Recensione a cura di Roberto Orsi
Il secondo romanzo di Marina Colacchi Simone (fresca vincitrice del primo torneo autunnale degli autori TSD) ci riporta nuovamente in quel mondo rinascimentale tanto affascinante quanto controverso. Un periodo che abbiamo imparato a conoscere anche grazie ai tanti romanzi pubblicati negli ultimi anni sugli uomini e le donne che hanno animato il periodo.
Entrati nel XVI secolo dalla porta principale assistiamo a una nuova era del Sacro Romano Impero. Massimiliano I d’Asburgo è prossimo alla fine e alle sue spalle già è pronto Carlo di Gand, il figlio di Giovanna di Trastamara detta “La Pazza”, regina di Castiglia e Aragona, vedova di Filippo I, primogenito dell’Imperatore Massimiliano.
Le scene si aprono proprio sull’arrivo di Carlo V in terra spagnola dove la madre, ormai considerata dall’opinione pubblica incapace di governare un regno come quello di Spagna, è rinchiusa in una prigione d’oro con la sua ultima figlia Caterina. Carlo V all’età di appena diciassette anni mostra un temperamento deciso indirizzato a impossessarsi del torno di Castiglia e Aragona, esautorando di fatto la madre. Si tratta dell’inizio dell’ascesa di un uomo che sarà incoronato di lì a tre anni Imperatore del Sacro Romano Impero: scettro che terrà per quasi quarant’anni.
“Sarebbe stato all’altezza di quanto la Storia gli chiedeva? Sì, ribattè deciso fra sé e sé, proprio la Storia che aveva voluto farlo nascere in una famiglia che più nobile, gloriosa e immensa non ce n’era stata prima. I suoi avi gli chiedevano coraggio, fermezza, lucidità.”
In mezzo una serie di episodi storici fondamentali. Carlo V non ebbe vita facile: da una parte il contrasto continuo con il re di Francia Francesco I, dall’altra, pur considerandosi un imperatore cattolico, i periodi difficili nei confronti del papato di turno. Scontro che sfociò con il Sacco di Roma del 1527 quando i Lanzichenecchi tedeschi invasero la città di Roma, la misero a ferro e fuoco con ingenti danni economici e non solo.
In Germania intanto un prete si faceva notare per le sue teorie anticonformiste e di attacco diretto ai danni della Chiesa: Martin Lutero. Le sue tesi, affisse alla Chiesa di Wittenberg, fecero scalpore e scatenarono una caccia all’uomo da parte dell’esercito imperiale, deciso a ripristinare i principi cattolici nelle terre del nord.
Marina Colacchi Simone racconta questo periodo storico riprendendo il filo dei suoi personaggi lasciati al termine del romanzo precedente, inserendo elementi e personaggi di fantasia perfettamente calati nel contesto di MacroStoria delineato.
Troviamo quindi i figli di Vanna De’ Bardi, i due cavalieri imperiali Francesco e Guglielmo Montefiori, che percorrono in lungo e in largo tutta Europa al seguito dell’Imperatore Carlo e del suo esercito. Hyppolite de Charolles, amica di infanzia di Carlo, borgognona come lui, cresce in un ambiente di corte che la vide sempre molto vicina al futuro imperatore cui la lega un sentimento di affetto e stima reciproca che vale più di una semplice amicizia. Hyppolite risulta per lunghi tratti del romanzo una sorta di consigliere segreto per Carlo: l’imperatore a lei tende per una parola, un conforto o un consiglio diretto sulle alleanze e le manovre politiche da attuare per una gestione oculata dell’Impero.
Hyppolite sposerà Francesco Montefiori e i due avranno la fortuna di dare alla luce due gemelle: Claudine e Amelie. Ma il Sacco di Roma del 1527 segna uno spartiacque fondamentale nelle vite di tanti protagonisti del romanzo. Hyppolite dovrà subire un duro affronto e una esperienza traumatica che porterà all’allontanamento di una delle due figlie. Si apre un nuovo sipario sulla vita di Hyppolite e Francesco, alla ricerca continua di una figlia strappata troppo presto dalle cure amorevoli della propria famiglia.
Il romanzo si snoda tra le città di Spagna per fare vela verso Roma, la città papale, e dirigersi nuovamente verso nord al di là delle Alpi in quei territori tedeschi dominati dagli Asburgo. E ancora un rientro in Italia passando per Mantova e Bologna, fino a Firenze, luogo simbolico dove si chiudono le ultime pagine del romanzo: quella città di Firenze che l’autrice ci ha fatto vivere nel precedente romanzo. Un cerchio che si chiude idealmente sulla Culla del Rinascimento, quasi a voler regolare i conti, per tutti i personaggi, nella città dove tutto ebbe inizio.
“La costante minaccia francese e gli scontri che ne erano conseguiti lo avevano allontanato dal problema della Riforma ma ora era arrivato il momento di chiarire con i principi tedeschi riformatori la loro posizione nei riguardi del Sacro Romano Impero. E non aveva affatto intenzione di passar sopra a nuovi compromessi”.
I personaggi che animano le vicende di Sacro Romano Impero sono davvero molti, tra quelli realmente esistiti e quelli inventati dall’autrice. Nessuno di loro, a mio parere, spicca più degli altri come protagonista, lasciando lo spazio maggiore alla Storia e alle turbolente vicende del Rinascimento Europeo.
Colpisce la figura di Guglielmo Montefiori, cavaliere imperiale, fratello di Francesco, in perenne bilico tra i suoi doveri militari e i suoi principi di fede. Inviato a controllare le mosse di Lutero in Germania si ritrova ben presto affascinato dalle sue idee e il pensiero che dilaga in terra tedesca.
Hyppolite è una donna matura e decisa, che non si arrende di fronte alle difficoltà della vita, anzi sembra quasi trovarvi la forza per andare avanti e rimanere vicino al marito Francesco e all’Imperatore Carlo V.
Giovanna di Trastàmara, “La Pazza”, pur con una parte minore, risalta tra le pagine del romanzo in una sorta di riscatto che l’autrice le vuole tributare. La stessa Claudine, strappata alle braccia della madre, non perde il suo carattere deciso e conserva la voglia di lottare e la sfrontatezza di una giovane vita.
La vita delle corti di un tempo scorre fluida attraverso il linguaggio utilizzato dall’autrice che restituisce con grande capacità le atmosfere del tempo, gli intrighi e le alleanze che fecero grandi famiglie come gli Asburgo, e i Medici, per citarne solo due.
Spiccano le descrizioni delle città e i luoghi del romanzo, così come colpiscono i dettagliati passaggi sugli abiti rinascimentali, sintomo di una doverosa ricerca storica portata avanti dall’autrice. Ricerca che le ha consentito di inserire le vicende di fantasia in un contesto storico non semplice da raccontare ma capace di suscitare tra le suggestioni più belle della Storia.
pro
Un romanzo corposo che affronta circa quarant’anni di Storia e mette insieme Micro e MacroStoria con una certa naturalezza
contro
Tanti personaggi e tante vicende che si intrecciano potrebbero portare qualche difficoltà iniziale che si risolvono nel corso della lettura.
Trama
1517. Lorenzo de’ Medici, “ago della bilancia” della politica italiana, è scomparso da 25 anni. All’orizzonte si stanno affacciando Francesco I di Valois, Enrico VIII Tudor e Carlo di Gand, un Asburgo, che vanta ascendenze in ogni casata del vecchio Continente. Carlo è un diciassettenne timido, mistico, introverso che si trova a sedere sul trono di Spagna dopo la morte del nonno Ferdinando Il Cattolico e sullo scranno del Sacro Romano Impero grazie ai Grandi Elettori della Bolla d’Oro. Accanto a lui una giovane borgognona con la quale ha traversato la fanciullezza e che ora ama profondamente. Il figlio di “Giovanna la pazza” entrerà a pieno titolo nella politica europea mentre lei, Hippolyte, avrà un’esistenza avventurosa accanto ai figli di Vanna de’Bardi che tanto s’era spesa per far salva la vita del Magnifico durante la Congiura dei Pazzi. Il destino dei protagonisti percorrerà i tumultuosi quaranta anni di potere di Carlo V che dovrà misurarsi con l’ostilità del Re di Francia, con Lutero e i Papi della famiglia Medici. L’ultimo dei quali Clemente VII lo condurrà verso il “Sacco” di Roma, la più scellerata conquista della città dei Cesari.