Recensione a cura di Roberto Orsi
“Lo viatge. Da Narbonne a Narbona” è un romanzo storico medievale di Franco Canavera pubblicato da Il Cielo Stellato editore. Il contesto spazio temporale è quello dell’Occitania dei principi del XIII secolo. Una piena epoca medievale in cui si viene subito proiettati in quella regione del sud della Francia, passata alla Storia per le persecuzioni contro l’eresia catara.
Sui catari molto si è detto e altrettanto si è scritto: il termine deriva dal termine latino cathărus, ovvero puro, si tratta di un movimento religioso che si diffuse proprio a cavallo tra XII e XIII secolo, principalmente nelle zone della Linguadoca e dell’Occitania.
I catari rifiutavano del tutto i beni materiali e tutte le espressioni della carne. Professavano un dualismo in base al quale il Re d’amore (Dio) e il re del male (Rex mundi) rivaleggiavano a pari dignità per il dominio delle anime umane. Per cui tutto il creato era una sorta di inganno da parte di Satana per irretire gli uomini e portarli sulla strada del Male. Solo un’esistenza retta, sincera, onesta, perfettamente allineata al solco del Bene poteva portare l’Uomo a diventare un Puro, quella fase finale di perfezione che si raggiunge solo quando l’anima si stacca dal corpo, lo spirito (puro) lascia la materia (impura).
“Noi aspiriamo ad essere Buoni Uomini, Buoni Cristiani e amici di Dio, seguiamo la via e la vita, non facciamo mai il male, ma perseguiamo lo scopo del bene”
Il “viatge” raccontato nel romanzo è quello del commerciante di tessuti Martin. Un uomo di Narbonne la cui pacifica esistenza con la famiglia viene sconvolta dalla crociata indetta da Papa Innocenzo III contro l’eresia dei catari. Gli assedi e le battaglie, dettate ufficialmente da motivazioni religiose per estirpare le credenze che contrastano la dottrina cattolica, si trasformano in occasione di conquista di nuovi territori e ricchezze.
È il mese di febbraio 1208 allorquando Martin, la moglie Jehanne, il piccolo Damien, accompagnati da Cin, il fedele aiutante del commerciante, un giovane taciturno e a tratti scontroso che parla solo a gesti, grugniti e in un misto di occitano, francese e galiziano, si mettono in viaggio alla volta di Besiérs, dove i genitori della donna gestiscono una locanda. In questo frangente incontrano il cantastorie Cercamon, un uomo dal passato complicato e seguace della dottrina catara.
Chiamato ad un viaggio di lavoro, Martin si allontana dalla famiglia con Cin e Cercamon. Una separazione più dolorosa di quanto si possa immaginare inizialmente. Il “viaggio” fisico di Martin da questo momento diventa un viaggio anche in senso metaforico alla ricerca di sé stesso.
“Solo attraverso la ricerca della conoscenza, l’uomo può ritrovare sé stesso. Se vogliamo trovare Dio, dobbiamo cercarlo e solo così lui si rivelerà. Il mondo è dominato dal male e non possiamo sperare che siano degli intermediari a portarci la verità. La verità è dentro di noi.”
L’autore, tra le mille avventure e disavventure del protagonista, le battaglie, gli scontri sul campo, gli assedi e le resistenze, inserisce passaggi filosofici che permettono di inquadrare la dottrina catara e inserirla nel contesto medievale di riferimento. Tra i tanti personaggi che lo stesso incontra sulla sua strada, alcuni risultano più enigmatici e sembrano avere un ruolo non completamente chiaro. L’autore lascia indizi sparsi nel racconto che permetteranno solo alla fine di unire gli uni nel tutto e comprendere lo schema voluto per Martin.
“Ora vai, fratello. La tua strada è verso ponente, ma sarà molto lunga e solo tramite te il segreto dei segreti potrà essere preservato. Il tuo è un compito importante e quando lo avrai portato a termine sarai di nuovo padrone della tua vita. Fino ad allora sarai al servizio del bene e i tuoi sacrifici non saranno vani.”
L’esistenza di Martin viene sconvolta da un evento specifico che indirizza la sua strada su un certo binario e ne determina gli sviluppi futuri. Una sorta di “sliding door” oltre la quale resta quello che avrebbe potuto essere e non è stato. A volte anche solo per una banale incomprensione o interpretazione dei fatti, è possibile che il proprio cammino subisco una deviazione che non ci saremmo mai aspettati. Il fato o il destino che determinano la strada da percorrere? Da quel fatidico momento la vita si trasforma per Martin in una missione da portare a compimento per mettere al sicuro il segreto della sua gente.
pro
Un romanzo che scorre bene, leggero e lineare, senza troppi appesantimenti dal punto di vista storico
contro
Nulla di specifico da segnalare se non alcuni passaggi e scene che potrebbero risultare un po’ frettolose nell’economia della narrazione.
Trama
Anno Domini 1209. La vita felice di un commerciante di tessuti dell’Occitania provenzale viene sconvolta dalla crociata contro l’eresia proclamata da Papa Innocenzo III. Salvare la famiglia sarà una corsa contro il tempo che lo coinvolgerà, suo malgrado, negli eventi che cambieranno per sempre una società che stava emergendo come un faro nel buio del Medioevo. La sofferenza si rivelerà una via predestinata a mettere in salvo il tesoro dei catari gelosamente conservato nel Pog di Montségur. Conclusa la missione potrà finalmente portare le sue genti nella terra promessa, una inaccessibile valle delle montagne cuneesi dove rifondare la sua Narbona.