Si avvicina l’estate, si avvicina il tempo di scoprirsi, di andare al mare, esporsi al sole, abiti più leggeri, pelle più scoperta. E immancabilmente ci si cura di più in fatto di estetica.
Ecco che, allora, dedichiamo questo articolo di “Usi e Costumi” alla depilazione!
Quando è nata l’esigenza di depilarsi? Perché si è iniziato a farlo, per ragioni di estetica o di igiene? Sono state le donne le prime a depilarsi o gli uomini?
Domande a cui solo la Storia può fornire risposte. E noi la ripercorriamo con e per voi lettori.
La prima risposta ci viene dall’età della pietra e delle caverne, e ci dice che forse a depilarsi per primo sia stato il sesso maschile. Dai resti umani di uomini e donne delle caverne si è scoperto che ci si depilava molto perché d’inverno, mentre si era in cerca di cibo, con gli acquazzoni i peli si congelavano e provocavano geloni, molto più fastidiosi (e dolorosi) della depilazione che veniva effettuata con conchiglie o denti di belve affilati.
Poi sono venuti gli egiziani, e con loro alla necessità igienica e salutare si univano motivi di estetica e di purezza spirituale. Loro prediligevano la rasatura totale, testa e sopracciglia comprese. Tra gli accessori rinvenuti nelle loro tombe, non manca mai un rasoio (rudimentale e di rame). Ma sappiamo che utilizzavano anche delle vere e proprie creme depilatorie, che però, alla lunga risultavano mortali, dato che il loro ingrediente principale era l’arsenico.
Cleopatra, invece, che può essere considerata a tutti gli effetti una delle pioniere della depilazione femminile, pare che non usasse il rasoio quanto una sorta di ceretta molto simile a quella che si fa oggi con lo zucchero.
Fra gli antichi greci, invece, i più sgraditi erano i peli pubici, soprattutto sulle donne, ma che anche gli uomini mal tolleravano e di cui si sbarazzavano volentieri. Non è però chiaro se si trattasse di un’usanza generale o riservata alle classi più altolocate. I loro metodi di depilazione erano abbastanza “forti”: strappati uno per uno con pinzette simili a nacchere, fatte con gusci di conchiglie, o bruciati con una candela.
Iniziamo dunque a capire che la depilazione corporea era un’usanza unisex. Se guardiamo, ad esempio, le varie statue di eroi e divinità ci accorgiamo che sono completamente glabre.
Nell’antica Roma, radersi il viso era obbligatorio per quasi tutte le classi sociali e i giovani romani celebravano l’entrata nel mondo adulto con il taglio della barba (un po’ come anche oggi, del resto), che però poi veniva conservata in appositi contenitori come ricordo di giovinezza.
Nella Vita dei Cesari, Svetonio narra che Cesare teneva particolarmente alla rasatura meticolosa di volto e corpo, fatto per il quale subiva lo scherno dei contemporanei.
Sempre dall’opera svetoniana, apprendiamo che Domiziano, “libidinoso fino all’eccesso”, usava depilare personalmente le sue concubine, e che Augusto si preoccupava di rendere lisce le proprie gambe con l’utilizzo di gusci di noce roventi.
A un certo punto, però, la rasatura non riguarderà più le sopracciglia e capelli: a mano a mano che geloni e parassiti diventavano sempre meno un problema, non c’è stata più necessità di rasarli. E infatti proprio le sopracciglia si portavano folte e unite tra loro in un unico arco: una moda condivisa tanto dalle nobildonne quanto dalle donne del popolo. In un ritratto rinvenuto a Pompei è ritratta la moglie del panettiere Terentius Neo (I secolo d.C.) con questa caratteristica.
Quella che invece resta molto forte è l’avversione per i peli delle gambe.
Durante il medioevo era addirittura la Chiesa a stabilire che le donne dovevano lasciarsi crescere i peli ma non mostrarli (anche perché la maggior parte di essi si trova in zone intime).
Nella seconda metà del 1500, in Inghilterra, con Elisabetta I, la cura del pelo è sinonimo di civiltà e coinvolge tutti, uomini e donne. Sempre della sovrana inglese è la “moda” che la fronte alta è segno di bellezza per cui la peluria sul viso andava curata come segno di civiltà.
Quindi sopracciglia sagomate, baffetti e peluria del viso eliminati. E anche gli uomini dovevano tenere ben curati baffi e barbe.
Il resto del corpo, rimanendo coperto, viene sostanzialmente ignorato. E quindi anche la peluria delle gambe poteva essere ignorata e non tirata via.
Con la metà del Settecento, però, arriva la svolta: viene inventato da Jean-Jacques Perret il rasoio. In qualità di barbiere e chirurgo gli viene l’idea di sagomare e adattare i bisturi per rimuovere i peli.
Un’operazione che diventa sempre più una “moda” estetica che una esigenza igienica.
Ma per le donne, in particolare, depilare le gambe era considerato un dovere.
Ci avviciniamo, infatti, a un’epoca in cui si consolida sempre più l’associazione fra peluria e mascolinità e gli uomini preferivano carezzare pelli lisce, molto diverse dalle loro.
Emblematico quanto racconta lo scrittore John Ruskin: non riuscì a consumare la prima notte di nozze perché, essendo ancora vergine, rimase scioccato dai peli pubici della sua fresca sposa.
E veniamo al XX secolo, quello in cui si registra un vero e proprio boom – per così dire – della depilazione e dei suoi metodi. E questo per due motivi principali: l’evoluzione della moda e la potenza della pubblicità.
Nei primi anni del ‘900 le donne, semplicemente, non avevano bisogno di pensare ad avere gambe o ascelle lisce. Gli abiti dell’epoca – accollati, a maniche lunghe e con gonne alle caviglie – di rado lasciavano qualcosa di scoperto, e prima del 1910 la depilazione era appannaggio di attrici e ballerine, o praticata per gli interventi chirurgici.
Ricomincia invece l’attacco ai peli del viso, del collo e degli avambracci – gli unici a non essere coperti da tessuto. E alle sopracciglia.
Nel frattempo, la tecnologia fa passi in avanti, con l’invenzione dei rasoi di sicurezza con lame intercambiabili (1901) e delle creme depilatorie istantanee (1919). E nel 1915 la Gillette aveva lanciato il primo rasoio per donne, studiato espressamente per gambe e ascelle.
Complice, infatti, anche la moda – che prevedeva abiti senza maniche ispirati a quelli delle statue greche e romane, con le braccia scoperte – e con il progressivo innalzamento degli orli – negli anni ’20 – la necessità di avere gambe e ascelle depilate cresce sempre più.
Ecco, dunque, che si intensificano le pubblicità che sempre più spingono verso la necessità di avere gambe lisce. Annunci legati alla stagionalità, concentrati tra aprile a settembre – poiché la depilazione era soprattutto relegata ai mesi estivi, quelli in cui ci si scopriva di più – ma che assumevano sempre più toni direttivi e non di “consigli”.
Una pubblicità del 1939 recitava: “Le calze alle caviglie al campus vanno bene, le gambe pelose no”. Un’altra diceva che “La donna di moda dice che il sottobraccia deve essere liscio come il viso”.
Negli anni ’40, la depilazione era ormai divenuta la norma e per chi non si adeguava c’era solo biasimo.
Curiosità
Plinio il Vecchio suggeriva un metodo di depilazione nelle sue opere: una particolare miscela di olio di lentisco, bacche di sambuco e feccia d’aceto bruciata.
Nel mondo romano, diverse pratiche depilatorie vennero introdotte dagli schiavi orientali, poiché li era prescritta dalla legge.
A metà del sedicesimo secolo Caterina de’ Medici vietò alle donne in gravidanza l’uso di ceretta e di altre tecniche depilatorie, che conobbero così una fase di declino.
Nel 1920 a Lawrence, in Kansas, finì sui giornali il caso di una donna che si era tagliata con un rasoio nel tentativo di depilarsi le gambe.
Su quegli stessi giornali, trent’anni dopo, imperversavano le pubblicità di lamette e creme depilatorie femminili.
Marlene Dietrich si rasava le sopracciglia per poterle ridisegnare con la matita. La stessa cosa faceva Lana Turner, che per non ammettere di usare regolarmente il rasoio in faccia, cosa che l’avrebbe resa poco femminile, diceva che le erano state rasate da giovanissima per un film e non erano più ricresciute.
Rita Hayworth, invece, si ispirava alle donne rinascimentali e si faceva rasare l’attaccatura dei capelli per avere la fronte più alta.
Alle fine degli anni ’50, la trasformazione era completa. Nel 1964, il 98% delle donne americane tra i 15 e i 44 anni dichiarava di essersi depilata almeno una parte del corpo.