Recensione a cura di Donatella Palli
Saratov 1956, città sul Volga, Russia europea
Una madre e il suo bambino si incontrano alla stazione dopo sette anni. La madre proviene da un gulag in Siberia e il bambino da un orfanotrofio dove ha sempre cercato di tenere nascosto il fatto che fosse un ” diverso” cioè non un orfano di guerra ma un americano.
Questo è l’incipit di un’opera d’esordio di un’autrice ucraina nata nel 1979 e emigrata con la famiglia a otto anni negli Stati Uniti.
Questo romanzo che è stato paragonato a un dottor Zivago del nostro tempo si presenta nelle sue quasi ottocento pagine come un’appassionante saga familiare e un minuzioso romanzo storico che prende il via dai primi anni trenta del Novecento in America, con la grande depressione, e termina nel 2008.
Ha detto l’autrice in un’intervista:
“Quando ho finito di scriverlo ho pensato: non scriverò mai più di Russia, niente cambia in quel posto”.
In quanto testimone di questa guerra, come lo siamo tutti, ha confermato questo punto di vista: “Spero davvero che venga letto per comprendere meglio la psicologia dei russi e per capire perché sono così fedeli ai loro tiranni “
Protagonista assoluta è Florence Fein, una giovane ebrea americana, affascinata dalla cultura russa a causa di una nonna di quel paese che sogna di trasferirsi là, odiando le ipocrisie americane e la mentalità maschilista dell’epoca.
Il romanzo, suddiviso in capitoli, ognuno con il luogo e la data, avanza raccontando questo lungo periodo, saltando avanti e indietro nel tempo così da includere anche la vita di Julian, il figlio e di Lenny, il nipote.
Troviamo così Florence all’inizio degli anni trenta che vuole lavorare per la sua indipendenza, osteggiata dalla famiglia e da una società che vede le donne solo come casalinghe:
Se tuo marito ha un impiego statale e anche tu uno dei coniugi deve rinunciare (..) in questo paese se una donna lavora non è una vera americana ma un’arraffasoldi “
Siamo nel 1933 quando Florence, grazie alla sua conoscenza del russo, trova lavoro a Cleveland presso la Amtorg, la Soviet Trade Mission, la società opera di fatto come un’ ambasciata, giacché ufficialmente l’America non riconosce il governo bolscevico e si occupa di stipulare contratti di import- export per le società americane che vendono merci ai russi.
Florence dovrà assistere alcuni ingegneri russi nelle contrattazioni.
La ragazza, sempre più convinta di lasciare l’America, si compromette aiutandoli più del dovuto e s’innamora di uno di questi, Sergei.
Sergei Sokolov di San Pietroburgo che, essendo di estrazione borghese, racconta a Florence come abbia dovuto faticare il doppio per essere accettato dalla società e acquisire la coscienza di classe in seguito all’espropriazione del terreno di suo padre e alla suddivisione del suo appartamento fra tante famiglie,
Florence è ormai decisa e parte, finalmente in nave nel 1934. La motonave Bremen fa scalo a Copenhagen, Danzica e Liepaja. Durante la traversata orde di immigrati tornano nei loro paesi di provenienza:
“osservandoli trascinarsi a bordo, Florence ebbe d’un tratto l’impressione di guardare un vecchio filmato di Ellis Island che la Grande Depressione proiettava al contrario”
Quando dopo un lungo viaggio Florence arriva a Mosca:
“Mosca le appariva come un dedalo asiatico di strade serpeggianti, casupole di legno e carrozze tirate da cavalli. Ma già un’altra Mosca emergeva dal caos della prima . Le strade costruite per il passaggio degli asini erano state distrutte e rimpiazzate da viali larghi il doppio e il triplo di Park Avenue.”
Florence entra a lavorare alla Gosbank e ,dopo avere rinunciato a Sergei, a una festa al circolo dei lavoratori stranieri conosce Leon Brink , un giovane giornalista ebreo americano che scrive per la Tass nella rivista Sovietland ,in inglese , di propaganda sovietica.
La ragazza, benché incuriosita da questa mentalità esclusiva ha delle perplessità:
“la sua incapacità di provare la devozione nichilista verso Josif Stalin che tutti gli altri professavano sembrava essere uno dei molti sintomi della sua identità straniera”
“Io credo in una cosa sola , nella potenza della volontà umana”
Comunque siamo nel 1934 e la Russia sta vivendo gli ultimi giorni di un periodo d’innovazione artistica e Florence crede di vivere in un paese più libero di quello che ha lasciato ma l’omicidio di Sergej Kirov, segretario del partito a Leningrado è l’occasione attesa da Stalin per inaugurare un periodo di epurazione senza precedenti : I controrivoluzionari arrestati sono centinaia.
“la morte di Kirov è la gallina dalle uova d’oro che continuerà a generare nuovi nemici ininterrottamente fino al 1941 (…) Ogni condotta illecita riportata sui giornali è un atto di cospirazione , un incidente industriale? Ostruzionismo. Una produzione inferiore agli obiettivi ? Sabotaggio”
Gli anni che seguono saranno durissimi per Florence e Leon che hanno deciso di convivere:
La vita in una Kommunalka, alloggi a cui a ogni famiglia viene assegnata una piccola stanza per vivere con i servizi in comune, è durissima ; frequenti sono le liti , le gelosie, le ostilità, favorita è la delazione : chiunque può essere denunciato da un vicino e arrestato senza alcuna prova.
Gli stranieri adesso devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni tre mesi e, in questa occasione, a Florence viene ritirato il passaporto. Non riesce a contattare l’ambasciata americana, perde il lavoro.
Dice a questo proposito il figlio Julian:
“I miei genitori non furono gli unici americani bloccati a Mosca dopo il 1936. Centinaia di loro, lasciati alla deriva nell’Unione Sovietica, compresero troppo tardi di essere caduti in disgrazia presso il governo americano (…) Gli americani intrappolati , non furono abbandonati , furono sacrificati sull’altare comune di due superpotenze”
Florence sopravvive al 1937 lavorando come addetta alle pulizie di un teatro ed è lì che incontra un’insegnante che la invita all’istituto di Filologia per insegnare inglese, ma diventa preda di un agente segreto Subotin che promettendole di farle riavere il passaporto le chiede di riferire sulle attività antisovietiche dei docenti dell’istituto. Florence non ha niente da dire , anche una sola frase di scontento può essere occasione d’arresto e lei vorrebbe accontentare Subotin per tornare in America.
Lo scoppio della guerra porta Florence lontano da Mosca e al riparo della polizia segreta. La propaganda sovietica si serve del Comitato Antifascista Ebraico per ottenere finanziamenti dall’America e dall’Inghilterra: gli intellettuali che avevano lasciato l’Unione Sovietica vengono incoraggiati dal governo a rientrare ma si sentono in trappola.
Cene per le raccolte fondi si tengono a Boston, New York, Pittsburgh e Detroit. Al timone del Comitato c’è Solomon Michoéls, celebre attore e direttore artistico del teatro yiddish nazionale che sarà misteriosamente ucciso dopo la guerra.
Florence e Leon lavorano come traduttori :
“Non bastava tradurre, bisognava tradurre in modo da fornire la giusta descrizione degli eventi”
All’interno del SovinformBuro i dispacci stranieri vengono censurati al resto della popolazione e osannati i reportage della stampa russa sui successi ininterrotti dei lavoratori.
Finita la guerra nel 1948 il clima cambia e il comitato ebraico viene considerato un covo di sabotatori e i suoi membri arrestati. Anche in America il clima è cambiato, inizia il periodo McCarthy: è la guerra fredda.
Florence, Leon e un loro collega inglese cominciano ad organizzarsi per fuggire in Inghilterra : distruggono i libri e si disfano di tutto il materiale che potrebbe incriminarli.
Il clima è sempre più pesante, chiunque, anche l’amico più fidato, potrebbe essere una spia del KGB. Subotin, l’agente segreto l’ha contattata di nuovo per fare la spia: vuole sapere del complotto separatista in Crimea che il Comitato Antifascista Ebraico avrebbe promesso agli americani una parte della penisola della Crimea come testa di ponte per azioni militari imperialistiche .
È spasmodica, per il regime, la ricerca continua di un nemico.
Florence non ne sa nulla e prende tempo, si prepara alla fuga che non avverrà mai perché Leon e l’amico Seldon Parker, vengono arrestati e di loro non si saprà più niente. Anche Florence sarà arrestata con l’accusa di spionaggio il figlio che all’epoca aveva sei anni e mezzo non l’avrebbe più rivista per sette anni.
“il principio millenario dello sviluppo della cultura , della scienza e della potenza industriale russe tramite lo sviluppo della non-liberta’ dell’uomo dalla Russia dei boiari di Ivan il terribile , da Pietro il Grande, da Caterina – ha raggiunto sotto Stalin, il suo pieno trionfo”
“Le celle del carcere erano il primo stadio di un’operazione il cui fine ultimo era l’approvvigionamento continuo di manodopera (…) persino nella contea ( schiavista ) più arretrata degli Stati Uniti, una vita umana valeva almeno l’oro che era costata , in Russia non valeva assolutamente niente.”
I lavori forzati in Siberia non consentivano la sopravvivenza dei prigionieri e Florence riesce a finire in infermeria, allo stremo delle forze e , per la sua conoscenza della lingua , deve convincere un pilota statunitense prigioniero durante la guerra di Corea a consegnare ai russi i dati del suo F-86 caduto .
È durissimo questo periodo in cui Florence sa per certo che se il pilota non parlerà lei verrà rimandata nel campo di lavoro e lì ci morirà. Alla fine trovano un accordo e , poiché il pilota è deciso a suicidarsi, Florence promette di trovare la sua famiglia e riferire quello che è successo :
“Se lei parlerà… se lei farà questo sforzo per me , per tenermi in vita, io li cercherò e racconterò loro quello che lei vorrà”
Negli anni che seguono alla sua scarcerazione e al ricongiungimento con Julian, Florence lavora come commessa in una libreria e dà lezioni serali private di inglese. Nonostante quello che è successo è riluttante a lasciare la Russia , ha paura di ritornare e solo nel 1979
Julian e sua moglie riescono a riportarla in America. Lei ormai si sente un’ immigrata nel suo paese.
Nel 2008 il figlio Julian otterrà il dossier desecretato su sua madre con tutti gli interrogatori e le torture che ha dovuto subire. Di suo padre niente perché fu ucciso subito dopo l’arresto.
Julian ha sessantaquattro anni è ingegnere petrolifero , esperto di navi rompighiaccio e ha un figlio Lenny che vive a Mosca e vorrebbe riportarlo in America.
Per lavoro Julian si reca spesso in Russia ma è ben consapevole che la fitta rete di corruzione nel paese non permette un regolare svolgimento dei suoi affari.
Nel leggere il dossier su sua madre si rende conto che lei si è resa responsabile di collaborazionismo con le autorità sovietiche. Certo capisce che l’essere umano davanti alla tortura fisica come ad esempio la mancanza di sonno, le botte e soprattutto quella psicologica matura un istinto di sopravvivenza che lo fa agire anche contro la propria morale.
Questa opera di grande respiro come è tradizione nella grande narrativa russa vuole analizzare il rapporto tra l’individuo e la storia.
“Siamo tutti legati a doppio filo all’epoca in cui viviamo. Nessuno di noi è libero come ci piace pensare”
PRO
Libro bellissimo e struggente da leggere che ci aiuta anche a capire meglio l’attualità.
CONTRO
Alcuni passaggi tecnici sui rapporti di lavoro di Julian sono un po’ lunghi
Trama
Link cartaceo: I patrioti
Link ebook: I patrioti
La ventitreenne americana Florence Fein, figlia di genitori ebrei e nipote di una donna russa, è da sempre affascinata dal mondo sovietico. La Grande Depressione ha colpito gli Stati Uniti e lei, idealista e nauseata dalle contraddizioni del proprio paese, decide di lasciare New York per trasferirsi nella terra d’origine della nonna, inseguendo il sogno socialista e la promessa di un amore oltreoceano. Una volta giunta a destinazione, però, le speranze svaniscono una dopo l’altra, la ragazza si trova faccia a faccia con la brutalità di un regime sempre più opprimente e rimane presto bloccata in un paese da cui non può fuggire. Molti anni dopo, il figlio di Florence, Julian, emigra di nuovo verso gli Stati Uniti, anche se il suo lavoro nell’industria petrolifera lo porta frequentemente a Mosca. Gran parte della vita della madre gli è stata tenuta nascosta e, quando viene a sapere che il fascicolo del KGB su di lei è stato aperto, organizza un viaggio d’affari per scoprire tutta la verità. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: per chiuderlo definitivamente Julian dovrà anche convincere suo figlio, l’ostinato Lenny, che nel frattempo sta cercando di fare fortuna nella spietata Russia di Putin, a tornare a casa.
Lo stupefacente romanzo d’esordio di Sana Krasikov racconta le vicende di tre generazioni in bilico fra due continenti, intrappolate tra le forze della Storia e le conseguenze delle proprie scelte. Grandioso nell’incedere e intimo nei dettagli, appassionante saga familiare e minuzioso romanzo storico, I patrioti è una potente epopea trainata da una protagonista indimenticabile e orchestrata da una penna eccellente.