Recensione a cura di Ivana Tomasetti
Un romanzo fresco e vivace che ripercorre in modalità originale, la storia di Alfredo Dinale, campione di ciclismo dei primi anni del Novecento: egli stesso racconta in un lungo feedback, le sue avventure, dal letto d’ospedale di Vicenza, a una giornalista sportiva che è venuta a cercare il grande campione.
Altre sono invece le cose che non potrò mai dimenticare, come gli anni delle guerre e della fame, le folle ai lati delle strade, il mio paese e le mie montagne. Non potrò mai dimenticare la mia bicicletta, la Rossa, e le corse, che sono state sempre la mia vera grande passione.
Una biografia che del sapore pedissequo di un elenco di fatti ha poco, ripercorre invece i sentimenti personali dell’uomo e non solo dello sportivo, viviamo con lui momenti di sconforto e di entusiasmo, nella normalità e modestia della sua vita di campione. A suggellare la realtà storica, nel finale vi è l’intervento della figlia che testimonia il ricordo di un padre speciale.
Babbo era stato campione italiano dilettanti, olimpionico di ciclismo nel 1924 a Parigi e poi era passato al professionismo diventando un corridore famoso. Era molto noto – soprattutto in Francia, Germania, Belgio, Olanda e Stati Uniti – poiché, essendo un velocista, la sua specialità erano le corse in pista.
La narrazione equilibrata e coerente, sa tenere in sospeso il lettore: che cosa sarà mai questa perla del Brenta? Forse il titolo ci potrebbe suggerire un epiteto dato al ciclista, no, si tratta di ben altro e quando sembra di poter essere vicini allo svelamento, ecco che altri avvenimenti lo posticipano. Assistiamo a colpi di scena che fanno della vita raccontata un interessante e insolito quadro che coinvolge. I personaggi sono molteplici; oltre al protagonista che parla in prima persona di se stesso e sul quale è imperniato l’intero romanzo, incontriamo la giornalista sportiva che va alla ricerca della misteriosa “perla del Brenta” e insiste perché l’anziano corridore le racconti di che cosa si tratta. Il personaggio femminile ci permette uno schizzo di attualità dentro il contesto dei primi del Novecento che corrono verso la prima guerra mondiale. Un altro personaggio di rilievo è la piccola Sofia, una bambina che con la famiglia è costretta all’esodo dal teatro di guerra del Veneto verso la Sicilia, dopo la disfatta di Caporetto. È lei che ci permette di andare oltre la realtà, di addentrarci nel sogno e nella premonizione.
bisognava andarsene dal paese, che ormai i striaci erano alle porte della valle.
Un brivido percorre la schiena quando incontriamo un personaggio inquietante, un tedesco che si ricorda di aver incontrato il corridore durante una corsa in Germania e vuole avere la famosa “perla del Brenta”. Tutti ne hanno sentito parlare, nessuno l’ha mai vista, Dinale la tiene nascosta in un tascapane. Un altro personaggio che non si può dimenticare è la prima bicicletta, “la Rossa”, colei che gli fu compagna ai primordi della carriera e che sarà sostituita con il passare degli anni. La storia delle due guerre mondiali si intreccia con la vita narrata e gli incontri con personaggi famosi come Emilio Lussu, l’amico Bartali, Ernest Hemingway.
Il finale inaspettato lascerà il gusto di una lettura con un significato più profondo. L’anziano ciclista era nato a Vallonara e la passione per la bicicletta gli era entrata nel sangue fin da piccolo. Le salite e le discese intorno al fiume Brenta, il Monte Grappa, la strada Cadorna sono le piste dei suoi allenamenti, lo accompagniamo nella tenacia e perseveranza delle scelte che hanno caratterizzato la sua vita. Sembra essere questo il messaggio del romanzo: coltivare le proprie passioni con coraggio e fermezza, credere in se stessi, un insegnamento di vita che oggi forse è un po’ dimenticato.
Sono vecchio, malato e prossimo al mio ultimo traguardo, se guardo bene lo vedo già là in fondo a questo lungo rettilineo, ma non ho paura, ho già messo il rapporto giusto, e sono pronto a lanciarmi anche in questa volata.
PRO
Un personaggio poco conosciuto che vale la pena di non dimenticare. Un linguaggio semplice e colloquiale rende il romanzo fruibile anche a un pubblico giovane, magari amante del ciclismo. Un messaggio importante ancora attuale: credere in se stessi.
CONTRO
Avrei preferito, a mio parere personale, un’analisi più approfondita del carattere del campione e vedere i fatti mentre avvengono, piuttosto che conoscerli da una narrazione provocata dal ricordo, senza nulla togliere al valore del romanzo.
Cartaceo: La perla del Brenta
Ebook: La perla del Brenta
Trama
Fare il ciclista all’inizio del Novecento è come guidare una carovana di coloni nel Far West. Tutto ancora da fare, da scoprire, da inventare. Ed è proprio questo ad attirare Alfredo Dinale. La sua è un’adolescenza scandita dalle salite e dalle discese in sella alla bicicletta, rincorrendo il sogno di diventare un campione del ciclismo. Ma l’età dell’avventura spensierata dura poco, perché Alfredo è nato nel 1900, l’anno più sfortunato del secolo, e nella provincia prealpina di Vicenza, la più sfortunata d’Italia in quel periodo. Quando la guerra inizia a infuriare sulle montagne, il giovane si arruola nell’esercito come portaordini sul Brenta. In uno dei tanti, interminabili giorni di guerra, Alfredo conosce un giovane Ernest Hemingway. Eppure l’incontro che gli cambia la vita è un altro, con Sofia. La ragazza gli offre in dono quello che all’apparenza sembra essere un comune sasso di fiume. Una volta finita la guerra Alfredo tornerà a correre e incomincerà a vincere tutto, fino ad arrivare alla medaglia d’oro olimpica nel 1924. Ma soprattutto dovrà fare i conti con una galassia di amici di infanzia disgregata dal fronte e dalle migrazioni. Ispirato dalla storia vera di Alfredo “Fortunato” Dinale, il romanzo di Loris Giuriatti ci ricorda che dietro a un successo non c’è solo la supremazia fisica, ma ci sono anche le motivazioni, il coraggio, a volte la disperazione.