Recensione a cura di Luigia Amico
“Non perdere l’orizzonte dei tuoi sogni, continua a sognare e la tua anima sopravvivrà”
Napoli. Una giovane ragazza di diciannove anni è costretta dalla madre a varcare le porte del convento di San Gregorio Armeno. A nulla servono le proteste, la disperazione, il senso di smarrimento, le suppliche. Enrichetta Caracciolo dovrà sottostare al volere di una madre stanca dei capricci della figlia ma soprattutto in difficoltà economiche dopo la dipartita del consorte don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie.
Due mesi, questa è la falsa promessa che costerà ad Enrichetta una vita di sofferenza, malattia, lotta, ma mai rassegnazione. Questo è un sentimento che non appartiene alla indole caparbia e ribelle della ragazza. Due mesi che diverranno due anni, tre anni, sei anni…lo scorrere del tempo nel disperato tentativo di una ritrovata libertà non scalfirà la tenacia della monaca costretta alla clausura contro la sua volontà. Enrichetta Caracciolo vuole amare, essere amata, vivere e non sopravvivere in un ambiente ostile, malato, freddo, pregno di gelosie, invidie e cattiveria.
“Adesso un baratro separava Enrichetta dal mondo. Aveva abdicato a tutto, anche alla sua personalità, ma non alla ragione che, a dispetto di tutto, avrebbe continuato a spingerla verso la vita e verso gli umani.”
Il prototipo di monache dedite all’amore e alla consolazione del prossimo è un’immagine che credo appartenga principalmente al mondo odierno, oggigiorno non c’è costrizione alcuna, almeno si spera, da parte di terze persone; la scelta di una vita monacale è prettamente personale. Ma, nella maggior parte dei casi, in epoche a noi lontane, molte ragazze sono state costrette a subire questa ennesima forma di violenza (a mio avviso è da considerarsi tale). C’è chi abbandonava ogni speranza di poter un giorno respirare aria di libertà e si adagiava a vivere una vita scelta da altri e chi, come la nostra eroina ottocentesca, ha lottato, urlato per far valere i propri diritti in una società maschilista e autoritaria. Non si è lasciata intimorire Enrichetta e ha rivolto le sue suppliche a personaggi illustri e importanti, arrivando addirittura al papa, Pio IX. Ma nulla si può contro dogmi ecclesiastici ben radicati in convinzioni patriarcali (in questo caso riferito a dignitari clericali): i voti sono perpetui.
Nel frattempo, Napoli inizia a respirare aria vibrante e frenetica; i moti risorgimentali scuotono la popolazione ed Enrichetta deciderà di sposare la causa della rivolta contro i Borbone divenendo una patriota a tutti gli effetti. Ennesima dimostrazione questa della sua forza di volontà e caparbietà.
Non voglio addentrarmi oltre ad enumerare le vicissitudini che hanno visto protagonista la monaca infelice, sono tante le ingiustizie che la giovane donna ha dovuto subire; spero sinceramente di essere riuscita ad accendere la curiosità circa la vita della Caracciolo perché posso assicurare che la magistrale penna di Brunella Schisa ha restituito la figura di una donna eccezionale definita da molti, giustamente, una femminista ante litteram.
“Sognava di strapparsi il velo dal capo e bruciarlo assieme all’abito. Un gran falò del passato sulle cui ceneri tornare a vivere.”
La scrittura dell’autrice è potente, limpida, evocativa, all’interno del romanzo sono presenti passaggi che fungono da ottimi spunti di riflessione circa la condizione delle donne ma soprattutto riguardo gli ambienti ecclesiastici descritti in questo caso con lucidità e obiettività.
Difficile non empatizzare con la protagonista, durante la lettura si ha solo il desiderio di asciugare quelle lacrime che bagnano un volto fortunatamente mai rassegnato.
“[…] Non voleva dimenticare le violenze psicologiche, i soprusi, desiderava lasciare una testimonianza dell’ottusità della chiesa, dei suoi rappresentanti e del feroce accanimento di un’istituzione forte sulla fragilità di una giovane donna.”
PRO
Scrittura ammaliante; ottima l’intuizione dell’autrice di voler concentrare il romanzo su un argomento poco trattato ma non meno importante. Attraverso la figura di Enrichetta Caracciolo, si entra in una realtà dura, difficile e probabilmente poco conosciuta.
CONTRO
Assolutamente nulla.
Trama
È il 1840, Enrichetta ha diciannove anni e ha da poco perso il padre, Don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie a Reggio Calabria, ultimo figlio del Principe di Forino. Lei è giovane, nobile, innamorata di Domenico. Ma la famiglia di lui non approva l’unione. Sì, Enrichetta vanta ascendenze illustri, ma è priva di solidità economica e il matrimonio non s’ha da fare. Così sua madre, stanca del carattere ribelle della figlia e della sua propensione a scegliere uomini sbagliati, prende una decisione risolutiva: Enrichetta entrerà nel convento di San Gregorio Armeno, a Napoli, e vi resterà fino a quando la situazione finanziaria della famiglia non sarà risolta. A nulla servono le proteste della giovane: i mesi lì dentro diventano anni ed è costretta a prendere i voti. La costrizione la fa ammalare, Enrichetta vuole sfidare le leggi della Chiesa e tornare libera, ma persino le suppliche indirizzate a papa Pio IX vengono respinte. Eppure, niente riesce a spegnere la passione che muove il suo animo. Una passione che si fa presto politica e la porta a sposare la causa della rivoluzione contro i Borbone, del sogno di una nuova patria: l’Italia. Brunella Schisa torna a raccontare la sua città natale, Napoli, attraverso una straordinaria eroina, Enrichetta Caracciolo di Forino, monaca, femminista ante litteram, patriota risorgimentale, autrice del bestseller ottocentesco Misteri del chiostro napoletano, da cui Schisa prende le mosse per il suo romanzo