Recensione a cura di Valeria Lorusso
Ho letto numerosi romanzi che parlano della caccia alle streghe e in ognuno di essi ho trovato donne colpevoli solo di appartenere al sesso femminile, che subirono torture atroci a causa della superstizione perchè si dovevano trovare delle responsabili per qualsiasi tipo di problema. Qualsiasi pretesto era buono per denunciare una donna come strega e liberarsene.
Siamo in Inghilterra e più precisamente nell’Essex a Manningtree nel 1643, la guerra tra i Parlamentaristi e i Realisti imperversa portando molti uomini lontano dal villaggio. Le donne sono abbandonate a se stesse, soprattutto quelle più povere, non sposate, che hanno una lingua tagliente, che conoscono le erbe e non si sottomettono alla volontà di Dio.
Rebecca, la giovine West, vive insieme alla madre Anne West e cerca di arrabattarsi come può per sopravvivere. Ogni giorno sogna di uscire dalla miseria in cui vive grazie alle lezioni dello scrivano John Edes del quale si è infatuata.
L’arrivo di Matthew Hopkins, inquisitore generale porterà a dei cambiamenti che si aggraveranno grazie ad avvenimenti strani come le visioni degli spiritelli, un bambino colto da un maleficio, la carestia e altre gravi circostanze che generano l’idea sempre più forte che il diavolo sia presente tra loro grazie all’opera delle streghe.
“Matthew Hopkins, gentiluomo e studioso di Cambridge. Lo esamino attentamente. È piuttosto giovane e bello. Di quella bellezza che spinge le donne a dire sarebbe bello, se… Scuro e con una grazia che pare quasi femminea. Un paio di baffi curati e una bocca fine e leziosa. I suoi indumenti sono di una raffinatezza non comune a Manningtree e trasmettono un’eleganza tenuta a freno: gli stivali alti lucidati a fondo, i boccoli che gli sfiorano il petto. C’è tuttavia qualcosa di obliquo e inconsistente in lui, come se tutta quella facciata scenografica non ospitasse carne umana. Stivali neri, guanti neri, farsetto nero, mantello nero, ricci neri e un viso diafano che fluttua perso al centro di quel funebre simulacro”
Superstizione, credenze popolari, ignoranza e il Puritanesimo portano a testimoniare contro le donne ree di aver usato parole strane o lanciato maledizioni. Sono situazioni che si sono ripetute nel corso dei secoli e ancora oggi le donne pagano per non voler sottostare alle vicende degli uomini, per essersi tibellate esprimendo il proprio no ai diktat di una società maschilista.
La Blakemore ha unito personaggi realmente esistiti come Matthew Hopkins ad altri di sua invenzione creando una storia verosimile. Infatti nelle note finali precisa di essersi documentata sugli atti dei processi alle streghe di Manningtree che in alcuni stralci sono riportati nel romanzo.
“Deposizione di Helen Clarke
resa dinanzi ai suddetti giudici, 1645
L’esaminanda confessa che all’incirca sei settimane or sono il Diavolo apparve in casa sua, nella sembianza d’un cane bianco, e che lei quel familiare lo chiamava Elimanzer; e che l’esaminanda lo nutriva sovente con del porridge; e che suddetto familiare parlava con voce umana all’esaminanda ingiungendole di rinnegare Cristo, ed ella si rifiutava e, sebbene non volesse, infine acconsentì, ma nega categoricamente di essere coinvolta nell’uccisione della figlia del suddetto Edward Parsley.”
Le atmosfere che si respirano nel romanzo sono cupe, rappresentano un periodo storico, il Puritanesimo, che non è ricordato, grazie anche ad Oliver Cromwell e agli Stuart, come uno dei periodi più luminosi della storia inglese.
Inoltre rappresentando delle donne che vivevano in catapecchie tra la sporcizia e la miseria ancor di più si avverte l’oscurantismo del periodo.
Il rapporto tra le donne potrebbe apparire amichevole in realtà è un insieme di invidie, maldicenze, pettegolezzi, battute sarcastiche, ognuna tira l’acqua al proprio mulino e cerca di ottenere qualcosa a discapito delle altre.
“Come qualsiasi ragazza intelligente, sono ben abituata alle malizie cospiratorie delle donne: le risate a doppio taglio, il ragno calato nella pantofola infiocchettata, le cattiverie implacabili che ci infliggiamo a vicenda, come se fossero spilli in fantocci di cera. So che le donne hanno un certo atteggiamento quando hanno appena finito di parlare di qualcun’altra, così come gli uomini quando ti immaginano svestita. E Priscilla, Mary e Prudence stavano parlando di me. Prudence Hart si protende per bisbigliare qualcosa all’orecchio di Mary Parsley”.
Merita infine un’annotazione la scrittura della Blakemore che provenendo dalla poesia ha utilizzato un linguaggio lirico, colto, a tratti evocativo che ha fatto de Le streghe di Manningtree uno splendido esordio letterario.
pro
L’accurata descrizione del periodo e della mentalità puritana
contro
La parte iniziale è piuttosto lenta e si fatica ad entrare nella storia.
Trama
Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante… Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata.