un venerdì di fine agosto del 1379 il corpo di un mercante giace senza vita in una strada dal nome curioso e destinata a una grande fama nei secoli successivi: Lombard Street, la strada dei lombardi o, per meglio dire, degli italiani che a Londra hanno aperto le sedi inglesi dei loro commerci. All’apparenza questo omicidio ha tutta l’aria di essere una storia semplice, una storia come tante altre: una rissa tra balordi, avvenuta per caso e finita nella maniera peggiore. A questa versione crede il coroner, Nicholas Dymcock. Ci credono pure gli sceriffi, gli uomini che lo appoggiano nell’indagine e soprattutto ci crede tutta la città. A rafforzare questa pista c’è poi un altro elemento: il morto è un genovese, gente per gli inglesi dalla doppia faccia e oggetto di grande odio. E allora tutto sembra tornare, un omicidio di strada magari legato anche alle antipatie che gli italiani hanno saputo suscitare nella capitale inglese. Tutto risolto? Può darsi. Ma se, invece, nel più oscuro dei retroscena si nascondesse un’altra verità? Come in un romanzo giallo, tra Conan Doyle e Agatha Christie, Amedeo Feniello ci conduce alla scoperta della vita di una delle più straordinarie città dell’Europa medievale, Londra. E ricostruisce una storia vera che illumina a giorno gli albori del capitalismo inglese.