Recensione a cura di Roberto Orsi
Il 30 aprile del 1945 Adolf Hitler si tolse la vita nel Führerbunker di Berlino insieme alla moglie Eva Braun. Per tutto il mondo quella fu la fine del regime totalitario tedesco: il successivo ingresso delle forze alleate e sovietiche nella capitale tedesca pose fine alla Seconda Guerra Mondiale, conflitto segnato ormai da tempo dalla resa dei nazisti. Questa la versione ufficiale che l’opinione pubblica accetta come verità inconfutabile. Il Führer è morto e con sé ha portato nella tomba l’orrore di un periodo di guerra e soprusi.
“I suoi generali avevano compreso perfettamente che il loro capo stava vivendo momenti di straordinaria follia in un’atmosfera di totale distacco dalla realtà in cui ordinava il movimento di truppe che esistevano solo nella sua mente. Nessuno gli dava più ascolto, né eseguiva i suoi ordini”
All’indomani della fine del conflitto, sullo scenario internazionale si apre un sipario che rivela una situazione quantomai incerta e instabile. Il mondo è diviso in due blocchi: la Guerra Fredda traccia una linea immaginaria proprio sulla città di Berlino. Gli Stati Uniti d’America da una parte, alleati dei paesi europei occidentali, e il blocco Sovietico dall’altra. La ricostruzione dell’intero continente, devastato da una guerra desolante e crudele, è un’occasione ghiotta anche a livello economico. Poterne dirigere la rinascita diventa un fattore determinante per l’egemonia delle due grandi potenze.
Ma se la fine di Hitler non fosse stata davvero questa? Se il Führer fosse riuscito in qualche modo a sfuggire a morte certa, coadiuvato dai suoi più fedeli generali e alleati di governo, per ricostruire altrove il sogno del Reich? Le tesi su questa possibilità nel corso degli anni si sono sprecate. Diversi storici hanno portato alla luce prove secondo cui la morte di Hitler non fosse poi così certa.
Dalle teorie complottistiche, ai fanatici neonazisti, fino ad alcuni studi più razionali e concreti, da più parti si sono alzate voci sempre più insistenti di una possibile salvezza del cancelliere tedesco e della sua compagna. Dove possono essere sfuggiti? E con loro quanti gerarchi nazisti hanno avviato una seconda vita, con una nuova identità ma gli stessi obiettivi ambiziosi?
“Se il nazionalsocialismo appare temporaneamente sconfitto, esso ha gettato un seme che un giorno porterà alla rinascita di una nazione fortemente unita”.
Giovanna Pasin parte da queste teorie e imbastisce una trama tra realtà e fantasia, incuneandosi in quelle pieghe della storia che lasciano spazio alla capacità affabulatoria del bravo scrittore.
Che legame c’è tra il presunto suicidio di Hitler e l’omicidio Kennedy avvenuto il 22 novembre del 1963 negli Stati Uniti? E perché nel 2018 viene ritrovato nelle acque territoriali argentine un sommergibile americano dato per disperso ormai da sei anni? Il comandante del sommergibile rispondeva al nome di Patrick Charles Fitzgerald, il marito di Arabella Geraldi, storica italiana già protagonista del precedente romanzo dell’autrice.
Il presidente degli stati uniti vuole vedere chiaro in tutta questa storia e arruola il maggiore Randy Philips nella ricerca della verità. Arabella viene chiamata negli Stati Uniti per affiancare il maggiore Philips nelle indagini che li porteranno a viaggiare in lungo e in largo tra Nordamerica, Sudamerica ed Europa.
“Perché l’equipaggio si era dato tanto da fare per distruggere tutto ciò che riguardava la sua missione ma anche la sua stessa esistenza? E che cos’aveva a che fare quel lasciapassare con timbro argentino concesso a un cittadino tedesco nel secondo dopoguerra?”
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale non tutti erano convinti della versione ufficiale consegnata all’opinione pubblica. L’Operazione nido dell’aquila venne avviata per scoprire la verità su quanto avvenne quella notte del 30 aprile 1945. Un gioco di spionaggio e controspionaggio in cui le grandi forze politiche del tempo si sfidavano a “braccio di ferro” su un terreno impervio e pericoloso come quello delle relazioni internazionali e di egemonia economica.
In questa sfida mondiale si inserisce il paese dell’Argentina, territorio che diede rifugio a molti esuli nazisti, sfuggiti ai tribunali di guerra al termine della Seconda guerra mondiale.
Qui si inserisce la fantasia di Giovanna Pasin che ordisce una trama d’azione a forte impatto adrenalinico. Come ha già mostrato nel primo capitolo di questa serie “La spada dell’imperatore” (di cui potete leggere la recensione qui), l’autrice propone un nuovo romanzo che ricorda il genere promosso dagli autori americani come Steve Berry o James Rollins. Non mancano scene degne dei migliori action movies, con sparatorie, fughe, inseguimenti e agguati.
L’alternarsi del periodo temporale moderno e quello della storia più recente del XX secolo, permette all’autrice di riannodare il filo della vicenda in contemporanea con i due protagonisti, Randy e Arabella, ricostruendo un impianto storico plausibile.
I personaggi coinvolti nelle vicende sono tanti e spesso con identità nemmeno definite. Lo spionaggio internazionale li costringe ad un gioco di maschere e sotterfugi, di mezze parole e verità non dette per preservare la propria incolumità e quella di chi sta intorno. Particolarmente riuscito il personaggio della determinata Arabella, già incontrato nel primo romanzo, che non vacilla anche davanti a delle rivelazioni sorprendenti sulla sua vita e il suo passato.
Non ci sono momenti di stanca all’interno di questo romanzo in cui si prediligono le azioni e i dialoghi, rispetto alle lunghe descrizioni. Alcuni intermezzi storici spezzano il ritmo della vicenda ma sono fondamentali per inquadrare il contesto nel suo complesso.
L’autrice è molto abile nel trovare e nell’inventare connessioni quantomeno realistiche pur mantenendosi nel campo della fantasia romanzesca, che si traduce in un prodotto godibile e di buon intrattenimento.
“Se nemmeno il presidente degli Stati Uniti era al corrente di un’operazione top secret, e se i vertici dei servizi segreti più potenti al mondo non avevano avuto accesso che a una manciata di insignificanti informazioni, chi manovrava davvero i fili dello spionaggio internazionale?”
pro
La freschezza della scrittura, la capacità di mantenere costante l’attenzione del lettore senza mai calare di intensità
contro
Un romanzo che si basa su teorie di “storia alternativa” che potrebbero far storcere il naso ai lettori “puristi storici” nel senso più diretto del termine. Si tratta di un romanzo e come tale va affrontato.
Trama
30 aprile 1945: Adolf Hitler ed Eva Braun si tolgono la vita nel Führerbunker di Berlino per non soccombere all’esercito russo, ponendo così fine all’era nazista.
22 novembre 1963: Il 35° presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, viene assassinato a Dallas lasciando il Paese nello sgomento.
2018: un sottomarino nucleare degli Stati Uniti viene rinvenuto in acque territoriali argentine sei anni dopo la sua misteriosa sparizione. Al comando della missione c’era il marito di Arabella, ricercatrice e storica italiana. Perché il sottomarino si trovava lì e cosa è accaduto al suo equipaggio?
Arabella parte immediatamente per gli Stati Uniti per cercare di far luce sulla vicenda.
Nel frattempo la Presidente dell’Argentina spinge il Paese verso una deriva nazionalista e autoritaria che mira a isolare e distruggere gli Stati Uniti.