Narrativa recensioni

Uluç Alì. Il rinnegato – Nicodemo Misti

Recensione a cura di Luca Vinotto

Nicodemo Misiti ci regala un viaggio nel Mediterraneo del Cinquecento, alla scoperta della figura poco conosciuta ma straordinariamente intrigante di Uluç Alì.

Mio padre, ormai consumato dalla fatica e dagli anni, non riusciva più a pescare abbastanza per vendere i pesci migliori e sfamare la famiglia […] Mia madre sulla soglia di casa […] soffriva vedendo me e le mie sorelle che ci lamentavamo per il cibo e le cattive condizioni in cui versava la nostra casa.

Originario della Calabria, destinato alla vita monacale a causa della estrema povertà della famiglia, viene catturato dal mitico Khair ed Din, detto il Barbarossa. È destinato al remo su una galera turca, ma l’appoggio di un compaesano convertito e una serie di fortunate circostanze lo conducono verso un sorprendente destino di gloria e successo.

L’uomo giusto al momento giusto, si potrebbe dire. Nel XVI secolo l’impero ottomano è alla sua massima estensione, controllando buona parte dell’Europa sud-orientale, dell’Asia occidentale e del Nord Africa. Il Mediterraneo è nelle mani della sua flotta e i suoi corsari diventano l’incubo di tutti i paesi rivieraschi.

“Molte volte il mio padrone mi chiese se volessi convertirmi all’Islam.
– Tu sei un ragazzo molto sveglio, se ti converti come ho fatto io, qui potrai trovare la tua strada, cosa ci guadagni a restare schiavo cristiano? […] Saresti una pagina bianca nel libro della vita, una pagina nuova che tu potresti scrivere come desideri”

Uluç  Alì, “Alì il Rinnegato”, diventa mussulmano e inizia la carriera di corsaro. È fortunato e molto capace. In un mondo che premia l’intraprendenza e il successo, indipendentemente dalle origini, titoli nobiliari e censo, queste sue doti gli permettono di scalare il potere fino a diventare kaptan-i derya, Grand’Ammiraglio, della flotta mussulmana.

“ – E sia – disse Selim – Alì, anche altri hanno riferito dei tuoi atti di coraggio, per questo ti dico alzati e di fronte al mondo da oggi tu non sei più Uluc Alì il rinnegato ma ti chiamerai Kilic Alì, la spada del Sultano.”

Il romanzo di Nicodemo Misiti si sviluppa su due piani narrativi. Uno riguarda le vicende del corsaro, ripercorse attraverso la narrazione che ne fa nel suo diario; l’altro, ambientato ai giorni nostri, descrive le avventure di Tommaso Perri, professore universitario di Napoli, che si imbatte nel diario di Uluç  Alì e decide di visitare i luoghi che l’hanno visto protagonista.

Ben presto Perri scopre che le memorie di Uluç Alì contengono anche le indicazioni per trovare un tesoro, alla ricerca del quale, oltre al professore, è personalmente interessato un trafficante di armi e opere d’arte turco. In un intreccio degno di Indiana Jones, vedremo Tommaso dipanare la matassa tallonato dagli scagnozzi del malvivente e aiutato da Angelique, “femme fatale” che nasconde (anche lei) più di un segreto.

Le vicende di Uluç  Alì sono ben ricostruite e risultano molto più appassionanti di quelle di Tommaso Perri, per costruire le quali Misiti ha, forse, ecceduto nella ricerca di colpi di scena, a discapito della credibilità e della coerenza interna della storia narrata.


pro

L’accurata ricostruzione storica dei personaggi realmente vissuti e della società ottomana ai tempi di Solimano il Magnifico.

contro

Il piano narrativo “moderno” presenta qualche incoerenza. Lo stile dell’autore in alcuni frangenti non mi ha convinto del tutto.

Trama

Tommaso Perri, professore universitario e archeologo, entra in possesso di un antico diario che ha come protagonista Giovan Dionigi Galeni, nato a Le Castella nel 1519 e catturato dai turchi in una delle tante scorrerie che hanno insanguinato le coste del Mediterraneo. Affascinato dal personaggio, passato alla storia come Uluç Alì, decide di ripercorrere i luoghi delle vicende narrate. Ben presto si renderà conto di essere sulle tracce di un misterioso tesoro, un libro e una pergamena, mentre intorno a lui si stanno muovendo individui nascosti nell’ombra che ambiscono allo stesso obiettivo. Alla narrazione al presente si sovrappone quella del condottiero turco, il quale ricorda la storia della sua vita ambientata nel XVI secolo, periodo di grandi battaglie e lotte tra due poteri ma anche tra due religioni, cristiana e islamica, che costringono le persone a schierarsi, combattere e morire in nome della fede.

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