Recensione a cura di Anna Cancellieri
Eleonora: donna affascinante e bellissima, colta, intelligente, duchessa d’Aquitania, due volte regina, di Francia e d’Inghilterra, madre di Riccardo Cuor di Leone, nemica irriducibile dell’odiato marito inglese. Tutto questo e molto altro non possono che farne una figura leggendaria.
L’autrice ce la mostra attraverso gli occhi del figlio prediletto, Riccardo Cuor di Leone, che la ama e la rispetta senza tenerezze e smancerie, così come lei gli ha insegnato.
“Eleonora non ci ha mai detto parole tenere. Conosce troppo bene il loro valore per sprecarle. Mia madre non abbassa mai la guardia. Rimane sulla soglia di se stessa, guardinga, tesa, e non invita nessuno a entrare. Oppure parla altrimenti.”
Il suo amore si manifesta attraverso piccole attenzioni: l’unguento che gli prepara per le ferite durante l’addestramento, i nastri e le finissime stoffe orientali per le figlie, una sella nuova per il maggiore che organizza una caccia.
Ecco la tenerezza di mia madre, non parole, ma atti nascosti.
La sua più grande dichiarazione fu dunque un gesto. Mi offrì la sua Aquitania.”
Dopo essere stata sposata per tredici anni con Luigi VII re di Francia, senza dargli un erede, Eleonora riesce a ottenere l’annullamento. Lui continuerà ad amarla anche dopo essersi risposato. Lei, dopo appena due mesi, sposa il giovane Plantageneto, destinato a diventare Enrico II. Ha ormai trent’anni, ma porta in dote il più esteso dominio della terra di Francia. Lui ne ha solo diciannove, ma Eleonora lo vede già come futuro re: un buon re che le lascerà il governo dell’Aquitania e sarà un buon padre per i suoi figli.
In fondo, poiché lui è più giovane di lei, Eleonora pensa che potrà condurre lei le danze. È il suo grande errore ma ancora non lo sa. Non sa che quell’uomo sarà suo pari, e che lì si giocherà la partita. Mio padre ha la stessa ingenuità. Su quel sagrato stanno due belve e ognuna è sicura del proprio ascendente sull’altra. In realtà, per quanto si somigliano e per quanto si equivalgono, diverranno nemici mortali.
Mentre Enrico attraversa instancabile le sue terre per combattere e sottomettere coloro che gli si oppongono, Eleonora cerca di riprodurre nella corte inglese l’atmosfera in cui ha vissuto da giovanissima: fa venire poeti e musici dall’Aquitania, arricchisce la sua tavola con spezie orientali e vini francesi, si circonda di opere d’arte, vasellame, profumi e stoffe preziose.
Ma la sua collera cresce, esasperata da una serie di continui abusi e prevaricazioni: le pretese di Enrico sull’Aquitania; il tradimento sbandierato ai quattro venti con Rosamund Clifford, figlia di un vassallo qualunque; la soggezione assoluta in cui tiene i tre figli maggiori, mentre stravede per l’ultimo nato, Giovanni, ragazzo viziato e capriccioso, l’unico a cui ha dedicato attenzioni paterne. Ed è proprio a Giovanni che concede privilegi in terre e possedimenti, spogliando i fratelli dei loro diritti. Per Eleonora, che ha visto maturare tutto questo mordendo il freno, è la goccia che fa traboccare il vaso: Enrico il giovane, erede al trono, Riccardo e Goffredo dovranno allearsi con Luigi di Francia per rovesciare il loro padre.
Ed è guerra.
Quella che l’autrice ci racconta non è solo una storia di vittorie e sconfitte, di castelli persi e riconquistati, di errori tattici, di devastazioni e tradimenti. È uno scontro di personalità al calor bianco: la rabbia incontrollabile di Enrico, la collera glaciale di Eleonora, il furore selvaggio di Riccardo. Ci fa leggere dentro le anime di questi personaggi grandiosi, immagina il non detto, le emozioni taciute ma esplosive.
Il suo espediente è non far parlare sempre e solo Riccardo. Come in un dialogo a distanza quasi telepatico, sentiamo anche la voce di Eleonora che gli parla, che gli spiega, che apre il suo animo di donna fiera e indomabile. E alla fine, benché sia morto, sentiamo anche la voce dello stesso Enrico, che ci trasmette la sua visione di un grande regno unito sotto una sola bandiera. E che confessa il suo smarrimento non tanto per essere stato tradito dai figli, quanto per essere stato odiato da loro.
Per ottenere il suo vero riscatto, Eleonora dovrà aspettare che Riccardo diventi re, eppure non è un trionfo quello che lui percepisce.
In verità è lei la regina, e da sempre. E forse quel lungo percorso di tradimenti e di guerre portava solo a questo, a questa decisione di darle il mio potere. Forse ho vissuto sempre consapevole del mio ruolo, offrirle questa reggenza. Da questo arriva la sensazione di non servire più a niente. Di aver compiuto la mia missione…
Dopo gli anni passati in Terrasanta a coprirsi di gloria, l’ultimo pensiero di Riccardo prima di morire è per lei.
Vorrei che si scrivesse la storia di Eleonora, la donna che volle essere re, fallì e divenne molto più di questo.
PRO
La profondità dell’indagine psicologica.
Una prosa scorrevole, elegante e sontuosa al tempo stesso.
Link cartaceo: La rivolta
Link ebook: La rivolta
Trama
«Tutto ciò che riguarda Eleonora è solenne. No, ciò che ci paralizza, in questo istante, è la sua voce. Perché è con voce dolce e piena di minaccia che mia madre ordina di andare a rovesciare nostro padre». È la voce di Riccardo Cuor di Leone, quarto degli otto figli di Eleonora d’Aquitania e di Enrico II d’Inghilterra, il Plantageneto. È lei, la madre, la vera protagonista di questa storia. Una donna colta, severa, sicura, uno dei personaggi centrali del Medioevo il cui ruolo e la cui presenza non sono mai stati adeguatamente riconosciuti dalla Storia ufficiale. Sposa giovanissima di Luigi VII di Francia, se ne separa e si unisce all’erede d’Inghilterra, portandogli in dote il più vasto territorio di Francia e creando le premesse per un potere immenso. Ma il re inglese si dimostra presto per quello che è, e in quel preciso momento Eleonora decide che è ora di prendersi ciò che dev’essere suo, usando i propri figli: Riccardo, Enrico e Goffredo. È la «rivolta», una ribellione edipica e shakespeariana condotta da una Lady Macbeth che usa i figli come strumenti, mischiando amore e morte, ambizione e lungimiranza, forza e audacia nella lotta e fragilità materna. Clara Dupont-Monod, l’autrice di “Adattarsi”, dipinge la vicenda di un figlio che reagì con il furore alla mancanza d’amore e di una madre che si fece corazza in un mondo violento di uomini, un affresco che ha i colori della sensibilità e della profondità, rileggendo con il suo stile fluido e ricchissimo e un’attenzione storica contemporanea uno dei periodi e delle vicende meno frequentati della storiografia, e ci propone un romanzo al tempo stesso intimo ed epico, maestoso e piccolo, pieno d’amore e attento alla leggerezza dell’essere e all’intima verità degli esseri umani.