Narrativa recensioni

La rosa di Castiglia – Carol McGrath

Recensione a cura di Matilde Titone

 Il romanzo è la biografia di una Regina, Eleonora di Castiglia, nata in Spagna, vissuta in Inghilterra dal 1254 al 1290, andata in sposa a soli 12 anni a Edoardo Plantageneta d’Inghilterra.  Appassionata di Botanica e realizzatrice di molti giardini mirabili. Forse da qui il titolo del libro, la rosa di Castiglia,  una rosa appartenente alla famiglia delle rosacee, anche detta rosa damascena per la sua origine che spesso si ritrova nei giardini della Regina.
La storia parte dal 1260, durante la seconda guerra dei Baroni inglesi contro il Re Enrico III . padre di Edoardo. Simone di Montfort , uno dei baroni ribelli, così parla alla folla contro Enrico.

Da quest’oggi un nuovo consiglio governerà per il Re. … Ci riprenderemo i nostri castelli, che ci sono stati rubati per offrirli in dono a gente straniera, Il nepotismo del Re finisce qui, oggi, i suoi fratellastri lusignani saranno immediatamente esiliati”.

Eleonora è sola nella sua residenza di Windsor, ha solo di 19 anni,  il marito è ostaggio dei baroni, il suocero non conta più nulla, la suocera Eleonora di Provenza è in Francia a cercare aiuti per suo marito,  quando uno dei ribelli la farà prigioniera. Inizia così a palesarsi una figura di donna fuori dal comune. Si dimostra fin da subito  una donna forte e consapevole del suo ruolo di Regina, anche quando nulla sa di ciò che sarà della sua vita e di quella di suo marito e della piccola figlia.  Altera risponde al suo aguzzino Gilberto di Gloucester che la sta portando via dal suo castello per condurla da Simone di Montfort:  “Gilberto di Gloucester, la mia vendetta calerà su di voi. Nessuno tratta in questo modo una futura regina.

Non cede mai allo sconforto, alla paura, neppure quando, prigioniera dovrà procurare il sostentamento per sua figlia e per se stessa, chiedendo prestiti perfino ai suoi servitori.. Il periodo peggiore della sua vita, privata di ogni bene, in un Castello gelido e una figlia piccola e malata.  In una circostanza tanto sfavorevole Eleonora, matura una convinzione: non accadrà mai più che debba soffrire il freddo e la fame, e infatti appena libera diventerà un’imprenditrice, comprerà tante terre, possedimenti, castelli, farà affari con la compravendita di proprietà terriere quando tutto questo non era di certo usuale nel medioevo per una donna. Venne chiamata la Lupa per questo suo insaziabile appetito terriero.  Una piccola curiosità: tra il 1274 e il 1290 acquisì proprietà per un valore superiore a £ 2500 all’anno. Una business woman moderna, certo sostenuta da suo marito che la voleva economicamente indipendente perché non si trovasse mai più nella spiacevole situazione in cui era capitata.

 Una donna straordinaria, al di fuori forse dagli stereotipi femminili dell’epoca. Non è certo l’angelo del focolare e non ha un istintivo senso materno, nonostante i 16 figli (ne sopravvissero pochi )  per la cui educazione e crescita si affida ad altri, in primis a sua suocera Eleonora di Provenza.

Eleonora è una regina anomala, istruita, colta più delle sue pari, seguirà suo marito Edoardo in ogni impresa, dalla crociata alle guerre del Galles, impavida senza paura alcuna neppure quando aspetta un figlio, niente la ferma o la scardina dai suoi propositi.

 “Anche lei doveva dimostrare di essere una guerriera, una principessa guerriera, e sostenere Edoardo in ogni modo possibile”

Partì con Edoardo per Acri alla volta dell’VIII crociata, pur aspettando un bambino, essendo una donna molto istruita e mecenate della letteratura anche in quella occasione diede prova della sua erudizione ordinando il “De Re Militari”e facendolo tradurre in inglese.  Si tratta di un’opera in lingua latina scritta da Publio Vegezio Renato tra la fine del IV e gli inizi del V secolo, un compendio di idee per riformare l’esercito romano.  Pare che Edoardo si sia ispirato a quel  trattato durante la guerra crociata e non solo.

Altra grande passione della Regina è la botanica, fece realizzare giardini stupendi di cui ancora si narra. Giardini dove si alternavano piante ornamentali a piante officinali, si potrebbe dire che il libro contiene un altro piccolo testo al suo interno, un trattato di botanica, erboristeria e di medicina naturale.

La lettura di questo romanzo è come la visione di un film, quelli in cui una voce narrante racconta la storia mentre una telecamera mostra il contenuto con inserti veri e inserti di fantasia, entra nelle dimore in cui Eleonora vive e la riprende nei suoi multiformi aspetti, di donna, di moglie, di nuora, di madre, di amante  ne coglie gli aspetti più intimi:  le piccole punzecchiature tra suocera e nuora, le tavole imbandite di ogni ben di dio, gli amoreggiamenti tra sposi, i giochi con i  bambini,  il tutto intrecciato ai fatti storici che fanno da sfondo alla vita di una donna, Regina in Inghilterra nel XIII secolo.  

Ne esce un quadro visivo e sensoriale di notevole impatto, sembra di starci dentro a quei giardini, di coglierne i profumi delle violacciocche come del rosmarino. Tutto è molto materico, i pranzi sontuosi,  le feste, le giostre, così come le intimità giocose  tra moglie e marito infarcite da curiose storie, come quella del riscatto che Edoardo, incatenato nudo nel suo letto,  deve pagare alle dame di Eleonora per poter raggiungere sua moglie dopo la fine della quaresima.   Terribili sono anche le descrizioni delle morti violente inferte agli infedeli da Edoardo. E non ultimo aleggia di continuo il dolore dei bimbi che muoiono con facilità nei primi anni di vita, o alla nascita o in adolescenza,  come era normale in quel tempo, ma la morte di un bambino non è mai normale per sua madre e suo padre ieri come oggi.

Le sensazioni che mi ha provocato questa lettura sono molteplici, è una lettura complessa all’inizio perché si rincorrono tanti nomi e spesso uguali. Eleonora è nuora di Eleonora di Provenza, tra i tanti figli e figlie  i cui nomi sono sempre gli stessi, avrà anche  una figlia che chiamerà Eleanora (per distinguerla da se stessa e dalla nonna) e poi ci sono i nomi dei tanti baroni inglesi, dei familiari di Spagna e Francia, tutti uguali,  identici e ricorrenti.  Ma superato l’empasse dei tanti nomi il libro mi ha presa, mi ha portato con sé tra villaggi inglesi del XIII secolo e incredibili castelli di rara bellezza.

Una curiosità: nel 1986 quattro castelli (castello di Beaumaris, castello di Caernarfon castello di Conwy, castello di Harlech) risalenti al regno di Edoardo I d’Inghilterra vennero dichiarati patrimonio dell’umanità quale esempio di architettura militare e di fortificazioni del tredicesimo secolo. Che voglia di andarli a vedere!

Il romanzo è uno spaccato di storia del XIII secolo inglese ma anche di vita quotidiana, di usi e costumi e soprattutto molto interessante dal punto di vista dell’erboristeria e dei medicamenti di quel tempo. E’ anche la storia di un amore intenso di nobili che raramente godono di tale privilegio, essendo i loro matrimoni pianificati a tavolino per esigenze politiche. Eleonora amò profondamente Edoardo e da lui fu ricambiata, dalle cronache si evince che non ci furono relazioni extraconiugali del Re né figli illegittimi, cosa non proprio usuale in quei tempi. Ma Eleonora di occupava anche della politica del regno, anche se Edoardo aveva il comando, lei ragionava sulle cose riservate agli uomini. In una conversazione con l’Arcivescovo di Canterbury che sta cercando uno mediazione con i Gallesi per porre fine a una dolorosissima guerra, Eleonora gli chiede come mai tanta tolleranza per i gallesi e non per gli ebrei.

Arcivescovo credete davvero che sia accettabile uccidere gli ebrei?.” “ hanno ucciso Cristo. Se non si convertono non meritano di vivere” “certo capisco” ma non capiva. In Castiglia le religioni convivevano in armonia e lei era felice di essere una tollerante regina cristiana”.


PRO
Ogni volta che leggo un romanzo storico per poi recensirlo penso a una lettura condivisa, non saprei dire quante cose da approfondire ci sarebbero state in questo testo, tra leggende, il ciclo di Re Artù, e le Croci di Eleonora, una croce per ogni sosta fatta nel trasportare la sua salma da Lincoln, dove morì, a Londra, pare siano state 12. I castelli, le guerre dei baroni, le guerre del Galles e quelle con  la Scozia.
La Guascogna terra francese, ultimo dominio degli inglesi in Francia reclamata dagli Spagnoli. Un’Europa in formazione nelle sue diverse peculiarità per non parlare di Acri, la Terra Santa, Baybars il sultano, la questione siciliana. E qui sta il suo merito, oltre a delineare con tratti decisi la Regina Eleonora di Castiglia, è un romanzo che stimola domande e voglia di conoscenza.

CONTRO
un leggero sbandamento iniziale per i tanti personaggi dai nomi uguali e qualche pagina, a mio giudizio, di troppo.. Ma è una mia fissazione che ritengo un pregio della scrittura la sottrazione più che l’addizione.

Link cartaceo: La rosa di Castiglia
Link cartaceo: La rosa di Castiglia

Trama
1266. Eleonora di Castiglia, giovane e adorata moglie di Edoardo, principe ereditario d’Inghilterra, è ancora una principessa quando, durante la brutale ribellione dei baroni capeggiata da Simone di Montfort, viene fatta prigioniera e la sua bambina muore. Lontana da Edoardo, distrutta dal dolore e segnata dalle privazioni, Eleonora giura vendetta contro coloro che hanno fatto del male alla sua famiglia. Ma a parte Olianna, un’erborista di fiducia che ha cercato di salvare sua figlia, e il marito, Eleonora non ha amici ed è sempre più isolata. Quando l’esercito reale sconfigge i ribelli, Edoardo ed Eleonora partono per unirsi al re di Francia Luigi IX nell’ottava crociata. Ma gli insuccessi militari della spedizione, un attentato subito da Edoardo e la morte di re Enrico III spingono la coppia a tornare in Inghilterra. E qui, dopo l’incoronazione, Eleonora scopre che la vera battaglia per l’Europa non è una questione di lance e spade, ma una lotta per il potere fomentata da sussurri e spie…

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