Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
“Cerco di vivere e creare in modo tale da imprimere sia alla mia vita sia alle mie opere il marchio dei tempi moderni.”
Ho voluto iniziare la recensione con questa frase di Tamara de Lempicka, citata negli ultimi passaggi del romanzo poiché da essa si evince tutta la sicurezza e il piglio deciso del carattere di questa donna, che difendeva con grande determinazione la sua arte.
L’atmosfera che si respira nelle sue opere è intrisa di erotismo e provocazione.
1938. L’Europa è prossima alla Seconda Guerra Mondiale. La pittrice Tamara de Lempicka sta per sbarcare negli Stati Uniti d’America. L’FBI, sospetta che possa essere una spia pagata dal Servizio Segreto russo.
L’appassionante biografia si congiunge in diversi luoghi e si sviluppa attorno alle interviste che Clare Bryce – personaggio di fantasia ispirato a Clare Boothe Luce – giornalista storica americana (1902-1987) che incontrò realmente la pittrice.
Il capo dell’FBI, J.Edgar Hoover incarica di un’inchiesta sotto copertura Clare Boothe Luce, alias Clare Bryce, con il compito di svolgere e riannodare il filo degli eventi: tra falsità e realtà, con capacità e classe, Valentina Casarotto, si inserisce, da esperta di storia dell’arte, nell’intreccio magico di una pittrice e delle sue donne.
Nei due anni che precedono l’inizio delle ostilità, Clare Bryce, attraversa l’Europa intervistando molti personaggi dell’entourage della baronessa Tamara de Lempicka, nel tentativo di smascherare i veri progetti della presunta spia.
L’infanzia felice alla corte degli zar, il matrimonio da favola, la fuga rocambolesca a Parigi, i difficili esordi nel mondo dell’arte, gli amori saffici, la tormentata storia con d’Annunzio, il secondo matrimonio, la vita di Tamara è un vortice di avvenimenti: un “pot-pourrì” tra mondanità e arte.
L’autrice si muove con naturalezza tra i due contesti: quello storico e quello biografico, rimettendo insieme le fila con intensa cura un vissuto intimo in cui è particolarmente complicato calarsi, soprattutto per il carattere inflessibile e freddo della protagonista.
Dopo averci raccontato della pittrice veneziana, Rosalba Carriera, con “Diva d’acciaio” Valentina Casarotto, persegue lo scopo di far venire alla luce e di portare l’arte femminile al grande pubblico.
Anche con “Diva d’Acciaio” c’è riuscita benissimo.
Una scrittura ponderata, con l’aiuto di una ricerca continua e profonda è riuscita a “disegnare” un’artista, Tamara de Lempicka, dal temperamento spigoloso, ma ricco di aspetti e sfumature: sorprendendo il lettore con la sua modernità, ricercata non soltanto nelle sue opere, ma anche in quell’algida bellezza che “riversa” in tutte le donne e uomini che ritrae: quella bellezza che attrae e respinge.
“Era una cena con uomini d’affari interessati al transito oltre la frontiera dei loro capitali e dei mezzi della filiale russa della loro società. Di norma l’accesso all’ambasciata era su appuntamento, fissato con adeguato preavviso,e durante quel periodo si erano ristretti i protocolli di sicurezza. Tuttavia, quando la vidi entrare nella sala, compresi che il servizio d’ordine del consolato era capitolato al cospetto della protervia di Madame. L’orgoglio aristocratico che connota tutti i nobili decaduti è un’arma potente.”
Con “Diva d’acciaio”, edito da Gaspari Editore, attraverso l’immaginifico escamotage di una immaginaria indagine giornalistica, l’autrice ci presenta un’attenta raffigurazione, uno spaccato del ventennio che divide le due grandi guerre del Novecento, esplorando l’impeto dello spumeggiante mondo artistico e letterario di quegli anni coinvolgendo anche il “Vate” Gabriele d’Annunzio facendone una narrazione affascinante, che documenta i lati deboli e l’innegabile genio di una figura di spicco della pittura del secolo scorso. Rivelando il carattere determinato della grande artista da cui si evince il respiro e l’atmosfera incredibilmente fatalista dell’epoca: dalla Russia zarista poi rivoluzionaria, dalla quale Tamara fugge, dall’Italia alla Svizzera e infine a Parigi dove migliora il suo personale stile impregnato dalla formazione dell’Art Déco degli anni Venti e Trenta.
“Usava il suo accento russo come un blasone, e attirava l’attenzione con il suo stravagante discorrere in più lingue nella stessa frase. La classe non le difettava. Voleva coniugare il successo delle vendite con il consenso della critica. Quest’ansia di affermazione la pervadeva come un alone di elettricità.”
Nonostante l’instabilità dei tempi che mette in discussione tutto e tutti, Tamara de Lempicka dà prova, con le sue predilezioni, di presentarsi come un artista con la capacità di guardare i vari eventi che vive con spirito sempre nuovo: di sentirsi inattaccabile; respinge, come i veri miti, il processo del tempo e la provvisorietà della vita.
Una donna ribelle, stravagante, ritenuta una figura eclatante, controcorrente, nell’ambiente parigino dell’Art Decò. Utilizzando la tecnica dell’intervista, l’autrice, ha dato vita a qualcosa di innovativo e unico, molto efficace nella narrativa: è riuscita a esporre la storia di questa pittrice, attraverso un’indagine serrata con un ritmo da romanzo giallo in cui l’analisi dei fatti viene ricostruita proprio dalle interviste immaginate e immaginarie tra il 1938 e il 1939.
“Console, non commettete l’errore di considerarmi una sprovveduta. So che sarà costoso. Quello che voi non sapete è che io ottengo quello che voglio ad ogni costo.”
La giornalista Clare Bryce si muove in diversi ambiti come Washington, Londra, Roma, Milano, Parigi, incrociando numerosi personaggi considerati colti e autorevoli tra i quali Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D’Annunzio, con quest’ultimo la pittrice trascorre momenti intimi, ma si rivelerà un rapporto molto sofferto. In questi passaggi dedicati al poeta, sono suggestive le qualità dal tono marcatamente teatrale, com’era nello stile di D’Annunzio.
Valentina Casarotto tratteggia la personalità di ognuno come se fossero attori che recitano in un teatro.
“Quando qualcuno aveva chiesto a Tamara come avesse iniziato a dipingere per professione, lo sguardo della polacca si era velato di ricordi poco felici. Aveva sentenziato che c’era stato un tempo spensierato, un’era mitica che nella sua memoria si collocava nel tempo del prima.”
Una personalità camaleontica: interpreta come pochi la sua epoca. “Nutrendosi” dai grandi maestri del Cinquecento italiano per spingersi fino ai suoi contemporanei, innovatori dei primi anni del XX secolo.
Un racconto avvincente e perfettamente documentato, che scopre le debolezze e riconosce l’indiscusso genio di una interprete della pittura del secolo scorso.
Con la bellezza eccentrica e distaccata dei suoi quadri, incanta il bel mondo tra Europa e America, che resta ammaliato dalla sua bellezza e dal suo carattere brillante.
Quando la pittrice più affascinante del ‘900 incontra la penna di un’appassionata storica dell’arte nasce, immancabilmente, un connubio straordinario.
PRO
In questo romanzo c’è un’incredibile lavoro di ricerca e di investigazione. L’autrice ci regala un interessante viaggio mentre l’Europa attraversa un’epoca cruciale.
Con affondi spinosi e dolorosi, nella raffigurazione dell’instabilità politica del biennio1938-1940 che porteranno alle tragiche decisioni prese in seguito.
CONTRO
Una narrazione che riesce a offrire una ricostruzione credibile e intrigante, di una donna dura e decisa, che trasforma questa durezza in freddezza a cui il lettore si avvicina, ma senza legarsi troppo.
Link cartaceo: Diva d’acciaio
Link ebook: Diva d’acciaio
Trama
Indagine su Tamara de Lempicke, un romanzo sulla pittrice più glamour del ‘900.
1938, l’Europa è sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale. La pittrice Tamara de Lempicka sta per sbarcare negli Stati Uniti d’America. Il capo dell’FBI, temendo possa essere una spia al soldo del Servizio segreto russo, affida l’indagine sotto copertura a Clare Bryce, una brillante giornalista nwyorkese.