Recensione a cura di Anna Cancellieri
Cristina di Svezia, regina senza regno. Ma che regina!
L’autrice non si limita a seguirne i passi da quando, bimba di soli cinque anni, rimase orfana ed ereditò la Corona, ma anticipa la narrazione alle imprese che resero celebre il padre Gustavo II Adolfo, audace combattente, abilissimo stratega e condottiero invincibile, tanto da guadagnarsi il titolo di Leone del Nord.
In realtà quello che rendeva speciale il re di Svezia non erano solo le qualità militari.
“Tra le tante virtù, tutte prettamente maschili, trasmise infatti a Cristina proprio e soprattutto l’amore per la cultura e lo studio, di cui molto si giovò nell’attività di governo, scegliendo con grande discernimento i suoi collaboratori tra i migliori e più preparati.”
Per un padre così straordinario, che sentiva affine per interessi e temperamento, Cristina provava una vera e propria adorazione. Lui d’altra parte, quasi presago di una prematura dipartita in battaglia, aveva già pianificato per la figlia amatissima un’educazione degna di un giovane principe ereditario e inoltre l’aveva fatta riconoscere dall’Assemblea degli Stati Generali sua erede e futura regina di Svezia.
Benché devastata dal dolore e costretta dalla madre a un interminabile periodo di lutto e segregazione, Cristina rivela da subito un’indole forte e atipica, una marcata insofferenza per le regole e un dichiarato rifiuto per i ruoli di genere.
La sua personalità multiforme comincia a sbocciare verso i dieci anni, quando viene finalmente presa sotto le ali del Gran Cancelliere Axel Oxenstierna, incaricato dal re e dalla Dieta svedese di occuparsi dell’educazione dell’erede al trono di Svezia.
Cristina si butta con passione nel programma di studio attentamente pianificato. Il suo amore per la conoscenza, in tutti i campi, è e rimarrà insaziabile.
“Cristina apprese le arti della politica e della diplomazia, fondamentali per un principe. Le vaste letture e la conoscenza delle lingue la misero in grado di raggiungere una maturità intellettuale giudicata da tutti fuori dal comune, rispetto alla sua età. Lo testimonia l’ammirazione del Gran Cancelliere Oxenstierna, il quale, trovandosi spesso a discutere con lei, si meravigliava che una fanciulla fosse tanto colta e sapiente da poter parlare di qualunque argomento, da pari a pari, non solo con lui, ma con ministri, ambasciatori e studiosi di ogni provenienza.”
Una volta incoronata regina, Cristina si dedicò ad arricchire la sua corte di scienziati, artisti, musicisti, filosofi, poeti, alchimisti, fra cui spicca anche la figura di Cartesio. Un vero e proprio cenacolo culturale famoso in tutta l’Europa, tanto che Stoccolma venne chiamata l’”Atene del Nord”.
In campo politico, in aperto disaccordo con i consigli di Oxestierna e i desideri del padre, che aveva fatto della belligeranza il suo stile di vita, Cristina scelse comunque e sempre la via della pace, attraverso trattati che rendevano possibile e anzi di reciproco vantaggio la convivenza pacifica con le nazioni limitrofe. I suoi dieci anni di regno sono ricordati come una parentesi felice e prospera fra interminabili periodi di conflitti che non facevano che impoverire il paese.
Ma la vita da regina comportava responsabilità ogni anno più intollerabili, prima fra tutte la necessità di sposarsi, sollecitata dai consiglieri, dal clero e dal popolo.
Per la giovane Cristina, paladina del libero pensiero e dell’autonomia decisionale, l’idea di assoggettarsi a un uomo, come imponevano le regole del tempo in campo matrimoniale, era qualcosa di impensabile. La sua indipendenza le consentiva un’esistenza in bilico fra “ragazzo” e “fanciulla” (non volle mai essere chiamata “donna”), lasciandole la libertà di abbigliarsi in modo pratico e stravagante, di rapportarsi su un piano di parità con i più illustri studiosi e artisti, nonché di affezionarsi a uomini e donne indifferentemente.
Così ce la descrive Mademoiselle de Montpensier:
“È di carnagione bianca, ha gli occhi blu, a momenti dolci, a momenti duri; la bocca abbastanza piacevole anche se grande, bei denti, il naso grande e aquilino, molto piccola, il suo corpetto nasconde la corporatura difettosa. Infine, per concludere, mi sembrò un grazioso ragazzino”
Fu solo questo il motivo che la indusse ad abdicare? Certamente no. Sempre più affascinata dalla religione cattolica, in cui percepiva una maggiore libertà nel coltivare le sue passioni e il suo stile di pensiero, si rese ben presto conto che un paese così strettamente luterano come la Svezia non avrebbe mai concesso alla sua regina di abiurare.
Una regina che rinunciava al trono per abbracciare la fede cattolica non poteva che essere per la Chiesa romana una favolosa occasione di prestigio. Cristina fu accolta da tutta la nobiltà romana e soprattutto dal papa Alessandro VII con festeggiamenti di incomparabile magnificenza. Pur non avendo più un regno, volle conservare il titolo di regina e una piccola corte personale, e ben presto la si chiamò “regina di Roma”, seconda solo al Papa.
Godere dei privilegi di un monarca senza sopportarne le responsabilità poteva davvero essere la condizione ideale, per un temperamento così esplosivo. Purtroppo, benché la questione dell’appannaggio reale fosse stata attentamente pianificata, le difficoltà economiche cominciarono a farsi sentire…
PRO
La ricchezza della documentazione. L’empatia con il personaggio che rende l’opera molto più di un semplice elenco di avvenimenti.
CONTRO
Una certa ridondanza nella descrizione dei festeggiamenti romani subito dopo la conversione. Qualche ripetizione di concetti ed eventi.
Trama
Una donna indipendente e anticonformista, una figura controversa e affascinante. Fin dal momento della sua nascita, Cristina di Svezia è destinata a due cose: a essere grande e a essere diversa. Figlia amatissima dell’impetuoso e colto re Gustavo II Adolfo della dinastia dei Vasa, viene educata come un principe, in aperta controtendenza rispetto ai radicati pregiudizi del tempo. Controversa e irriverente, scandalosa e geniale, Cristina scelse di disobbedire alle leggi di un mondo ancora troppo antico per accettare una personalità multiforme come la sua. Regina bambina a soli sei anni, assetata di libri e di cultura, trasformò Stoccolma nell’Atene del Nord. Trattò alla pari intellettuali e re ed ebbe tra i suoi maestri Cartesio, il filosofo più celebrato e discusso d’Europa. Rifiutò il matrimonio per essere libera ed elaborò il concetto di libertà per poter essere se stessa. Tutta la sua vita, sospesa fra governo, intrighi, passioni e meraviglie, fu la personificazione di un ossimoro. Il mondo però non la capì mai. Così Cristina preferì rinunciare alla corona e trasferirsi a Roma, città universale di linguaggi e culture diverse, dove fu seconda solo al papa. Annarosa Mattei narra il cammino di una donna che ha segnato l’intero Grand Siècle, il Seicento, con l’audacia di scelte imprevedibili, anomale, enigmatiche. Della mitica Cristina racconta le lotte, l’insofferenza, gli errori, per svelare come abbia recitato la sua difficile parte in commedia di regina senza regno oltre ogni convenzione.