Ha commesso almeno 40 omicidi ma questo è il numero solo di quelli accertati, secondo alcune fonti, infatti, il conto delle sue vittime salirebbe a 60. È la prima serial killer donna negli Stati Uniti nel Novecento, attiva tra il 1894 e il 1908; considerata la Vedova Nera per eccellenza e nota anche come “La signora Barbablù”. A renderla particolare, se non unica nel suo genere un ulteriore fatto: la sua fine misteriosa.
È questo l’identikit di Belle Gunness. Se non conoscete la sua storia, ve la racconta TSDCrime.
Prima di essere Belle Gunnes, era Brynhild Paulsdatter Størseth – questo il suo vero nome – nata l’11 novembre del 1859 a Selbu, Sør-Trøndelag, Norvegia. Ultima di otto figli, a 14 anni inizia a lavorare per le fattorie della zona mungendo e allevando il bestiame, i suoi datori di lavoro la considerano una brava ragazza dedita al lavoro e molto capace, in quanto sapeva fare il formaggio e non aveva timore di passare la notte in montagna con il gregge. Nella vita quotidiana, tuttavia, la giovane non gode di buone considerazioni, un po’ per il suo aspetto fisico (1.83 cm e 91 kg), un po’ per il fatto di essere considerata una ragazza bugiarda e di facili costumi.
A diciassette anni rimase incinta, ma fu vittima di un pestaggio da parte del padre del bambino che portava in grembo che le causò un aborto e, soprattutto, un cambio di personalità. Il padre del bambino mai nato, forse perché di famiglia benestante, non fu mai indagato, ma morì un mese dopo questi fatti: la prima vittima della futura serial killer? Non si sa, ma visto il curriculum che si farà poi la “signora”, potrebbe essere.
Stanca della situazione che stava vivendo, la donna decide di trasferirsi in America dove già era emigrata la sorella. Qui, due anni dopo il suo arrivo, sposa Mads Sorenson, un immigrato norvegese come lei, insieme al quale apre un negozio di dolciumi, ma dopo un anno crolla tutto, affari e matrimonio, e in questa totale insoddisfazione, Belle mette a punto l’omicidio della primogenita Caroline, adottata all’età di 8 mesi: la avvelena e appicca un incendio alla propria bottega per eliminare le prove del delitto e incassare così i soldi dell’assicurazione sull’immobile. Con il denaro Belle e il marito acquistano una seconda abitazione dove avviene il secondo omicidio, quello per veneficio del secondo figlio, Alex, anche questo “risolto” e occultato con l’incendio dell’abitazione. Altro risarcimento. Entrambi i bambini erano stati assicurati dalla madre, quindi gli assegni che Belle riscuote sono consistenti, i danni per le perdite risarciti senza alcun tipo di sospetto.
Il disegno si replica nel luglio del 1900, quando muore il marito Mads Sorenson. Interrogata dal medico che si occupa del caso, Belle riferisce che aveva somministrato al marito un farmaco prescrittogli per curare il raffreddore. La faccenda viene conclusa e archiviata, morte per problema cardiaco è quanto viene scritto sul referto. Cosa che consente a Belle di incassare le due polizze vitalizie che il marito aveva sottoscritto.
Si trasferisce quindi a La Porte, nell’Indiana, portando con sé la figlia adottiva Jenny e le due figlie naturali Myrtle e Lucy. Acquista un allevamento di maiali e sposa Peter Gunnes (dal quale prende il cognome). Ma le “strane morti” si susseguono: otto mesi dopo il matrimonio, Peter muore in circostanze strane: la moglie racconta di averlo rinvenuto riverso a faccia in giù, schiacciato da un tritacarne caduto da uno scaffale. Naturalmente, viene ventilato il caso di omicidio, ma Belle viene scagionata dalla figlia adottiva che testimonia di aver assistito all’incidente. Anche in questo caso, la donna raccoglie un ottimo assegno di assicurazione: tremila dollari. Quando qualche anno dopo, la figlia Jenny diffonde una versione della morte del secondo marito di Belle differente, in cui la signora lo avrebbe violentemente colpito col tritacarne, la polizia interviene per interrogare Jenny che, però, persiste nel negare la versione trapelata.
Belle decide quindi di mandare la figlia adottiva in collegio: la ragazza parte improvvisamente senza salutare nessuno e nel mentre Belle ha dato alla luce un bimbo.
Rimasta vedova e con tre figli a carico, Belle Gunness, che frequenta già diversi amanti – tra cui Ray Lamphere, il preferito – fa pubblicare degli annunci sui giornali per “cuori solitari” rivolti a emigranti norvegesi riferendo di essere alla ricerca di un uomo disponibile a sposarla.
Le risposte sono molte, e Belle le riscontra tutte con una lettera in cui chiede il deposito di una somma di denaro a titolo di garanzia. Molti si presentano presso la signora Belle, la frequentano a seguito del versamento della somma e… diversi di questi, inspiegabilmente, spariscono senza lasciare tracce.
È il caso di John Moe che risponde all’annuncio della donna nel 1906 e nessuno avrà più sue notizie, parenti compresi. I suoi effetti personali vengono però visti da qualcuno a casa dell’allevatrice di maiali.
In tutto ciò, il “favorito” signor Lamphere, seccato dalle continue frequentazioni, si oppone: Belle non fa una piega e lo scarica senza molti convenevoli.
Eppure qualcosa inizia a scricchiolare nei piani diabolici di Belle: a seguito della scomparsa di Andrew Helgelien, l’ennesimo pretendente che le aveva portato “in dote” i propri risparmi, Belle riceve una lettera dal fratello dell’uomo, il signor Asle, che le chiede che fine abbia fatto Andrew. Non convinto dalla risposta della donna, che riferisce di aver perso le sue tracce sebbene sia stato da lei qualche tempo prima, Asle denuncia la scomparsa del fratello confidando i propri sospetti alla polizia perché qualcosa non torna: nell’abitazione della Gunness sono ancora presenti i suoi effetti personali, compreso il riconoscibile soprabito di pelliccia. E indovinate un po’?
Quella notte – è il 28 aprile del 1908 – la fattoria di Belle viene distrutta da un incendio, del quale, però, viene accusato l’amante Ray Lamphere (che a suo tempo Belle aveva denunciato per “stalking”).
In una fossa comune nei terreni della fattoria, sui quali gli investigatori concentrano le indagini in seguito a una dichiarazione di un ex dipendente di Belle da cui aveva avuto ordine di livellarli per trasformarli in porcilaia, viene rinvenuto il corpo di una donna adulta senza testa, e si pensa sia il cadavere di Belle.
Dopo una settimana, i poliziotti trovano gli effetti personali di molte persone, rintracciate grazie all’ausilio di diversi parenti di persone scomparse nel tempo, ma vengono rinvenuti anche numerosi sacchi di tela contenenti torsi, mani, braccia, ossa umane. Emergono diversi cadaveri di pretendenti, di ex dipendenti di cui Belle era stata amante, corpi non identificati (anche di bambini) e della figlia adottiva Jenny, mai partita per il collegio. E nel frattempo si accerta che il cadavere senza testa non è quello di Belle, che non viene ritrovato.
Che fine ha fatto?
Le conclusioni delle autorità cambiano radicalmente sull’incendio nella fattoria e si teme un’incredibile messa in scena. Una conferma – difficile da verificare – arriva da Ray Lamphere, l’amante arrestato che fornisce pian piano macabre ricostruzioni: si riconosce colpevole per l’incendio doloso della fattoria, afferma di non aver mai preso parte agli omicidi ma di aver aiutato Belle a seppellire i cadaveri già mutilati.
Raccontò tutta la procedura degli omicidi: l’assassina seriale attirava la vittima servendole abbondanti pasti, e dopo averla soddisfatta sessualmente avvelenava il malcapitato con la stricnina oppure lo uccideva con un’ascia durante il sonno. Quindi, trasferiva il corpo in cucina, smembrava l’amante di turno e distribuiva i pezzi in vari sacchi di tela, per poi seppellirli nel porcile della fattoria.
Rispetto all’incendio della fattoria, raccontò che faceva parte di un piano ordito da Belle, così come quello di far rinvenire il corpo di una donna senza testa. La Gunness, infatti, gli aveva ordinato di uccidere con la stricnina una donna arrivata alla fattoria in cerca di lavoro. In seguito le aveva messo i vestiti di Belle, le aveva tagliato la testa e lasciato vicino i denti finti della vera colpevole. Lamphere uccise anche i figli e poi diede fuoco alla casa. Belle, invece, prese un treno promettendo all’amante di farsi risentire, ma da allora non ne aveva più sentito parlare.
Ufficialmente Hell’s Belle – il suo soprannome – viene dichiarata morta, anche se l’autopsia conferma che il corpo privo di testa trovato nella fattoria è più corto e più leggero di quello della norvegese. E questo nonostante il fatto che la carne bruciata si restringa: la differenza era considerevole. Inoltre, anche se i denti finti appartenevano alla donna effettivamente morta, chiunque avrebbe potuto metterli lì. Tutto questo ebbe ancora più valore quando, nel 1909, un uomo disse di averla vista a casa di Almetta Hay, amica di Belle. Dopo la morte di Almetta, nella sua casa si scoprì un teschio di donna avvolto in un materasso. Molti pensano si trattasse della donna morta nell’incendio, ma le indagini non proseguirono.
In conclusione, la data ufficiale della morte della killer norvegese Belle Gunness è il 28 aprile 1908. In casi come questo, molto probabilmente, la verità non la sapremo mai.
Il sospetto che Belle Gunness possa essere davvero scampata all’incendio resta. Un vero e proprio giallo, un mistero che negli anni ha spinto molte persone a visitare la fattoria come una vera e propria attrazione turistica. Negli anni successivi, in varie zone degli Stati Uniti, spuntano presunti avvistamenti e si moltiplicano i casi di morte sospetta. L’ultima segnalazione risale al 1935, in Ohio. L’unica certezza i tanti omicidi commessi.
Se vi state dicendo che su questa storia ci sarebbe da scriverci un libro, ebbene c’è già lo ha scritto Massimo Centini e lo ha pubblicato Yume, si intitola La vedova nera. Vita crimini e misteri di Belle Gunness