Narrativa recensioni

Le Alessandrine – Ivana Tomasetti

Recensione a cura di Maria Marchesoni

Anna, Isabella e Speranza ma oltre a loro, molte altre sono le donne di cui si narra ne  “Le Alessandrine”. Non aspettatevi personaggi importanti, le protagoniste del romanzo sono dei “nessuno” cui è dedicato un capitolo e al nome si accompagna l’indicazione di un anno compreso tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Le protagoniste non possiedono competenze specifiche, l’unico dato che ne accomuna alcune è che hanno lasciato i figli neonati per affrontare un lungo viaggio, giungendo in Egitto come balie nelle dimore di ricchi europei. Dalla Slovenia, dalle Valli dell’Isonzo, zone ancora appartenenti all’impero austroungarico, sfidando le prediche dei parroci di paese, molte donne abbandonarono affetti, parenti, attratte dal guadagno che era loro offerto. Il dolore dell’abbandono dei figli, dei mariti, dei genitori era mitigato dalla speranza di poterli aiutare concretamente con i guadagni derivati dal baliatico. Accanto alle balie, altre ragazze e donne, lasciarono le stesse valli destinate a fare le cameriere e le cuoche, trasferendosi in un mondo completamente diverso da quello che conoscevano.

Una storia di emigrazione temporanea si potrebbe definire, facendo riferimento alle balie, perché trascorso il periodo dell’allattamento, i bambini venivano affidati alle tate e raramente si offriva alle donne che li avevano allevati, di continuare a occuparsi di loro. Questo è il destino di Anna che a inizio secolo, si troverà catapultata in una città ricca, opulenta e cosmopolita. A lei si chiederà di essere presentabile, ordinata, in buona salute e di occuparsi di un neonato, una responsabilità enorme per chi non ha esperienza e ha lasciato il suo vero figlio alle cure della madre.

Alessandria rappresenta più che mai un varco, oltrepassato il quale, le donne non sono più le stesse. Lasciate alle spalle, ma non dimenticate, le valli in cui sono nate, si apre loro un mondo diverso.

La sua vita era piena della famiglia francese, del piccolo, di una stanza pulita e accogliente, di mani bianche e morbide, come avrebbe potuto ricordare i sacrifici che aveva vissuto al paese?Un orto, la terra, una cucina da pulire,una casa da tenere in ordine e una pentola da riempire. Oltre al fatto che il denaro non c’era”.

I cambiamenti sono dapprima impercettibili, la solitudine porta a prendere decisioni che in altre circostanze altri avrebbero preso per lei: ”A casa avrebbe dovuto obbedire e discutere e il suo parere avrebbe avuto il valore di uno sputo”. La fiducia in se stesse aumenta, ci si confronta tra chi svolge le stesse mansioni, ci si aiuta, una collaborazione che comprende che amalgama donne e che le trasforma. L’esempio davanti agli occhi è quello delle signore di cui allevano i figli e, pur riconoscendo la distanza che le separa, ne indossano talvolta gli abiti smessi, ricevono piccoli regali. Le contadine scompaiono, le mani si fanno bianche e morbide, s’impara a pettinarsi a comparire nei salotti portando i bebè, s’imparano le lingue, si conosce un mondo moderno e ci si adatta a questa nuova realtà.

“Casa” è un pensiero presente ma lontano, in cui sono radicati affetti inossidabili, ma ci sono anche rapporti difficili da ricucire come quelli con un marito da cui non si ricevono che brevi lettere che non dicono ciò si vorrebbe leggere e che, quando si ritrova, è simile a un estraneo.

“Il cambiamento è nell’anima, in quello che ho visto, in quello che ho fatto, nell’importanza che mi hanno assegnato anche se ero donna, nei soldi che ho guadagnato onestamente”.

Alessandria è un mondo a parte. Un mondo che seduce, che mostra realtà inimmaginabili come la possibilità di assistere a un’opera lirica da un palco, ma è anche un mondo pericoloso in cui è facile perdersi, in cui alle donne si chiede una condotta irreprensibile cui non è detto si accompagni la stessa da parte dei mariti, rimasti a casa.

Ivana Tomasetti, nel suo romanzo, riporta alla luce una storia caduta nell’oblio, donando nuovamente voce alle protagoniste di quella vicenda di emigrazione. Con delicatezza queste figure di donne emergono dalle pieghe della storia per raccontare le loro vicende, i motivi che le hanno spinte a partire e i difficili ritorni. Un romanzo che getta luce su un fenomeno poco noto regalando uno spaccato di realtà femminile, di sacrificio e d’indipendenza, il tutto accompagnato da uno stile che sottolinea sentimenti e introspezione psicologica dei personaggi.


pro

Indubbiamente la scelta dell’autrice di riportare alla luce una vicenda “dimenticata” in cui le donne sono protagoniste di un percorso formativo che le condurrà a una maggiore consapevolezza di sé, è un punto certamente a favore del romanzo. A questo si aggiunge un’attenta e delicata caratterizzazione di tutti i personaggi a cominciare dalle protagoniste, narrazione che s’inserisce nella realtà storica del tempo in cui avvenimenti e personaggi storici fanno la loro comparsa inaspettatamente.

contro

Proprio perché focalizzato su un mondo piccolo, quale poteva essere quello delle balie, a volte la narrazione rallenta, disperdendosi in descrizioni un poco prolisse.

Le Alessandrine – edizione cartacea
Le Alessandrine edizione e-book

Trama


Pensiamo che l’emigrazione sia una prerogativa del sesso maschile. Invece, un diverso fenomeno avvenne tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ed ebbe per protagoniste le Alessandrine, schiere di donne che, spinte dalla fame e dal bisogno di denaro, partirono dai paesi intorno alle valli dell’Isonzo, ma anche dal Veneto, dalla Slovenia e dalle Marche, lasciando a casa mariti e figli, per diventare balie da latte di ricchi europei che vivevano in Egitto. Il denaro del baliatico permise di mantenere intere famiglie, ma le segnò a dito per la loro intraprendenza. I preti tuonavano dai pulpiti contro le donne perdute, eppure i viaggi non si arrestarono. L’atmosfera di libertà e di spregiudicatezza, che a quel tempo si respirava ad Alessandria, fecero delle balie italiane un emblema di modernità.

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