la bandiera
La bandiera di Napoli è un bicolore con i colori cittadini giallo e rosso. L’origine e la motivazione sull’utilizzo di questi colori non sono certi. Ci sono almeno tre ipotesi principali che nel corso del tempo, però, sono state smentite da vari studiosi.
La prima spiegazione indica il rosso e l’oro come i simboli del culto pagano del sole e della luna. Questa motivazione sarebbe legata ai tempi in cui il popolo di Napoli era ancora molto legato ai culti pagani.
La seconda ipotesi fa risalire la bandiera intorno al 324 d.C., anno in cui l’Imperatore Costantino entrò in città insieme alla madre Elena. I vessilli del popolo, in festa per l’occasione, pare avessero proprio quei colori.
La terza ipotesi è quella che fa risalire le bandiere rosso e oro alle celebrazioni delle vittorie militari del Ducato indipendente di Napoli tra il 755 e il 1027 d.C.
Tra gli oppositori più accaniti di queste ipotesi troviamo Bartolommeo Capasso (Napoli, 1815-1900) che sentenziò: “le loro congetture non hanno fondamento alcuno”.
La Bandiera di Napoli subì varie modifiche, al pari di tante altre città, nel corso della sua Storia, adattandosi a quella del conquistatore di turno e della casa nobiliare predominante, ma non è mai scomparsa del tutto. Tra i dati storici certi una pergamena risalente al 1325 in cui è rappresentato il blasone della città proprio con i colori rosso e oro.
Caso volle che la casata degli Aragona avesse gli stessi colori della bandiera di Napoli e questo contribuì a rafforzare la sopravvivenza dei colori simbolo della città.
Nel 1647, ai tempi di Masaniello e della sua rivolta, al centro della bandiera venne inserita la lettera “P” a simboleggiare la supremazia del popolo. La lettera venne poi sostituita dalla “C” a rappresentare la parola Civitas. Si può ancora ammirare una versione dello stemma di Napoli con la C al centro in via Monteoliveto, presso la fontana di Re Carlo II.
Durante la sua breve vita, la bandiera della Repubblica Napoletana si ispirò al tricolore francese, ma al posto del bianco i napoletani vollero l’oro. Il tricolore repubblicano, quindi, era blu, giallo e rosso.
lo stemma
Lo stemma della Città di Napoli è costituito da uno scudo sannitico diviso orizzontalmente a metà con la parte superiore di oro e la metà inferiore rossa. Lo scudo è timbrato da una corona turrita da città del tipo in uso prima del Regio decreto n. 652 del 7 giugno 1943
Se provassimo a blasonare cioè a descrivere lo stemma civico utilizzando il linguaggio convenzionale dell’araldica, il risultato sarebbe: “Troncato d’oro e di rosso” che, tradotto in linguaggio corrente, indica uno scudo (in questo caso di tipo sannitico) diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d’oro e l’altra di rosso.
Le motivazioni alla base dell’utilizzo di questi colori per lo stemma di Napoli sono le stesse che abbiamo già affrontato parlando della bandiera. Le varie ipotesi avanzate dagli studiosi non hanno origine certa.
In epoca medioevale Napoli aveva tra i suoi principali simboli un cavallo. Questa immagine non è scomparsa del tutto, infatti ancora oggi il simbolo della città metropolitana di Napoli è uno scudo dorato con un cavallo al centro.
Raramente lo stemma partenopeo è stato rappresentato in forma ovale invece che di scudo rettangolare. Un bell’esempio si può ammirare ancora oggi all’interno di Palazzo San Giacomo, dove il magnifico portale di legno della sala Pignatiello è sormontato proprio da uno scudo ovale.
La corona turrita che sovrasta lo scudo della città fu adottata nel 1866 allorquando sostituì la corona ducale utilizzata fino a quel momento.
La corona turrita è un simbolo araldico di “volontà di libertà e di indipendenza municipale”.
Durante il Fascismo fu affiancato allo stemma della città il fascio littorio del regime. : dal 1928 lo scudo del Comune venne “accollato” (accostato da un lato) al fascio littorio mentre dal 1933 il fascio littorio fu posto “in capo” (la parte alta del campo dello scudo) nello stemma.
Caduto il regime e cancellati i suoi simboli, lo stemma civico tornò ad essere rappresentato nella versione che oggi conosciamo.
il gonfalone
La descrizione araldica del gonfalone civico napoletano è: troncato d’oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l’iscrizione in oro “Comune / di / Napoli”.
Le caratteristiche di questo tipo di insegna sono stabilite dall’articolo 5 del Regio Decreto 7 giugno 1943, n.652: ” … il gonfalone non può mai assumere la forma di bandiera ma deve consistere in un drappo quadrangolare di un metro per due, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma, sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bollette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma e sul gambo il nome della provincia, del comune o della società.
Il gonfalone cittadino è decorato di medaglia d’oro al valor militare conferita il 10 settembre 1944 per la sollevazione popolare contro le truppe germaniche, nota come le Quattro Giornate, che dal 27 al 30 settembre 1943 determinò la fine dell’occupazione tedesca della città.
La motivazione del conferimento fu: “Con un superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto e alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un’impari lotta col secolare nemico offriva alla patria nelle Quattro Giornate di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli italiani la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria. Napoli, 27 – 30 settembre 1943”.
i castelli simbolo della città
Il Castel dell’Ovo è il castello più antico della città di Napoli la sua prima edificazione risale al I secolo a.C. Il suo nome è legato al poeta latino Virgilio, si racconta infatti che il Castel dell’Ovo debba il suo nome ad un uovo magico che il poeta stesso avrebbe nascosto nelle fondamenta del castello per proteggerlo, affinché non si rompa e quindi evitare che le catastrofi colpiscano la città. La stanza in cui sarebbe conservato questo uovo-amuleto è sigillata da pesanti serrature in modo da prevenirne il furto o il danneggiamento. Naturalmente, non è mai stata trovata nessuna stanza del genere ne l’uovo.
Il Maschio Angioino è un bellissimo castello nel cuore di Napoli, che si staglia maestoso di fronte al Porto e a fianco al Palazzo Reale. E’ il castello medievale più importante della città di Napoli; di epoca angioina, fu edificato nel 1266 per volontà di Carlo I D’Angiò per celebrare la vittoria contro gli Svevi e Napoli nuova capitale del Regno di Sicilia. Si dice che, al suo interno, siano custoditi tesori nascosti e segreti antichi.
le maschere
Pulcinella è la maschera napoletana della commedia dell’arte: simboleggia l’uomo semplice che cerca di affrontare tutti i suoi problemi con il sorriso. Ha origini antichissime e rappresenta lo spirito furbo, spontaneo e generoso dei napoletani. Proprio da questa figura nasce la famosa espressione “il segreto di Pulcinella”: che indica un segreto che non è più tale, dal momento in cui Pulcinella non riesce mai a tacere e tenere nascosto un segreto.
Il Munaciello è una figura leggendaria del folclore napoletano, una creatura leggendaria che, secondo la tradizione popolare, abita nelle case o nei palazzi antichi della città. La leggenda narra che ‘O munaciello sia un monaco fantasma vestito con l’abito talare nero. Si crede possa causare dispetti o proteggere le persone dai pericoli imminenti. Alcuni lo descrivono come uno spirito benevolo, mentre altri lo considerano più cattivo.
la smorfia
La smorfia è un antico sistema di interpretazione dei sogni è un patrimonio culturale della città di Napoli
Si dice che le sue origini siano addirittura regali!
La sua ideazione risalirebbe infatti al regno di Carlo III di Borbone, che persuaso dal suo confessore, padre Gregorio Rocco, decise di bandire il bancolotto pubblico nel periodo dell’Avvento. Una decisione che i napoletani non gradirono pronti ad ideare una versione “casalinga” del divertimento: così i 90 numeri del Lotto finiscono dritti in un cesto – il “panariello” – e vengono inventate le cartelle con i numeri disegnati.
I termine Smorfia (numeri abbinati alle figure ) è legato al dio del sonno, Morfeo, perché molto spesso i numeri da giocare “nascono” proprio durante il sonno, ma, più in generale, si pensa che l’origine della Smorfia napoletana sia collegabile alla Qabbālāh ebraica, secondo la quale ogni parola, lettera o segno è correlata ad un significato da interpretare.
Fonti
https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3504