Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
Non aveva ancora diciotto anni quando diventò padre di Bice, una bellissima bambina che chiamò Bia.
Quando un destino tragico portò Bia alla morte, a soli cinque anni, fu devastato dal dolore. Un dolore che si attenuò soltanto quando sua moglie Eleonora diede alla luce Isabella. L’amerà di un amore così profondo ed esclusivo, che lo porterà ad alimentare gelosie e rancori da parte degli altri figli, soprattutto i maschi. Lui era Cosimo de’ Medici Granduca di Firenze.
Ne “La figlia più amata”, Carla Maria Russo ci fa conoscere un Cosimo ragazzo che diventerà un uomo con una qualità peculiare: predisposizione verso le figlie femmine. Forse perché tirato su da donne. Forse perché non c’era mai stata una presenza maschile nella sua vita. L’assenza del padre lo segnò profondamente. Non si interessò mai dei figli maschi, ed è un fatto eccezionale per l’epoca, visto che solo un figlio maschio avrebbe potuto essere il suo successore.
In questo romanzo, l’autrice, avverte che alcuni dei fatti narrati sono di fantasia. Non è un saggio, ma il lettore scopre un’opera molto documentata e comprovata in cui gli avvenimenti storici si incontrano e si incrociano perfettamente con quelli della finzione, diventa un affresco di colori luminosi, si anima, ci fa entrare nei grandi palazzi, dai quali sono iniziate le tematiche portanti e privilegiate: l’amore per la libertà, la riscoperta della natura, lo studio dei libri degli antichi scrittori, la creatività, l’arte e, con l’arte, la nascita del mecenatismo, attraverso cui vedranno la luce migliaia di capolavori che ancora oggi fanno parte del nostro patrimonio culturale.
L’autrice fa del Rinascimento una descrizione stupenda, ma anche crudele, degli ambienti sociali e morali, della moda, dei costumi e della vita quotidiana di quell’epoca.
Siamo nel pieno fulgore dei monumenti, della ricchezza, della potenza di una famiglia che coniugò alla bellezza la cultura e la conoscenza, per ampliare i confini storico-geografici.
Il duca era amareggiato dai figli maschi. Dal primogenito Francesco, subdolo e cattivo a Pietro, un pazzoide irresponsabile, solo Giovanni aveva un carattere gentile e nobile. Cosimo non aveva occhi che per Isabella e quando arrivò il momento di trovarle marito scelse Paolo Giordano Orsini, cinico e opportunista, privo di possibilità economiche e oberato dai debiti. Lo scelse proprio per questo, per poterlo manipolare e fargli accettare che Isabella restasse a Firenze nella casa del padre anche dopo il matrimonio.
Mi vide sfidare al galoppo i miei fratelli, cacciare, pescare con le mani. Comportamenti che avrebbero inorridito e scoraggiato qualsiasi pretendente […] Non volevo fidanzarmi. […] non si scandalizzò, non mi criticò, al contrario, assecondò proprio questo lato selvaggio del mio carattere quasi a dimostrarmi che con lui non avevo bisogno di essere diversa da quella che ero. Mi diede persino la sensazione che gli piacessi proprio perché ero diversa… forse era sincero.
Ma il troppo amore fece fare a Cosimo scelte sbagliate nei confronti delle figlie. Matrimoni combinati (era la prassi di quei tempi, si dirà) che portarono loro soltanto infelicità.
Tanti furono gli avvenimenti tragici che segnarono la vita delle sorelle de’ Medici.
Carla Maria Russo, ha una grande capacità: quella di far rivivere figure storiche delle epoche più diverse. Costruisce con tanti particolari e aneddoti la loro storia, raccontando le congiure di corte, le spie, i sotterfugi, i colpi di scena, la drammatica condizione in cui vivevano le donne. Un romanzo deve avere una contemporaneità qualunque epoca esso rappresenti: nella narrazione è evidente un’attenta ricerca delle fonti. Nelle pieghe più profonde della storia la scrittrice trova il suo fondamento facendo una profonda analisi dei personaggi in cui, ogni lettore, può ritrovare un lato del proprio carattere. Era una Firenze in un equilibrio instabile ma, nonostante tutto, riuscì a dare grandezza al Rinascimento; grandi cambiamenti mutarono una società da teocratica a laica, valorizzando la vita dell’uomo e la sua individualità.
L’Italia combatteva contro una fragilità politica importante: sul suo suolo si contrapposero i francesi e gli Asburgo. Cosimo I si destreggiava in questa situazione rivelandosi un personaggio in grande evoluzione: non smentì le sue origini; era figlio di un capitano di ventura, Giovanni dalle Bande Nere e nipote della grande Caterina Sforza, i quali furono, il punto cardine della sua vita.
Tuttavia la famiglia de’ Medici era una famiglia molto inquieta: il risentimento dei figli a causa dell’amore diseguale del padre, creava continui contrasti e rivalità tra fratelli e sorelle, in particolare tra Isabella e Francesco, il primogenito.
Al mondo esterno la nostra appariva come una famiglia rumorosa, confusionaria , ma allegra e in armonia, nella quale – circostanza molto inusuale, anzi inconveniente, al nostro livello sociale – sia la madre sia il padre si interessavano alla vita dei figli e trascorrevano del tempo con loro – condividendo i pasti – un piacere irrinunciabile per mio padre – e a volte persino i giochi. In realtà, noi figli non eravamo affatto un gruppo unito e solidale come poteva sembrare, anzi al contrario, era diviso e attraversato da gelosie e rancori.
La scrittrice Carla Maria Russo dà molta importanza alla famiglia poiché la considera un luogo di aiuto, ma ricordando a chi enfatizza troppo questo tema che può essere anche un covo di tensioni forti.
Lucrezia era oppressa da un grave complesso di inferiorità, si sentiva invisibile, si sentiva non considerata. Una nullità.
Lucrezia aveva scrollato le spalle. Per una volta, la sua scarsa avvenenza le tornava molto comoda. «Figurarsi se il duca d’Este mi accetta… non lo dici sempre anche tu che sono brutta?»
«Certo che lo sei. Brutta, mezza cieca e con i polmoni marci. Ma i matrimoni dei nobili si decidono in base alla convenzione politica.»
Maria era la sognatrice, si perdeva nei propri sogni. Il suo desiderio era diventare duchessa di Ferrara, lo desiderava intensamente per il suo futuro.
Isabella era una donna libera: appassionata, colta, intelligente, ma penalizzata, paradossalmente, dall’eccessivo amore del padre.
L’autrice ci racconta di queste donne, che venivano date in matrimonio fin da bambine, come fossero merce di scambio, che trovarono l’amore fuori dal matrimonio con tutti i problemi che ne derivarono. L’alternanza della narrazione, con messaggi segreti e nomi nascosti da soprannomi, caricano la lettura di suspense: il lettore percepisce quasi sulla sua pelle i pericoli e gli intrighi di corte, mentre il diario di Isabella è una sorta di epistolario, attraverso il quale svela i veri sentimenti che contrastano con la finzione.
L’epistolario segreto di Isabella ci racconta anche un’epoca in cui non c’erano telefoni e computer, ma messaggi compilati a mano, che arrivavano al destinatario dopo giorni e giorni.
C’è in primo piano più della Storia, la Famiglia: delinea magistralmente la modernità di questi personaggi attraverso un unico filo conduttore che, pur a distanza di secoli, lega le vicende di queste quattro sorelle, che non ebbero la possibilità di decidere, liberamente, il proprio destino. Un ritratto singolare del Cinquecento e di malinconiche, ma mai dome, figure femminili.
PRO
La possibilità di entrare nell’intimo di un personaggio storico aiuta molto a capire anche l’epoca in cui esso è vissuto. Una famiglia, quella de’ Medici, tanto amata quanto odiata, rispecchia esattamente un periodo come quello del ‘500, con molti passaggi nel testo, commoventi e sconvolgenti. I personaggi sono amplificati magistralmente nella moderna contemporaneità.
CONTRO
Più che un “contro” è un dubbio e allo stesso tempo una domanda sui matrimoni combinati per ragioni dinastiche e politiche; erano davvero questi gli unici motivi o era “anche” un modo per ottenere dalle donne un’accettazione supina e silenziosa, donne soggiogate sulle quali ogni ingiustizia era ammessa!?
Link cartaceo: La figlia più amata
Link ebook: La figlia più amata
Trama
Cosimo I de’ Medici, duca di Firenze, figlio di Giovanni dalle Bande Nere e nipote della grande Caterina Sforza, contrariamente al comune sentire rivela una netta e spiccata predilezione per le figlie femmine. Non ha ancora diciotto anni, quando diventa padre di una bambina, Bia, che lui adora e cresce come se non fosse nata fuori dal matrimonio. Nella ricerca di una sposa, l’originale duca pretende che vengano tenute in considerazione anche le ragioni del cuore, non solo quelle della politica e riesce così a sposare la bellissima Eleonora da Toledo. Eppure, mentre fortuna e amore sembrano colmare di gioie e benedizioni la famiglia di Cosimo, un destino tragico e doloroso è in agguato. Inattesa e brutale, giunge la morte di Bia, che procura al duca un dolore così devastante da mettere a rischio la sua vita. Riesce a ritrovare una ragione per andare avanti solo perché Eleonora annuncia di essere di nuovo incinta e il duca si persuade che sarà una bambina, una bellissima bambina. Nascerà infatti una femmina, Isabella, che il duca amerà di un amore così profondo ed esclusivo da condurlo a commettere ingiustizie e alimentare gelosie e rancori . Un fato avverso colpirà una dopo l’altra tutte le donne di casa Medici, trascinando verso una fine ancora più drammatica proprio quelle che il duca ha amato di più, vittime delle vendette che lui stesso ha contribuito a suscitare. Carla Maria Russo, con la sua immensa capacità di far rivivere personaggi delle epoche più disparate – nella grandezza come nella brutalità, nell’eccezionalità come nella miseria – ci regala un affresco impareggiabile del Cinquecento e di struggenti figure femminili.