Recensione a cura di Maria Marques
Una nuova e intricata avventura riunisce i protagonisti conosciuti nel primo romanzo di De Bellis e Fiorillo, “Il diritto dei lupi”.
Sono trascorsi otto anni dalle vicende precedenti e, se da un lato Cicerone è stato fortunato perché è diventato un oratore affermato, sposato con Terenzia e padre affettuoso di Tullia, dall’altro non si può dire altrettanto di Tito Annio Tuscolano che si è rifugiato a Placentia, nella tenuta del padre del suo amico scomparso prematuramente, quasi come se assaporando il clima famigliare, potesse farlo rivivere, se non altro, condividendone con altri il ricordo. A rendere ancora più amara l’esistenza di Tito, la moglie, Flavia Polita, l’ha lasciato:
“Erano passati otto anni da che era fuggito da Roma per nascondersi a Placentia, quattro da quando Flavia l’aveva lasciato. In genere non pensava a lei, ma quella sera si sorprese a sentire che avrebbe desiderato vederla venirgli incontro sul sentiero di casa, la sua piccola donna di ferro, con il sorriso furbo e la cicatrice sulla guancia che lui tanto aveva amato…”.
Due uomini che non potrebbero essere più lontani per scelte di vita, uno abituato a combattere nel tribunale, l’altro abituato a combattere veramente e non solo per sopravvivere. Mondi diversi, vite diverse ma Cicerone e Tito si ritroveranno coinvolti in una vicenda che potrebbe mettere in pericolo la stabilità di Roma. Il periodo è denso di avvenimenti: le guerre civili tra Mario e Silla hanno lasciato strascichi dolorosi e non ancora sanati, la rivolta di Sertorio in Hispagna è terminata con la morte del militare ribelle che aveva saputo mettere in scacco le legioni romane e la rivolta di Spartaco è in atto.
“La Repubblica esiste da secoli, ma oggi poggia su gambe esili e incerte come quelle di un puledro appena nato. Roma ciondola, pendendo da questa o quella parte, strattonata per la veste da demagoghi e aspiranti tiranni.”
In questo clima poco sereno, quello di Pompeo è uno dei nomi che si fanno in senato per reprimere la rivolta di Spartaco, ma c’è un altro nome che serpeggia ed è quello di Marco Licinio Crasso.
“Marco Licinio Crasso, uno dei pretori in carica, l’uomo più ricco di Roma e forse del Mediterraneo, inviso ai patrizi per le sue origini plebee, come soldato sulla carta valeva Pompeo. Sí, Crasso avrebbe potuto creare un esercito e affrontare Spartaco. Aveva dato già buona prova di sé sul campo di battaglia durante la guerra civile, era determinato e, cosa più importante, aveva il denaro per armare Roma.”
Sarà proprio Crasso che coinvolgerà Cicerone per scoprire chi sia il mittente di messaggi misteriosi spediti dal campo di Sertorio e, soprattutto, chi ne sia il destinatario, tra chi abita le ricche dimore sul Palatino. E se Crasso vuole indagare, pensate che lo faccia in prima persona? Assolutamente no, richiamerà dal suo esilio a Placentia, il suo “Molosso”, Tito Annio Tuscolano l’uomo giusto per indagare tra i vicoli malfamati della Suburra, costringere i reticenti a parlare e aiutare Cicerone a mettere insieme i tasselli di quello che sembra a tutti gli effetti un complotto. E, Cicerone, oltre ai messaggi segreti si troverà a gestire anche una successione testamentaria.
Il senatore Lucio Valerio Flacco Poplicola, sembrerebbe abbia redatto un testamento in cui l’eredità si aggira intorno a venti milioni e mezzo di sesterzi, cui ovviamente nessuno vuole rinunciare, né i suoi parenti né Nevio Capella, padre di Plauzia, la giovane vedova. Banale questione di diritto? Assolutamente no, perché coloro che hanno firmato il testamento come testimoni delle volontà del defunto, muoiono misteriosamente. Vi sembra una trama sufficientemente intricata?Se pensate che non sia così, gli autori aggiungono le vicende di Flavia, l’ex moglie di Tito Annio Tuscolano, che a sua volta si ritroverà, suo malgrado, coinvolta in queste indagini, mentre medita vendetta per la morte di una sua giovane protetta.
Romanzo che racchiude in sé più generi partendo dal romanzo storico arrivando alla spy story per passare attraverso il thriller, senza mai cedere di tensione, pagina dopo pagina, mentre l’intricata vicenda si dipana dinanzi agli occhi dei due protagonisti e del lettore. Nulla è mai come sembra, tutti capaci di doppio gioco e di indossare maschere nascondendo le vere intenzioni che li muovono.
Un mondo di uomini, di “lupi” in particolare, che azzannano ciò che resta della Repubblica, e di altri invece onesti che possono ancora affermare: “E io faccio l’oratore, centurione. Ascolto le persone ancor prima di interrogarle. Sono piuttosto bravo in quello che faccio, sai? Ho imparato che l’animo umano, spesso, si muove lungo percorsi tortuosi e tutti meritano un processo prima di una condanna. Posso essere il primo a puntare il dito, ma ci vogliono solide prove o una confessione per poter caricare sulle spalle di un romano il peso delle sue colpe.”
Uomini che usano la legge per difendere e punire e altri che la piegano ai propri voleri, ma anche donne capaci di imporsi in una società che le relega a ruoli marginali. E così, Flavia, che porta su di sé una cicatrice evidente sul volto, venduta dal padre per permettere alla famiglia di sopravvivere, disillusa e dal cuore indurito dalla vita, afferma: “Ricordati che una donna da sola, là fuori non vale niente se non è niente”. E la bellissimaPlauzia Nevia Capella Minore, “venduta” anche lei dal padre a un marito di stirpe più nobile, per permettere l’ascesa sociale della famiglia, lucidamente dice a Cicerone: “Sì, essere moglie di un senatore romano è il sogno di ogni donna nella nostra, maledetta città. Persino se il senatore è un vecchio. Morto lui non avrei potuto sposare certo un mercante d’olio o un vasaio no? Non si torna indietro.”
Un libro avvincente, supportato da uno stile che rende godibilissime le sue molte pagine, alternando personaggi storici e altri di fantasia che si rivelano psicologicamente ben delineati e quanto mai credibili.
PRO
Un libro corposo che si legge velocemente, catturati dalla vicenda narrata e dalla bravura degli autori di rendere vivida Roma, i suoi quartieri, le ville ricche di lusso, i tuguri fatiscenti, i vicoli pericolosi della Suburra e più vicende che rendono la trama intricata e complessa.
CONTRO
In realtà un vero e proprio “contro” non esiste, ci può essere una difficoltà: senza aver letto il romanzo precedente, Il diritto dei lupi, può essere ostico comprendere il vissuto di alcuni personaggi.
Trama
72 a. C. Roma è una città sempre più corrotta, prossima a perdere la propria identità per entrare in una nuova èra. Marco Tullio Cicerone è un oratore giunto a un punto decisivo della carriera, Tito Annio Tuscolano un ex centurione disincantato. Unendo i loro talenti a quello di Flavia Polita, carismatica lenona della Suburra, sveleranno il gioco d’ombre messo in piedi per confonderli e fronteggeranno un complotto che potrebbe far riesplodere la guerra civile. Dagli autori de “Il diritto dei lupi”, una spy story piena di fascino tra il crepuscolo della Repubblica e l’alba della dittatura. Ingaggiati forzatamente per una missione ad alto rischio, Marco Tullio Cicerone e Tito Annio Tuscolano devono impedire a un gruppo di fanatici di attizzare il fuoco dei conflitti sociali. Con loro Flavia Polita, che nella vicenda ha un interesse personale. Intanto, sullo sfondo, vanno in scena le rivolte di Sertorio e Spartaco, la guerra contro Mitridate e le manovre politiche dei due ambiziosi pretori in carica, Marco Licinio Crasso e Quinto Ortensio Ortalo. Una matassa ingarbugliata che metterà alla prova l’intelligenza di Cicerone, l’esperienza di Tito, il coraggio di Flavia. E nella quale rimarranno impigliate donne risolute e letali, dal destino tragico, in cerca di vendetta.