Narrativa recensioni

1886 Geronimo – Valentino Appoloni

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Chi non ha mai sentito parlare di Geronimo? Il coraggioso condottiero Apache che per anni mise in scacco gli eserciti di Stati Uniti e Messico, spesso uniti, contro la sua gente imponendo taglie in cambio di scalpi indiani di uomini, donne e bambini.
In “1886 Geronimo”, edito da Youcanprint, lo scrittore Valentino Appoloni, racconta la tecnica di guerriglia adottata da Geronimo che ispirò nel Novecento rivoluzionari di tutte le latitudini
Pochi popoli nativi americani godono una rinomanza di fieri e invincibili guerrieri  come gli Apache del Sud Ovest statunitense e Nord americano: ambienti spogli di vegetazione, deserti di pietre e polvere.

“Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c’è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c’erano costrizioni”.   (Geronimo)

Questo è il suo grido di libertà: quella libertà a cui aspira per la sua terra e per il suo popolo.
“1886 Geronimo” è un racconto che si incentra su fatti storici reali a cui è apposta una ricostruzione, in parte romanzata, sul decorso di una parte degli eventi.
L’epopea del west porta dritti all’epopea dei pionieri: la colonizzazione dei territori americani a ovest degli Allegheny, sottratti alla caccia delle tribù pellerossa, tra il XVIII e il XIX secolo.

I cinque uomini difendono disperatamente le loro case mentre gli Apache sciorinano giù dalla collina come una terrificante marea. Il sudore scende piano dalle fronti dei morituri ormai accerchiati. Il giovane Cooper si meraviglia di vedere come quei selvaggi sparino bene con le Colt anche cavalcando a spron battuto. Ci sarebbe da ammirarli, in circostanze diverse.

Il mito di Geronimo ha avuto largo seguito nella cultura occidentale. I generali statunitensi che si battono nell’arida prateria per catturarlo, restano ammutoliti davanti alla capacità e alla fermezza di quest’uomo.
La sua determinazione, si racconta, è da attribuire anche alla grande sete di vendetta: la perdita della madre, della moglie e di due suoi figli per mano dei messicani. Geronimo, (il cui vero nome è Goyathlay, colui che sbadiglia), è il nome che gli fu attribuito dai suoi stessi nemici.

Nel 1876 il governo americano decide di portare tutti gli Apache in un’unica riserva dalla quale Geronimo e la sua gente riescono a fuggire.
Ma quando gli americani decidono di servirsi di altri Apache  per catturarli, per loro non c’è più scampo. Iniziano quelle che vengono chiamate Apache Wars. 
Questa storia non è lineare, (non potrebbe esserlo), ma in queste pagine, lo scrittore Valentino Appoloni tiene a freno la forza della poesia e della teoria per dar vita a una storia che si sviluppa ben oltre i confini dell’esistenza di un popolo: un’epopea quasi caduta nell’oblio.
L’autore, mette in risalto che la storia del west è ancora ricca di vitalità, ma anche di crudezza feroce. La vicenda raccontata fa procedere tre storie contemporaneamente che, partite da posti diversi, alla fine convergono verso un unico punto; dando luogo a un triste epilogo.

Parlare della narrazione di un popolo può essere l’occasione per una riflessione sulla natura delle gesta da raccontare. Non obbligatoriamente su luoghi comuni e abusati, per quanto veri, ma dal punto di vista  dei vincitori e quindi un punto di vista prevalente e negativo rispetto a quello dei vinti. 
Geronimo nella sua fuga, per procurare il necessario ai suoi, compie razzie: per mantenere la sua fama di guerriero fronteggia il giudizio negativo degli altri capi e dell’ambizioso figlio.  

Temo un’altra cosa invece, gli dice con serietà il ragazzo. Che cosa? Che tu non possa permetterti una sconfitta. Gli altri capi ti sopportano poco, a volte penso che aspettino un tuo errore per riprendere il posto che tu gli hai tolto. E’ possibile. Ma le mie visioni mi confortano.

Da questo dialogo, botta e risposta, si evidenzia il difficile rapporto tra Geronimo e suo figlio Chapo: che lo ama e lo teme allo stesso tempo; questa difficoltà si “affaccia” lungo tutto il romanzo, diventando il filo conduttore che attraversa le grandi praterie fino a raggiungere i personaggi impegnati  nelle numerose battaglie.

Cresciuto nelle tradizioni Apache, Geronimo, non fu mai un capo: questo titolo gli viene attribuito dalla storia ufficiale. Lui si sente soprattutto un guerriero, uno sciamano, un mediatore tra il mondo umano e il mondo soprannaturale degli spiriti, dei morti e delle divinità. 
A inseguirlo c’è un contingente guidato dal tenente Gatewood un esperto del territorio e della cultura Apache: lo accompagna Al Sieber, scout che detesta gli indiani e critica più volte l’ufficiale di non voler prendere Geronimo.
Ma nell’inseguimento c’è anche un gruppo di cacciatori di taglie capeggiati da Brauer e Patterson: due uomini con obiettivi diversi. Il primo ambisce a diventare famoso; catturare l’Apache per essere celebrato dai giornali e poter aspirare a una carica pubblica, mentre il secondo è attirato dai soldi della taglia.

Splendide sono le descrizioni delle gole che si aprono improvvisamente in ampie vallate. Rocce brulle prive di vegetazione, aspre e dure. Si viene catapultati nel lontano West, tra indiani, cowboy e natura selvaggia.

In fondo i conquistatori sono anche dei poeti: inseguono un proprio mondo fatto di aspirazioni e di illusioni inconsistenti. E Brauer vuole assaporare quell’armonia con la natura che in quel momento  è la padrona assoluta: sa che più avanti l’ambiente aspro e il sole implacabile della Sierra Madre, renderanno il cammino molto più difficile.  

Geronimo guarda le montagne intorno, alte e maestose, tutt’altro che impegnative  per la sua gente abituata a muoversi, a salire per trovare punti dove stare più sicuri e da cui piombare sui nemici.

Geronimo; ultimo grande guerriero della storia indiana. Infaticabile, accanito difensore dei diritti del suo popolo, combatte fino allo stremo delle sue forze contro la cupidigia, la violenza dell’uomo bianco: tradito da accordi promessi e non mantenuti.  La sua storia non mancherà di domandare al lettore sulle sue convinzioni da viso pallido.
Un grande condottiero, ostaggio di uomini incapaci di capire l’immenso dolore dell’annientamento di un popolo: per Geronimo, al confino, lontano dai territori nativi, è la sofferenza più grande.


PRO

Scrittura scorrevole ed essenziale,
senza “fronzoli”

CONTRO

Nel finale c’è una caduta di tono

Link cartaceo: Geronimo 1886
Link ebook: Geronimo 1886

Trama
Geronimo con una parte del suo popolo è fuggito dalla riserva e sta tentando di raggiungere la Sierra Madre, terra selvaggia che conosce a menadito e in cui sarà più facile difendersi. A braccarlo  ci sono la cavalleria americana, alcuni cacciatori di taglie e i Messicani, nemici storici degli Apache.  Per salvarsi da così tant avversari, è costretto a ideare sempre nuovi stratagemmi, in un crescendo di crudeltà e violenza dove alla morte negli scontri a fuoco si accompagna spesso la sofferenza per la mancanza d’acqua. Non sempre apprezzato dagli altri capi, Geronimo antepone a tutto il suo amore  per la libertà. Solo nel settembre del 1886 sarà costretto a cedere. 

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.