Articolo a cura di Laura Pitzalis
Ultima moglie di un Enrico VIII ormai sempre più vecchio e malato, Catherine Parr risulta storicamente un po’ sbiadita rispetto ad altre mogli del re meno ambito della Storia, ma inaspettatamente interessante. Malgrado le mie basse aspettative su di lei, ho letteralmente capovolto tutte le mie (poche) convinzioni trovandomi davanti una donna incredibile sotto molti punti di vista. Certo Caterina d’Aragona e Anna Bolena sono, tra le moglie di Enrico VIII, quelle che hanno monopolizzato l’attenzione e l’interesse dei più, però posso garantirvi che questa donna ha saputo lasciare un segno indelebile nella storia inglese.
Non possedeva né l’inquieta bellezza di Anna Bolena, né il fisico esile ed aggraziato di Jane Seymour, al contrario, piccola e robusta, con le guance paffute e l’espressione aperta e bonaria, evocava più l’immagine di una massaia benestante che quella di una gentildonna. Meno nobile di Caterina d’Aragona, meno docile di Anna di Cleves, meno passionale di Catherine Howard, Catherine seppe farsi amare da Enrico VIII, seppe destreggiarsi con abilità e diplomazia in un mondo, come quello dei Tudor, colmo di inganni, cospirazioni, complotti, largamente costruito dagli uomini e dove il passaggio tra la vita e la morte poteva essere semplicemente legato ad un gesto, ad una parola e, al limite, ad un accento. Il tutto, fatto un passo alla volta, giorno dopo giorno, tenacemente come solo un grande generale in una guerra di logoramento sa fare.
i matrimoni precedenti
I soliti aneddoti popolari, habitué fissi nella lunga storia delle moglie di Enrico VIII, non hanno risparmiato nemmeno Catherine Parr, che, alimentati dalle opere della storica vittoriana Agnes Strickland, la dipingono come un’infermiera, una badante perché sposata sempre e solo a uomini più vecchi di lei e per di più malati. Ma non è così.
Il primo marito Lord Edward Burgh, infatti, non era affatto vecchio, aveva circa cinque anni più di lei, doveva quindi essere attorno ai 22 anni. L’equivoco si può spiegare dal fatto che inizialmente gli storici avevano ipotizzato che Catherine avesse sposato il nonno di suo marito, l’anziano e malato Lord Edward.
Non possiamo sapere con certezza se avesse o no una salute cagionevole, anche se è vero che morì prematuramente dopo soli tre anni di matrimonio, e Catherine a vent’anni si ritrovò vedova e senza figli.
L’anno successivo Catherine sposò John Neville, Barone di Latimer, stavolta sì un uomo più grande di vent’anni, già due volte vedovo e con due figli. Fu un matrimonio molto vantaggioso per lei, che si ritrovò a salire la scala sociale, ma anche sereno e felice. La Parr, infatti, oltre che essere una brava moglie fu anche una brava matrigna per i figliastri, in particolare con Margaret con la quale ebbe un bellissimo e affettuoso rapporto durato per tutta la vita.
Purtroppo, questa serenità familiare fu stravolta dal coinvolgimento, pare con la forza, di Lord Latimer nel “Pellegrinaggio di Grazia“, rivolta religiosa, scoppiata alla fine del 1536, degli stati inglesi del nord rimasti fermamente cattolici che si opponevano allo scisma anglicano voluto da Enrico VIII. Riuscì poi a discolparsi dall’accusa di tradimento. Nel corso dei disordini, la consorte e i figli furono presi in ostaggio dai ribelli. Questi drammatici eventi minarono la sua salute e John Latimer ebbe un crollo da cui non si riprese mai più, mentre Catherine avrebbe dimostrato in seguito due aspetti caratteriali ben precisi: un estremo controllo in situazioni di pericolo e una certa avversione verso il partito cattolico.
l’incontro con enrico VIII
La Parr, nonostante sia famosa per essere stata la prima vera regina protestante della storia inglese dopo Anna Bolena, (ma a differenza di questa ha maggiormente operato perché i frutti della riforma maturassero per l’avvenire), nasce cattolica perché durante la sua infanzia lo scisma non era ancora avvenuto. Si avvicinò alla cultura e spiritualità protestante solo in seguito quando grazie all’intercessione di sua sorella Anne, nel 1542, riuscì a ritagliarsi uno spazio a corte. È qui che verso la fine del 1542 a un ricevimento a corte incontra Enrico VIII, non certo nella sua forma migliore: mostrava ben più dei suoi 52 anni, soffriva di gotta, era obeso, era giunto a pesare 180 chili per un metro e ottantacinque di statura, ed in più la piaga purulenta ad una gamba, dovuta al diabete, non gli dava tregua e lo obbligava a spostarsi con un bastone.
Catherine non è una giovane bellezza, ha più di trent’anni, è un po’ piccola, non snella. Ma è elegante, affascinante, coltissima e divertente. Il sovrano ne è colpito, e quando a causa di un aggravamento di vecchie piaghe al polpaccio deve restare immobile, chiede la sua compagnia. Passano intere giornate insieme a conversare, leggere libri, ascoltare musica, giocare a carte e a dadi, lui la colma di regali ma lei cerca di sfuggirgli: è innamorata di Thomas Seymour primo barone di Sudeley, fratello di Jane Seymour, quarta moglie di Enrico VIII.
Thomas a differenza di suo fratello maggiore Edwards è un uomo molto poco addentro alle pratiche di potere ma, nonostante ciò, molto, anzi, troppo ambizioso, parecchio affascinante e tanto apprezzato dalle donne. Tra lui e Catherine è amore a prima vista, un colpo di fulmine, e probabilmente erano in corso tra i due progetti di matrimonio anche perché Lord Latimer versava in condizioni di salute precarie e si dava un po’ per scontato che non sarebbe vissuto ancora a lungo.
Il fatto che Enrico VIII fosse molto interessato alla Parr, però, fu un grosso ostacolo per i due innamorati, e quando, nel marzo del 1543, Catherine si ritrovò vedova per la seconda volta, Enrico le chiese di diventare la sua sesta moglie. La risposta della Parr, ovviamente, fu un sì, prima di tutto perché nessuno poteva dire di no a re Enrico, meno che mai una donna; poi per una certa rassegnazione religiosa, retaggio della sua educazione cattolica, che vedeva la donna sottomessa ai voleri dell’uomo e per la convinzione che Dio avesse un piano per ognuno: per lei quello di guidare il re verso il completamento della riforma protestante iniziata dieci anni prima.
Thomas che sapeva benissimo cosa comportasse mettersi sulla strada del re quando si trattava di donne, prudentemente si ritirò dietro le quinte.
Le nozze avvengono a Hampton Court il 12 luglio del 1543, poco più di un anno dalla decapitazione della precedente regina, Caterina Howard. Fu una semplice cerimonia privata alla presenza di pochi intimi, tra cui le due figlie del re Maria ed Elisabetta. Alla fine, seguì una piccola cerimonia celebrativa durante la quale Catherine fu proclamata “Regina consorte d’Inghilterra”, senza però essere incoronata, come era accaduto alle prime due mogli del sovrano, e senza che ci fosse alcuna processione sul fiume con conseguente entrata trionfale a Londra.
Terze nozze per lei, seste per lui, Catherine Parr si ritrova ad essere Regina d’Inghilterra e Irlanda, e, nonostante lo scetticismo quasi unanime, si rivela un’unione fortunata.
Fin dall’inizio seppe instaurare un ambiente caloroso ed accogliente e tutta la corte iniziò a godere di una nuova ventata di entusiasmo e spensieratezza: Catherine amava la danza, la musica e la pittura e si circondava di dame e intrattenitori, rendendo tutti i luoghi in cui si trovava assai piacevoli.
Grazie a lei, i tre figli del re, Maria, Elisabetta e Edoardo, vennero spesso invitati a soggiornare a corte creando così un vero e sereno legame familiare. Per loro la Parr fu sempre una madre affettuosa e comprensiva.
Aveva delle ambizioni intellettuali e amava lo studio, tanto che si interessò personalmente all’educazione di Elisabetta e Edoardo, e cercò di approfondire le sue conoscenze, specie in latino e in greco, esercitandosi costantemente. Formò intorno a lei un circolo tutto al femminile in cui le donne potevano disquisire su argomenti culturalmente più elevati ma anche in materia di carattere più religioso, accogliendo anche le giovani figlie della nobiltà per occuparsi della loro istruzione: una delle sue allieve più note è senza dubbio Lady Jane Gray pronipote del re e famosa per la sua tragica vicenda.
Dal luglio al settembre 1544, Enrico la scelse come sua reggente, quando partì per la campagna militare in Francia. Catherine è la regina reggente ma non può prendere le decisioni in totale autonomia, riesce comunque ad imporsi con il suo stile improntato sulle necessità pratiche e totalmente privo di esagerazioni.
l’ambito religioso
Catherine Parre era nata cattolica e come tale era stata cresciuta. Tuttavia, si avvicinò al protestantesimo in maniera decisiva dopo il suo arrivo a corte. Si era appassionata tanto a questa fede che nel corso dei due anni successivi al suo matrimonio, il 1544 e il 1545, diede alle stampe due libri devozionali, “Salmi e preghiere”, pubblicato in forma anonima, e “Preghiere e meditazioni” pubblicato con il suo nome, rendendola la prima donna inglese ad aver pubblicato un libro in lingua inglese con il suo proprio nome. Bisogna dire però che questi testi non erano ideati da lei ma il primo quello anonimo era una traduzione inglese dei salmi latini scritti dal vescovo cattolico John Fisher, il secondo una versione protestante dell’opera cattolica “Imitazione di Cristo” dell’olandese Thomas Kempis.
Nel 1546 scrisse “The lamentation of a sinner” (“Il lamento di un peccatore”), questa sì sua opera originale in cui, attraverso alcuni resoconti autobiografici, la regina spiega non solo la dottrina protestante scagliandosi contro quella cattolica e quella dei puritani ovvero i protestanti estremisti, ma invitava tutti ad avvicinarsi alle sacre scritture. Questa sua prima e vera opera autonoma circolò solo in forma manoscritta nel suo piccolo circolo culturale e venne pubblicata solo dopo la morte di Enrico VIII per non rischiare una condanna a morte per eresia. E sì, perché non dobbiamo dimenticare che Enrico VIII era sempre rimasto cattolico, semplicemente voleva essere lui il rappresentante di Dio in terra al posto del papa e voleva accaparrarsi tutte le ricchezze della chiesa in Inghilterra. Insomma, un suo personale anglicanesimo.
Il partito cattolico a corte si accorse ben presto delle simpatie protestanti della regina e fin da subito, temendo che lei potesse influenzare il re e spingerlo verso il luteranesimo, si organizzò per detronizzarla tentando di implicarla nel processo che vide condannata al rogo per eresia Anne Askew, giovane donna appartenente alla piccola nobiltà, nota per la sua pratica di predicazione ed evangelizzazione della riforma protestante. Ma non ci riuscì.
Nel 1546, in primavera, Katherine intavolò con Enrico, sempre più insofferente e soprattutto irritabile per le ulcere alla gamba, una discussione molto accesa sulla religione, difendendo la religione riformata. Purtroppo, si dimenticò che Enrico non amava discutere di religione soprattutto con le donne.
Il partito cattolico prese la palla al balzo: cercarono di screditarla dinanzi al sovrano e, approfittando di un Enrico stanco e malato, ottennero da lui il permesso di poter iniziare un’indagine per eresia sul conto della regina.
Catherine, però, grazie al medico personale del re, venne a conoscenza del complotto e seppe sottrarsi d’impaccio in maniera direi magistrale; infatti, riuscì a raggiungere il re invocando il suo perdono e giustificò il suo comportamento con il semplice intento di distrarlo dalle sue sofferenze fisiche affermando che in quanto donna non era in grado di comprendere la portata di simili argomenti e che sperava con queste chiacchierate che fosse proprio Enrico ad istruirla al riguardo. Questo atto di sottomissione sortì l’effetto sperato e i due si riappacificarono.
Quando il giorno dopo le guardie vennero ad arrestare Catherine fu lo stesso Enrico a respingerle.
la morte del re
Agli inizi del 1547 le condizioni di Enrico VIII si aggravarono tanto che il sovrano dispose un’indennità a favore della regina per il suo mantenimento e ordinò che, dopo la sua morte, Catherine continuasse a ricevere il rispetto dovuto come regina d’Inghilterra, sebbene sarebbe stata solo una “regina vedova”.
Alle due del mattino del 28 gennaio 1547 il re muore, dopo cinquantacinque anni di vita, sei mogli, tre figli e quasi trentotto anni di regno.
Dopo la morte del sovrano Catherine lascia la corte e si trasferisce a Chelsea House. Ora gode di una posizione invidiabile: ricca, rispettata, serena, non più minacciata da insidie e congiure, si riunisce all’unico uomo che avesse mai amato, Thomas Seymour, sposandolo in segreto a maggio, a soli tre mesi dalla morte di Enrico VIII. Il matrimonio fu tenuto segreto sia per evitare scandali e dicerie, poiché appariva sconveniente che Catherine prendesse un nuovo marito a distanza di così poco tempo dalla morte del sovrano, sia per prevenire qualsiasi ostilità da parte del cognato Edward Seymour, Lord Protettore del regno e primo Duca di Somerset, che non approvava assolutamente questa unione.
Per la prima volta, al suo quarto matrimonio, forse Catherine è felice, felicità amplificata anche dal fatto che inaspettatamente scopre di essere incinta, dai primi tre matrimoni non aveva avuto figli, all’età di circa 35 anni, all’epoca considerata avanzatissima.
La principessa Elisabetta, di cui ha ottenuto la tutela, vive con lei. Ma accade che Thomas Seymour si prenda delle libertà con la giovinetta. Per proteggerne la reputazione, nonostante il dolore che le costò la decisione visto che amava molto Elisabetta, Catherine fu costretta ad allontanarla e, sebbene continuassero a mantenere un’affettuosa corrispondenza, non la rivide mai più.
la morte di catherine
Alla fine di agosto del 1548 Catherine dà alla luce una bambina, Mary, e il 5 settembre, sei giorni dopo la nascita della figlia e poco più di un anno dal matrimonio con Seymour, muore di febbre puerperale.
Fu sepolta nella Cappella di Santa Maria, nel castello di Sudeley, dove la sua tomba e il monumento che l’adornava andarono semi distrutti nel corso delle guerre civili che infiammarono l’Inghilterra nel ‘600. Venne rinvenuta solo nella seconda metà del ‘700 e il corpo di Catherine Parr era praticamente intatto tanto che alcuni potevano tagliare ciocche dei suoi capelli castano rossicci per tenerli come ricordo. In seguito, la sua tomba sarebbe stata ricollocata nella sua antica posizione nella cappella di Sudeley con un nuovo monumento che la raffigura stesa sul suo catafalco, proprio come la tomba di una grande regina.
L’anno successivo alla sua morte, Thomas Seymour fu giustiziato e Mary venne affidata alle cure di Catherine Willoughby, duchessa di Suffolk, ma dopo il 1550 non vi sono più notizie su di lei, ed è molto probabile che sia morta in tenera età.