DAL CARNEVALE ALLA QUARESIMA
Il carnevale è una festa antichissima che risale all’antica Roma, più precisamente alle festività chiamate Saturnali; durante queste feste tutti si liberavano di obblighi e impegni dedicandosi allo scherzo e al gioco, ciò permetteva attraverso le maschere indossate, di rendere minime le differenze tra ricchi e poveri in quelle ore di allegria.
Con l’imperatore Costantino e il cristianesimo divenuto religione ufficiale, il Carnevale fu bandito come festività essendo considerata di natura pagana. Nel corso degli anni, però, la Chiesa cattolica fece un patto in cui dichiarava che potevano partecipare al Carnevale solo coloro che avrebbero digiunato nei quaranta giorni antecedenti alla Pasqua.
Con il passare degli anni il carnevale iniziò a perdere ogni legame con la religiosità, diventando a tutti gli effetti una festa popolare in cui si poteva essere per una sola settimana ciò che più si desiderava.
la quaresima
Conclusi i festeggiamenti del Carnevale inizia la Quaresima, un periodo di digiuno e penitenza in attesa della Pasqua. Quest’anno ha avuto inizio il 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, e si concluderà il 28 marzo, in occasione del Giovedì Santo. È una ricorrenza osservata dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese che celebrano l’anno liturgico e ha una durata di 40 giorni.
le usanze della quaresima
Le usanze di questo periodo sono molte e antiche anche se si stanno perdendo nel tempo, una delle più curiose delle più antiche è il rito della grattugia.
Dopo il Mercoledì delle Ceneri si dovrebbe bruciare la grattugia per eliminare ogni residuo di formaggio, vietato in quanto derivato animale, così da poterla utilizzare «purificata» per il pane raffermo, utilizzato per condire la pasta insieme alle acciughe salate.
Ci sono poi le piante vergini, in un vaso vengono inserite alcune sementi di grano, orzo e altri cereali coperte da un sottile strato di terra. Il tutto viene poi posizionato in un angolo buio della casa e annaffiato per i 40 giorni di Quaresima. A causa della mancata esposizione solare, il risultato sono delle piante giallastre che vengono esposte in chiesa il Giovedì Santo.
la vecchia della quaresima
Una figura, più di altre in realtà, è strettamente legata alla quaresima. Si tratta de “la Vecchia“ che rappresenta l’inverno, il digiuno, l’anno vecchio da scacciare.
In alcuni Comuni del Sud Italia usa esporre in piazza nel periodo della Quaresima una vecchina di pezza, vestita di stracci neri, che simboleggia la moglie del defunto Carnevale. Alla sua estremità penzola una patata con sette penne conficcate, rimosse una ad una ogni domenica di Quaresima per scandire il tempo che manca alla Pasqua. Il suo destino è essere bruciata in occasione del Sabato Santo.
Il Fantoccio della Quaresima, o Vecchia della Quaresima o Vedova del Carnevale, è una bambola di pezza e stracci neri che veniva appesa dai balconi delle abitazioni, a partire dal Mercoledì delle Ceneri. Essa segnava l’inizio della Quaresima, e la morte del Carnevale con tutti i suoi eccessi goderecci. Molto probabilmente la tradizione trae origine da alcuni riti dell’antichità, come l’usanza romana di appendere agli alberi delle sculture antropomorfe, le cosiddette Oscilla, ricordate da Virgilio nelle Georgiche, secondo il quale, in ricorrenza delle feste in onore di Libero o di Bacco, i pagani appendevano agli alberi figurine di cera, le quali, dondolando al vento, propiziavano il dio a concedere prosperità alle vigne.
La figura della Vecchia che nella mano destra reggeva un filo di lana con un fuso, alcuni la collegano alla Moira, una delle tre Parche predisposta a filare il destino degli uomini, mentre nella mano sinistra sorreggeva un’ arancia amara costellata da sette piume.
Infatti, al costume dell’anziana vedova del Carnevale venivano aggiunte sette piume a simboleggiare le sette settimane di Quaresima. Alla fine di ogni settimana, al fantoccio si staccava una delle piume, fino a quando non ne veniva completamente svestito. Poi, infine, il Sabato Santo, la vecchia veniva bruciata in un rogo, per decretare solennemente la fine del periodo di Quaresima e di penitenza. Questa usanza era molto diffusa a Napoli fino agli anni ’60, soprattutto nel Centro Storico, per esempio in quartieri come la Sanità.
Un altro rito che segna il passaggio tra il Carnevale e la Quaresima è il cosiddetto Carnevale a cavallo della Vecchia, le sue tracce storiche risalgono e si concentrano tra il 1500 e la seconda metà del 1700, una festa fortemente legata alle classe aristocratica Una sorta di allegra processione dove un abile figurante riusciva ad indossare una doppia maschera. Il figurante vestito da Pulcinella era per metà vestito con il suo camicione bianco, dove sovrapponeva in contrasto, la gonna lunga nera della vecchia; all’altezza dello stomaco dell’attore, veniva posizionata il fantoccio fatto di paglia che modellavano sia il volto rugoso che il mezzo busto della vecchia, dotata di braccia sdentata e denutrita che simboleggiava la Quaresima. A queste venivano collocate le finte gambe di Pulcinella a cavallo della Vecchia, il ché nell’insieme, dava l’impressione che davvero l’anziana reggesse il corpo giovane di Pulcinella.
La cerimonia era accompagnata da alcuni musici che suonavano una tarantella o altre musiche popolari. Pulcinella a cavallo della Vecchia danzava in maniera goffa e lenta, come a simboleggiare la difficoltà della Quaresima, ossia della penitenza e della rinuncia, a scrollarsi di dosso il pesante e lussurioso carnevale. A questo ritmo cadenzato, il gruppo cerimoniale si fermava davanti ai bassi e ai fondaci della città partenopea dove erano accolti dal popolo con allegria e convivialità e soprattutto con caraffe di vino e con i cosiddetti salatielli, lupini imbevuti con acqua e sale.
Durante questa sorta di processione sovente il Pulcinella agitava delle nacchere e recitava motti osceni costringendo la vecchia a simulare atti erotici, gestualità che provocavano le risate dei passanti invogliandoli in qualche modo ad essere più prodighi nei confronti della “Vecchia”.
il funerale del carnevale
Questa antica messinscena, che si svolgeva già durante i giovedì del Carnevale per proseguire durante la Quaresima si può associare ad un’altra cerimonia ancora in voga in alcuni comuni campani: il cosiddetto funerale del Carnevale.
Un vero e proprio corteo funebre dove un fantoccio, rappresentante il Carnevale, era trasportato per le vie della città in una bara decorata da fiori e ghirlande per poi essere infine bruciato in un falò espiatorio. Prima dell’atto purificatore veniva letta una sorta di condanna pubblica al piacere ed al vizio, che segnava solennemente l’ingresso del periodo di Quaresima, da molti napoletani descritta come “più nera e più brutta della Morte”.
A Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, la Caremma assume il nome di Quarantana ed il giorno di Pasqua, dopo il passaggio della processione di Cristo risorto, il fantoccio viene inghiottito dalle fiamme.
In alcune comunità romagnole e in Umbria è nota una rappresentazione teatrale eseguita da gruppi Folk dove un oggetto, normalmente un tronco, un fantoccio o una figura viene ornato come se fosse una vecchia ed esposto al pubblico assieme ad altri personaggi tra urla e balli per poi essere tagliato da due attori armati di sega. Quando tutto sembra finito arriva l’elemento della rinascita, simboleggiato dal risveglio della ‘vecchia’ o dalla fuoriuscita dal suo addome di dolci e frutta secca, con conseguente battaglia per accaparrarseli.
In Valdichiana, la Vecchia è una tradizione antica dove il fantoccio vestito da Vecchia veniva portato in trionfo e in processione per le vie cittadine, accompagnato da folle chiassose. I giovani si spostavano di podere in podere e portavano il fantoccio nelle aie per mettere in scena il “Sega la Vecchia”, ricevendo in regalo uova, vino e altri prodotti agricoli.
Perdersi tra le usanze e il folclore delle nostre regioni è sempre fantastico, sicuramente ognuno di noi leggendo queste poche righe ricorda con piacere feste e riti a cui ha partecipato.