Recensione a cura di Ivana Tomasetti
Un romanzo a tutto tondo che spinge il lettore a perdersi dentro i meandri di una storia, quella delle conquiste di Alessandro Magno, che credevamo di conoscere dallo studio fatto a scuola. I personaggi rivelano dettagli insospettabili e spingono ad assaporare suoni, profumi, cibi e … vino, in una immersione dentro il mondo dal punto di vista del conquistatore, con le travagliate vite vissute dagli eroi che lo circondano, ma anche con tradimenti e uccisioni a testimonianza che la vita non vale molto, rispetto alla conquista.
Alessandro Magno e suo padre (o forse no?) Filippo II di Macedonia con intorno un mondo di alleati, spie, doppiogiochisti: vite piene di incredibili decisioni che richiedono grandi capacità e forza per non arrivare sull’orlo della catastrofe. Che sia stata strategia intelligente o fortuna non lo sapremo, probabilmente entrambe. Ne esce anche una approfondita ed accurata conoscenza della storia che si incunea nei dettagli e che vuole rimanere aderente ai fatti storici, pur con il dovuto immaginario che caratterizza il romanzo storico. Non mancano accenni alle teorie filosofiche aristoteliche e ai sofisti, ai racconti dell’Iliade, inseriti tra colpi di scena che tengono con il fiato sospeso. Quel che viene aggiunto al genere e che ne può costituire un elemento di novità, è l’approfondimento dell’analisi psicologica che investe i personaggi e soprattutto il protagonista che racconta la vicenda in prima persona; scopriamo che quello che leggiamo è il suo diario, rivolto ai familiari perché conoscano la verità.
“Ecco, sentivo di essere nato per quello. Per combattere al seguito di un grande signore della guerra, il mio amico Alessandro, e conquistare onore e ricchezze, fare qualcosa di grande, così gli uomini si sarebbero ricordati di me quando fossi sceso nell’Ade.”
È nell’ultima pagina che è suggerito quello che poteva essere il vero titolo del romanzo: Alessandro Lincestide, il re Ombra, ma certo non avrebbe attirato come il titolo scelto.
Un elenco dei personaggi principali messo all’inizio della lettura aiuta a trovare le vie di chiarezza non sempre facili anche per l’omonimia di alcuni di essi. L’autore segnala quelli che sono realmente esistiti, guidando il lettore. Nel proseguo della lettura, addentrandosi nelle vicende, ci si accorge che la trama è piena di sviluppi e di strategie di battaglia, come fossimo noi stessi cavalieri con in pugno la famosa sarissa. Molte volte i fatti vengono anticipati prima che avvengano, nelle loro possibili ipotesi, creando aspettativa nel lettore.
Nel primo momento ci si perde con le parentele e la descrizione veloce degli avvenimenti che meriterebbero un maggiore approfondimento, specie per un lettore profano. Talvolta il desiderio di non tralasciare nulla, rende il romanzo somigliante a un libro di storia dove gli avvenimenti corrono troppo in fretta e non riusciamo a gustarli fino in fondo. Talvolta la narrazione avviene attraverso dialoghi che non permettono l’approfondimento. Il personaggio che racconta è il fratello adottivo di Alessandro, vicino al re nelle campagne di conquista, leale collaboratore e discendente di nobile famiglia.
Le loro vicende si intrecciano nell’evolversi della storia e soprattutto nella “maturazione” dei due giovani, l’uno spinto a essere fedele al popolo macedone, l’altro a farsi coinvolgere nel desiderio di conquista dei popoli dell’Asia con cui desidera farsi amico. Due modi di agire e di pensare che divergono tra loro.
“Il primo dovere di un re macedone era quello di proteggere il suo popolo. Un costume che corrispondeva perfettamente agli insegnamenti di Aristotele: un re non governava per sé stesso, ma per i suoi sudditi; se avesse governato per sé stesso, non sarebbe stato un re, ma un tiranno.”
Quante volte nella nostra vita ci siamo allontanati da amici che credevamo tali? Riflettiamo anche sulle modalità di tale inimicizia che porteranno a un finale tragico.
Incontriamo altri personaggi empatici, come il fedele servo Eumeo, di cui scopriamo il vero carattere alla fine del libro o Efestione, l’amante del re, che si rivela subito rivale del Lincestide, nella sua perversa gelosia. Per non parlare di Olimpia, la madre di Alessandro, che trama nell’ombra per la morte di questo o di quello. Un sorriso per il personaggio di Aristotele che passeggia mentre i discepoli fingono di ascoltarlo. Ogni figura ha il suo compito preciso nelle peripezie che incontrano i protagonisti.
Gli ambienti che vengono descritti sono molto simili, sia in Macedonia o lungo il Nilo; infatti, vediamo i dettagli in cui i personaggi si muovono, le loro tende, gli accampamenti, il posto negli schieramenti di battaglia, siamo coinvolti nell’azione attraverso l’uso delle armi o nelle scene cruente in cui qualcuno muore o viene torturato.
Lo stile è scorrevole, specie nella seconda parte, quando i personaggi sono entrati nell’empatia del lettore. Il linguaggio rispecchia il tempo del racconto e ogni capitolo mostra l’anno in cui gli avvenimenti accadono, oltre alla stagione. La scelta stilistica dell’io narrante rende le vicende più vivide e partecipate specialmente dentro i sentimenti e le discordie delle famiglie che sono analizzate dal protagonista.
Il messaggio che ci arriva da questo scritto è molteplice: come l’animo umano possa essere travolto dalla brama di potere e non riesca a restare dentro i limiti, divenendo preda di ciò che viene definito come hybris, la tracotanza verso gli dei; infatti il nostro eroe alla fine si pone la domanda se si potrà fidare di qualcuno. Altre riflessioni riguardano la morte e il dolore, le difficoltà della vita, la fedeltà al giuramento: rispecchiano un carattere di attualità.
“I giovani non solo pensano di essere immortali, ma trasferiscono questa qualità anche alle persone che amano. È un bene che gli dèi non concedano la preveggenza …. E ora non c’era più. Non si capisce mai fino a che punto la nostra vita si appoggi qualcun altro finché questo qualcuno non se n’è andato.”
La pietà e il rispetto del coraggio sono esempi di ciò che possiamo imparare dai popoli antichi.
Un romanzo imperdibile per gli amanti del genere storico.
Harry Sidebottom insegna storia all’università di Oxford e vive a Woodstock.
PRO
Far conoscere i dettagli storici delle conquiste di Alessandro Magno e del suo esercito, con uno sguardo alle trame e ai sentimenti che presumibilmente animarono gli eroi, facendoci riflettere sul carattere effimero del potere e della gloria.
CONTRO
Il numero dei personaggi talvolta omonimi, costringe a fermare la lettura per consultare l’opportuno elenco.
Link cartaceo: L’enigma di Alessandro Magno
Link ebook: L’enigma di Alessandro Magno
Trama
Alessandro Magno aveva appena vent’anni nel 334 a.C. quando partì con un piccolo esercito alla volta della Persia, l’impero più grande e potente del mondo. I macedoni marciarono verso l’ignoto, vincendo battaglie in cui erano dati per sconfitti e prendendo d’assalto fortezze inespugnabili. Nei deserti e nelle montagne tra l’Egeo e l’India sottomisero la natura stessa. Eppure, le rivalità e la sete di potere erano destinate a erodere tutto fin dalle fondamenta in un complesso gioco in cui il confine tra traditori e alleati diventava sempre più sottile. Alessandro di Lincestide era generale e amico di Alessandro Magno. Diviso tra il legame di stima nei suoi confronti e il dovere di vendicare i suoi fratelli assassinati, non è mai stato al sicuro. Altri – persiani e greci, e anche macedoni – lo vedevano come un rivale per il trono. Per sei anni di cospirazione e battaglia, mentre l’esercito macedone combatteva verso est, la sua vita è stata appesa a un filo.