Narrativa recensioni

Nella stanza dell’imperatore – Sonia Aggio

Recensione a cura di Roberto Orsi

“Un giorno lo chiameranno “figlio della tregua” e “Figlio della pace”, ma oggi è solo il figlio del povero Teofilo Curcuas, detto “Zimisce”, che ha perduto ogni prestigio ed è tornato a casa solo per morirci, con i polmoni pieni di grumi neri”

Giovanni I Zimisce

Inizia così la parabola di vita di Giovanni I Zimisce, imperatore bizantino che fu basileus dei romani dal 969 fino alla morte avvenuta nel 976. Il padre, Teofilo Curcuas, generale bizantino, perse la vita quando Giovanni era ancora molto giovane. La madre, appartenente alla famiglia Foca, si vide costretta a mandarlo a vivere dai suoi fratelli, Niceforo e Leone Foca.

Con la protezione degli zii, Giovanni cresce in un mondo dedicato alla guerra e la battaglia. Impara l’arte del combattimento e si trova presto a maneggiare la spada dimostrando fin da subito la sua grande dote di guerriero. Affianca l’esercito nelle spedizioni in oriente fino a diventare strategos degli Anatolici, una carica che corrisponde all’odierno capo militare o generale. Un incarico molto importante e denso di significato all’interno delle gerarchie dell’impero bizantino.

L’ascesa di Giovanni è ciò che i bambini del tempo, nati in una famiglia di condottieri e generali, sognano fin dalla più tenera età. L’imperatore, all’interno del suo magnifico Palazzo della Città, è visto come una divinità, colui che tutto può e a cui tutto è concesso.

“Che cosa sognano i bambini di Anatolia? Probabilmente di diventare strategoi, come i loro padri e zii, di percorrere le montagne da nord a sud, ammazzando gli infedeli, di riconquistare antiche province perdute da secoli e infine, solo infine, di essere convocati in Città per essere premiati dall’imperatore”

Il romanzo

Ma torniamo al principio della storia: Giovanni è un giovane dal carattere forte e deciso, dal temperamento ardente e con un fortissimo senso di lealtà e rispetto. Un tragico evento, raccontato nelle primissime pagine del romanzo, lo colpisce nel profondo e ne segna da quel momento l’esistenza. La creatura dentro di lui scalpita e lo tormenta; una rabbia su cui il tempo soffia costantemente, mettendo a dura prova Giovanni Zimisce, colpito a più riprese da eventi nefasti. Una rabbia che è libera di sfogarsi sul campo di battaglia, dove il giovane si distingue fin da subito per le grandi imprese e la capacità strategico militare.

Tra le vie di una lussureggiante Costantinopoli, detta la Città, i palazzi di corte caratteristici di una cultura orientale che affascina, soprattutto in un periodo storico e un contesto geografico forse meno battuto in ambito letterario, il racconto di Sonia Aggio, si concentra ben presto sul rapporto tra Niceforo Foca e Giovanni Zimisce, uno predecessore dell’altro sul trono dell’impero.

Il rapporto tra Niceforo e Giovanni

Un rapporto contrastato e controverso tra i due. Niceforo accoglie il giovane Giovanni, nella propria casa, fin da piccolo, lo cresce come un figlio, a lui assegna le campagne di guerra più difficili, gli affida la gestione di un territorio molto vasto dell’impero, ma improvvisamente tutto cambia.

Per Giovanni inizia un periodo complicato da cui dovrà uscire in qualche modo, cercando e trovando nuove alleanze. Qui esce molto forte il passaggio letterario più introspettivo legato ai sentimenti tormentati di Zimisce.

Le parti in cui è diviso il romanzo prendono il nome dai diversi momenti del giorno: alba, giorno, crepuscolo, notte, zenit. È come il racconto di una vita rapportato a un ciclo giornaliero che si ripete all’infinito, come la Storia che non è mai fine a sé stessa ma si ripete e ripercorre gli stessi sentieri, con tracciati probabilmente diversi ma su un terreno che è sempre quello.

“Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole. C’è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questo è nuovo”? Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto”

La vita di Giovanni Zimisce è quella di tanti altri personaggi della Storia, che hanno affrontato speranze, dolore, ascesa e discesa. Sempre nel nome dell’Impero perché:

“Il nostro dovere nei confronti dell’Impero è l’unica cosa che conta”

Questo il mantra che Niceforo Foca impartisce al giovane Giovanni, e lui ne fa un insegnamento di vita. Una stella polare a cui tendere, un dogma a cui non riuscirà a sottrarsi fino alla fine dei suoi giorni.

L’ambito storico

Il romanzo denota una buona conoscenza del periodo storico da parte dell’autrice. L’utilizzo dei termini derivanti dall’antico greco, le cariche militari e politiche del tempo, la suddivisione gerarchica della corte e amministrativa dei territori dell’impero confermano una ricerca approfondita da parte di Sonia Aggio, candidata con questo romanzo al Premio Strega 2024.

La narrazione prende più ritmo nella fase finale del romanzo, con il punto più adrenalinico nel rapporto tra Niceforo Foca e Giovanni Zimisce e la successione al trono imperiale. Mentre la prima parte denota un contesto più riflessivo e introspettivo del personaggio di Zimisce, che permette di conoscerne i tratti caratteriali distintivi.

Una riflessione che torna prepotente e toccante soprattutto nella parte finale del romanzo, in quello zenit dell’esistenza, quando Zimisce ripercorre tutte le sue imprese, gli amori, i dissapori e i contrasti, riavvolgendo una pellicola immaginaria tra sogno e realtà.


Pro

una ambientazione meno nota e il racconto di vita di personaggi meno affermati nel panorama letterario odierno. Una buona conoscenza del periodo storico e capacità di coniugare verità storica e materia letteraria

Contro

una fase più lenta a livello narrativo nella prima parte del romanzo.

Trama

Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, è diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale più brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra è tutto ciò che gli rimane: sua moglie è morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia più altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventerà imperatore. Ma come è possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli volterà le spalle e l’affascinante Teofano busserà alla sua porta, Zimisce dovrà decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui è cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino? Guerre, omicidi, congiure e tradimenti: dopo l’esordio con Magnificat, Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena, ripercorrendo le vicende di un uomo straordinario che, partendo da semplice soldato, riuscì a cambiare le sorti del suo Impero conquistando inaspettatamente la corona. In questo libro, l’autrice ricostruisce la parabola esistenziale di Giovanni Zimisce attraverso il racconto epico della sua ascesa al trono, descrivendo la realtà quotidiana di una delle dominazioni più estese che il mondo abbia mai conosciuto.

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