Personaggi storici

TS e Dintorni filosofici – Femonoe. Conosci te stesso

Articolo a cura di Armando Comi

“Sognare del fuoco per l’uso domestico, qualora sia poco e puro, è buon segno, come afferma Femonoe”
Artemidoro, Il libro dei sogni.

Non abbiamo una data certa. Se è davvero esistita probabilmente fu contemporanea di Talete, uno dei sette sapienti. La collocheremo dunque tra il 600 e il 500 A.C. Stiamo parlando di una pitia, una sacerdotessa di Apollo, una profetessa in contatto con il serpente Pitone (da qui il titolo di pitia).

Chi era Femonoe?

Per descrivere chi fosse e cosa rappresentò per il mondo antico basti solo far riferimento al fatto che la sentenza “conosci te stesso” è attribuita a lei, una delle frasi più celebri del mondo antico e sulle quali si fonda molta della cultura universale.
Come facciamo a sapere che fu Femonoe a pronunciare questo apotegma?
Abbiamo a disposizione solo le fonti che ci parlano di lei, di Femonoe. Per il resto la sua figura si perde nella leggenda.
Cosa leggiamo nelle fonti?

Iniziamo da Diogene di Laerzio, che nelle Vite dei Filosofi cita proprio la famosa frase “conosci te stesso”, e per primo sostiene che sia stata pronunciata dalla pitia e solo in seguito attribuita a Talete o Chilone, entrambi nella rosa dei Sette Sapienti.

Ma fu la sola massima che caratterizzò Femonoe? Si tratta della sola frase e della sola fonte che ne parla?
No, il nome della sacerdotessa è diverse volte presente nelle fonti antiche, sia greche che romane.
Plinio, ad esempio, parla di Femonoe come una grande conoscitrice del volo degli uccelli e delle loro qualità, si dilunga in questo brano nella descrizione di un rapace:

Da Plinio non apprendiamo solo che Femonoe fosse esperta di cose naturali, bensì anche che le venisse attribuita un’origine divina, il che non fa che accrescere l’alone di fascino che circonda la sua figura.
Sempre Plinio rafforza la propria opinione sulla pitia registrando che l’interesse della profetessa per gli uccelli avesse finalità ornitomantiche, infatti leggiamo che una specie di falco, il triorche, fosse considerato tra gli uccelli del buonaugurio:

Una profetessa dunque, Femonoe, in grado di fare responsi divinatori dall’osservazione degli uccelli. Ma non solo. Le sue capacità profetiche spaziano dall’ornitomanzia alla oniromanzia, ovvero l’arte di prevedere il futuro tramite l’interpretazione dei sogni. Anche questa volta la fonte è di eccellenza, troviamo infatti Femonoe citata da Artemidoro nel suo trattato sui sogni appunto, nel quale leggiamo:

Viene riconosciuta dunque alla pitia la capacità di possedere una grammatica capace di spiegare il significato di alcuni simboli che compaiono nei sogni, come ad esempio il fuoco.
Ma abbandoniamo un momento il sentiero del profetismo (che è pur sempre un oggetto della speculazione filosofica) per riabbracciare invece quello della filosofia. Abbiamo introdotto il personaggio di Femonoe citando il famigerato “Conosci te stesso”, ma è l’unica tesi filosofica della pitia?
No, sempre Artemidoro infatti ci riporta una considerazione squisitamente filosofica sempre di Femonoe:

In questo brano Artemidoro riporta una differenza demarcata proprio dal pensiero di Femonoe tra cose naturali, ad esempio un albero e cose artificiali (una banconota). Le cose naturali come l’albero non hanno bisogno di un accordo sociale, infatti quando cito la parola albero tutti comprendiamo la stessa cosa e lo facciamo non per ragioni legate ad un contratto o ad un uso culturale, bensì capiamo tutti la parola albero perché alla parola corrisponde un ente naturale che è sempre quello senza margine di errore.
Diversamente invece succede con le cose artificiali, ad esempio il denaro. Prendiamo una banconota da 50 euro. Se non fossimo tutti d’accordo, come società, ad attribuire un determinato valore ad un pezzetto di carta, nessuno di noi scambierebbe del pane o dell’acqua con un piccolo oggetto di carta appunto. Trattandosi di un ente artificiale, la banconota assume un valore solo a seguito di un accordo sociale.

Questa sottile considerazione è attribuita per prima a Femonoe, che ne fa a tutti gli effetti una pensatrice nel novero dei filosofi antichi accanto a Talete e agli altri giganti del passato.

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