Recensione a cura di Lorenzo Angelaccio
Albintimilium, ora sito archeologico nei pressi di Ventimiglia, era una città di epoca preromana, uno dei centri più importanti della popolazione dei Liguri Intemeli. In seguito agli scontri con Roma, divenne municipium nell’89 a. C. Sangue su Albintimilium, nuovo giallo storico di Franco Garrone, è ambientato proprio in questa città di provincia, dove viene ritrovato il corpo di una prostituta lungo la spiaggia. A indagare sul caso interviene l’urbaniciano Marco Decimo Apronio, giovane e brillante soldato che però, proprio per il suo acume e il suo spirito di iniziativa, viene osteggiato da tutti i suoi colleghi più anziani: in particolare da Prisco, con il quale fa coppia.
Anche nelle indagini su questo caso, Apronio si distingue in modo netto da suoi colleghi, specialmente quando l’assassino inizia a mietere più vittime tra le prostitute della città. Il caso inizia a farsi quindi sempre più spinoso, e Apronio entra in crisi quando si rende conto della pressione che grava sulle sue spalle, accentuata da problemi personali con la sua compagna e da incubi che lo attanagliano fin da quando era bambino, legati alla morte improvvisa di suo padre.
Era bloccato in una relazione senza futuro, con una compagna che non lo stimava. Allo stesso modo, capiva di essere bloccato in un lavoro con colleghi che non l’apprezzavano. Tutta la vita sembrava bloccata.
Il romanzo si distingue fin da subito per la sua ambientazione. Albintimilium è una città dalla lunga e ricca storia, eppure un po’ ai margini di quella che era la storia romana: paradossalmente forse ancora più ai margini delle province celtiche e germaniche, che comunque compaiono molto di frequente nelle ambientazioni dei romanzi sull’Impero Romano. Tuttavia, la città che fa da sfondo a questa vicenda si presta molto bene per il tipo di storia narrata. La trama gialla si snoda con fluidità e mette sul piatto fin da subito i giusti ingredienti: un assassino seriale, vittime accomunate dal fatto di essere giovani prostitute piacenti e un investigatore tormentato, a cui tutti o quasi sembrano voler mettere i bastoni tra le ruote.
Il male somiglia a te. Somiglia a me. Viviamo in un mondo in rovina. Il male è ovunque.
Apronio, però, non è il classico investigatore cinico e disilluso nei confronti della vita. Al contrario, è un giovane lucido e razionale (forse in certi passaggi anche troppo razionale) e spicca fin da subito sui suoi colleghi invece pigri e approssimativi, che non sono tanto interessati ad acciuffare il vero responsabile di questi omicidi, quanto piuttosto a chiudere il caso il prima possibile: anche a costo di arrestare e condannare a morte la persona sbagliata. Ad aiutare Apronio interverrà a un certo punto il pretoriano Gallio, personalità invece molto simile all’urbaniciano, con il quale entra subito in sintonia.
Lo stile del romanzo è fluido e scorrevole e fa in modo che il libro scivoli via veramente in pochissimo tempo, complice anche la sua relativa brevità. Forse si sente la mancanza di un maggior risalto dato alla cornice storica. Come già anticipato, l’ambientazione nella città di Albintimilium è originale e affascinante, perché permette di curiosare tra i vicoli di una città che, a differenza di Roma, difficilmente si riuscirà a bazzicare all’interno di un romanzo. Eppure, proprio per questo motivo, sarebbe stato incredibilmente affascinante che venissero forniti dettagli unici e particolari proprio di questa cittadina: cosa che viene fatto solo in minima parte. Anche i dettagli di quella che doveva essere la vita quotidiana nell’antica Roma non sono poi così numerosi. Nel romanzo ci sono molte scene in cui i personaggi bevono una coppa di Falerno, in modo molto simile a come lo berremmo noi oggi, eppure è noto che nell’antica Roma il vino aveva caratteristiche molto diverse e veniva gustato in un modo che noi abbiamo completamente perso.
Anche la soluzione finale, senza entrare troppo nel dettaglio, non appare molto convincente, probabilmente troppo frettolosa e per certi versi prevedibile. Tuttavia, al di là di queste criticità, la lettura risulta essere piacevole, e questo romanzo probabilmente farà impazzire gli amanti del giallo storico, che potranno divertirsi a esaminare gli indizi insieme all’urbaniciano Marco Decimo Apronio.
Ogni volta che un assassino opera in nome di principi religiosi fuorviati, o seguendo una contorta interpretazione religiosa, sono sempre le minoranze religiose che vengono messe sotto accusa.
PRO
Ambientazione inusuale
Stile fluido e scorrevole
Un protagonista brillante con il quale è facile empatizzareCONTRO
Cornice storica con pochi dettagli particolari
Finale non troppo convincenteLink cartaceo: Sangue su Albintimilium
Link ebook: Sangue su AlbintimiliumTrama
Albintimilium, città romana della Gallia Cisalpina, anno Domini 264. Il corpo senza vita di una prostituta viene ritrovato sulla spiaggia legato a un palo. I milites intuiscono subito di trovarsi di fronte a uno spietato assassino. Gli omicidi sono appena iniziati. Il milites Marco Decimo Apronio è giovane, risoluto e più intelligente dei colleghi più anziani che lavorano con lui nella caserma locale degli Urbaniciani. Viene interpellato per risolvere il caso, i colleghi hanno bisogno di una mente giovane e brillante che li ha già aiutati in passato alla soluzione di casi difficili, ma questa volta, il mistero sembra impossibile anche per Apronio: nessuno ha mai visto prima qualcosa del genere. Con il supporto dei Pretoriani, ha inizio la caccia all’uomo. Marco Decimo, sconvolto da un oscuro passato e relazioni fallite, deve affrontare le proprie angosce quando la ricerca dell’omicida lo sprofonda nei luoghi più bui della coscienza. Si immerge nella mente dell’assassino, per cercare di comprenderne le azioni contorte, ma scopre il male e spera di non rimanerne invischiato, mentre tutto sembra crollargli addosso. Con il ritrovamento di altre donne assassinate, inizia una corsa contro il tempo. L’unica soluzione è scovare l’omicida prima che uccida ancora.