Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
Chi non conosce la storia di Winnie the Pooh, l’orsacchiotto parlante e del suo amico umano Christopher Robin?
Ne “Il bambino di carta”, edito da Solferino libri 2023, Marina Migliavacca Marazza, ci racconta la vera storia di Christopher Robin e del suo Winnie the Pooh: ossia del legame chelo scrittore inglese Alan Alexander Milne, l’ideatore dell’orsacchiotto Winnie, ha con il suo unico figlio, Christopher Robin.
Visto che in questa storia si parla di fiabe per bambini, sarebbe bello iniziare con il classico “C’era una volta”, ma…
L’autrice ci racconta i retroscena della vera storia celata nella fiaba, la prigione dorata tra la tranquillità delle fronde del bosco dei Cento Acri. Con la sua scrittura scorrevole e comunicativa, la scrittrice, ci trasporta nella vita di Alan Milne, ma soprattutto in quella di suo figlio Billy Moon, come voleva essere chiamato il piccolo Christopher.
Si resta sconcertati leggendo questa storia. Non si può non essere vicini alla sofferenza di questo bambino, che ha tutto, tranne comprensione e affetto.
Salerno 1944. Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale, il tenente Christopher Milne viene ferito gravemente. Sembra morto. Da questo punto in poi, Marina Migliavacca Marazza, premendo un immaginario tasto rewind ci riporta indietro nel tempo, alla Londra del 1920, l’anno di nascita di Christopher Robin Milne.
La madre, Daphne de Sélincourt, di origini francesi, resterà delusa dal piccolo: lei avrebbe voluto una bambina alla quale dare il nome di Rosemary. Sarà il principale motivo che alzerà un muro tra madre e figlio che li renderà quasi estranei per il resto della loro vita.
Il padre, Alan Milne, non riesce a superare i traumi subiti durante la Grande Guerra. Il conflitto è finito e tutti hanno il desiderio di “riprendersi” il tempo perduto, ma a lui rimangono gli incubi notturni, dai quali si sveglia sempre con un’ acutissimo senso di angoscia.
In quel giorno di fine agosto a Chelsea, in Mallord Street, nasce il suo primo figlio; Christopher Robin poi da tutti chiamato Billy Moon. L’evento lo rende felice, ma sua moglie Daphne, dichiara che non avrebbe più ripetuto quell’esperienza. D’altronde, il piccolo Christopher, per la madre è, e sarebbe rimasto un territorio inesplorato. Fino alla preadolescenza viene accudito dalla tata Olive, che lo alleva con amorevolezza materna e tenera pazienza: infatti, la prima parola pronunciata dal bambino non è mamma né papà, ma… tata.
«Ciao, figliolo, sono tanto in pensiero per te. So che stai facendo la cosa giusta, ma tua madre ed io stiamo impazzendo al pensiero che ti possa capitare qualcosa.» Era semplicemente questo che gli voleva dire. Ma non ce l’ha fatta. Quel maledetto pudore dei sentimenti. Quella reticenza a mostrare la propria anima anche alle persone più care.
Christopher, seduto sulla brandina sotto la tenda da campo, con il viso tra le mani, riflette amareggiato. Qui, Marina Marazza, coinvolge profondamente il lettore, gli trasmette tutta la commozione e il rimpianto del protagonista. Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza combattendo contro la prepotenza dei compagni, contro una madre lontana affettivamente e contro un padre che lo ama, ma non sa dimostrarglielo.
Lo si “vede” prigioniero in una cella frigorifera senza il minimo spiraglio di calore.
Deve essere dura per suo padre. Se lo immagina con in mano la sua solita stilografica d’argento, la stessa che lui ha smontato e rimontato mille volte da piccolo, mentre esita a vergare l’indirizzo sul sovrapacco. Tenente C. R. Milne . Perché il suo unico figlio, quel Christopher Robin che lui ha trasformato in un personaggio letterario, nella «spalla » narrativa del famoso orso Winnie the Pooh, non è più quel bambino con i pantaloni corti e i sandaletti col cinturino. Ha superato i vent’anni e indossa un’uniforme, adesso.
Alan Milne, scrittore, giornalista e sceneggiatore, un gentleman dotato di cultura raffinata, alto, figura elegante, considera la penna il suo strumento migliore e, nell’arco della sua vita, cerca di tenere a freno le proprie emozioni. Lo sa bene suo figlio.
Dare un nome alle emozioni, esprimere il proprio stato d’animo, sembra un processo così naturale e spontaneo: è difficile credere che per alcuni sia complicato metterlo in atto.
L’autrice, con il suo stile narrativo libera quei blocchi emotivi, mette in luce i drammi interni di una famiglia dovuti, in parte, anche al periodo storico di inizio Novecento quando, i rapporti tra genitori e figli, erano improntati su metodi educativi molto rigidi. La storia della famiglia Milne diventa la figura retorica di molte famiglie dell’epoca, impreparate ad accogliere e crescere dei figli.
Dove al posto dell’amore c’è il disagio, dove c’è il silenzio le emozioni diventano le peggiori nemiche. Non averne paura e ancor prima di riconoscerle, non è proprio semplicissimo e, soprattutto, non è automatico.
L’orsetto di pezza Winnie the Pooh, diventa il fedele compagno di giochi che insieme con il suo padrone umano diventa un personaggio letterario e la popolarità piomba su di loro d’improvviso, sommergendoli. Ad esserne travolto è soprattutto Christopher Robin, che passa l’infanzia a combattere il bullismo degli altri bambini, sia nei primi anni di scuola, sia in collegio dove viene mandato per poi iscriversi a Cambrige.
I “grandi” trasformano in un colossale evento commerciale un’amicizia pura in una nostalgia tormentata, che causerà a Christopher incubi notturni dai quali si libererà, in parte, soltanto nell’età adulta.
Entrando in questa storia, ognuno di noi, ipoteticamente, può averla già vissuta. L’autrice, ci fa sentire, letteralmente, la fame d’amore del bambino, “sentiamo” la sua voce che trema di emozione: sottolineando che, il desiderio e l’energia dell’essere umano, sono l’ABC della vita.
« Bill, sapessi come ti capisco. Credevo di essermi lasciato l’inferno alle spalle e invece me lo ritrovo ogni notte. Ma tu, figliolo, che demoni puoi mai avere nel tuo giovane cuore?» È questo che vorrebbe dirgli. Ma non ce la fa.
L’incomunicabilità famigliare, l’orrore della guerra, il bullismo, la sete di successo: sono tutti temi attualissimi. Marina Marazza, con Il Bambino di Carta, racconta una storia appassionante, poco conosciuta, che, analizza l’origine e non solo, di un personaggio famoso come Winnie the Pooh, ma si avvale delle emozioni celate nel cuore di un bambino offeso, vittima di bullismo, facendone un punto di forza, attraverso cui alla fine ritroverà se stesso e sopra ogni altra cosa la sua identità.
Ecco qui l’orsacchiotto che scende le scale, patapum, patapum, patapum, battendo la nuca a ogni gradino dietro a Christpher Robin. […] Comunque nel frattempo è arrivato in fondo alla scala e di gradini non ne ha più…
PRO
Alla fine del libro un’appendice molto esaustiva e simpatica, dove Marina Marazza spiega la nascita del libro e il suo sviluppo.
CONTRO
Non ho un contro davanti ad una ricerca storica così accurata e minuziosa.
Link cartaceo: Il bambino di carta
Link ebook: Il bambino di carta
Trama
Il Bambino di carta è un romanzo di Marina Migliavacca Marazza che racconta la storia appassionante, drammatica e coinvolgente della famigla Milne e di Christofer Robin: una famiglia travolta dal successo e un bambino privato dell’infanzia sullo sfondo della Londra dei ruggenti anni Venti del secolo scorso. Tate e suffragette, club esclusivi per gentiluomini e reduci feriti nel corpo e nell’anima, scioperi di chi ha fame e le lussuose serate di gala e teatro, la dimensione più intima e privata dei più grandi uomini della letteratura inglese, i perversi meccanismi del successo letterario, la genesi bizzarra di un capolavoro nato per caso, l’incomunicabilità tra padri e figli, il bullismo, gli orrori della guerra e molto altro ancora nelle pagine di un romanzo mozzafiato. Winnie the Pooh non l’ha creato Walt Disney. L’ha inventato Alan A. Milne, uno scrittore inglese nella Londra degli anni Venti. E nelle pagine del suo libro lo ha fatto interagire con Christopher Robin, un bambino che esisteva davvero ed era suo figlio. L’orso Winnie è diventato così famoso che la sua ombra si è proiettata sulla vita del ragazzino in carne e ossa, trasformandolo in una creatura di carta destinata a non crescere mai. Questo romanzo biografico, basato sulle memorie dei protagonisti, ne racconta la vicenda autentica.