Recensione a cura di Tiziana Silvestrin
12 maggio 1940 Wiston Churchill è appena stato nominato primo ministro, l’esercito di Hitler dopo aver invaso l’Olanda e il Lussemburgo si appresta a conquistare il Belgio; non solo in Francia, ma anche in Inghilterra si comincia a temere un attacco da parte dei nazisti.
Dirò alla Camera, come o già detto a quanti si sono uniti a questo Governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore.
Il discorso di Churchill è il preludio perfetto per questo romanzo ambientato in buona parte nelle War Rooms, stanze senza finestre rinforzate con lastre di cemento e dai soffitti bassissimi. Tra quelle pareti ingiallite dai pavimenti di linoleum marrone dove aleggiava un odore di cera per pavimenti, bagni chimici e fumo di sigaretta, si studiavano le tattiche di guerra del nemico, si tessevano alleanze per combatterlo e si organizzava il controspionaggio.
L’autrice con grande capacità descrittiva riesce a catapultare il lettore nell’atmosfera di una Londra che si prepara ad affrontare gli attacchi dei tedeschi, con i palazzi protetti da sacchi di sabbia e dove le persone convivono con l’oscuramento, le restrizioni, la paura delle bombe che da un momento all’altro sarebbero potute arrivare e radere al suolo anche la St Paul’s Cathedral.
Una delle segretarie del primo ministro viene assassinata e Maggie Hope, una giovane inglese arrivata dagli Stati Uniti in Inghilterra per occuparsi di una questione familiare, viene chiamata per sostituirla. Laureata in matematica con il massimo dei voti, quell’impiego da dattilografa le sta stretto, soprattutto considerando che uomini molto meno intelligenti e preparati di lei occupano posizioni cruciali.
Rassegnatasi al fatto che quel lavoro pareva essere l’unico contributo che poteva dare all’Inghilterra inizia a lavorare al n. 10 di Downing Street, nell’ufficio delle dattilografe illuminato da quattro lampade a sospensione di vetro verde e adornato da maschere antigas, elmetti d’acciaio e fischietti per le esercitazioni antiaeree. La rossa Maggie Hope fa conoscenza con il personale, rigidamente diviso tra segretari privati, maschi di buona famiglia addetti alle ricerche e alla stesura dei rapporti e donne, destinate solo a scrivere sotto dettatura, oltre all’onnipresente Nelson, uno dei gatti del primo ministro.
Nonostante la continua paura dell’arrivo dei missili tedeschi, o forse proprio per quello, gli inglesi non rinunciano a divertirsi nei pub, tra il fumo delle sigarette e i profumi delle donne, scatenandosi sulle piste da ballo al ritmo delle canzoni più in voga.
Per un caso fortuito Maggie Hope inizia a lavorare direttamente con Wiston Churchill nel suo studio, sempre compagnia di Nelson che come tutti i gatti andava dappertutto senza chiedere il permesso a nessuno; questa sua nuova posizione si rivela presto essere alquanto scomoda, data la forte personalità del Primo Ministro, ma non era certo il carattere a fare difetto a Maggie Hope che riesce a farsi apprezzare grazie alle sue competenze.
I nemici non si trovano solo al di là della Manica, gli estremisti dell’IRA fanno strage di civili con le loro bombe e organizzano complotti contro l’Inghilterra.
L’autrice nel descrivere la vita quotidiana dei londinesi che si spostano con le maschere antigas sulle spalle, costruiscono rifugi antiaerei nei loro giardini sorseggiando tè, getta le basi di un intrigo internazionale nel quale viene coinvolta la protagonista e le persone a lei più vicine.
Nella matematica, al contrario, c’era sempre una risposta e si poteva sempre essere sicuri della sua correttezza. La verità era la risposta corretta, dimostrabile.
La bellezza stava nell’eleganza della prova. Quando lavorava ai problemi, i numeri si disponevano e ridisponevano da sé, svelando la propria complessità, rivelando il proprio mistero, finché la risposta finale andava a posto con l’appagante clic dell’ineluttabilità.
La matematica era elegante, logica, prevedibile, e preferibile ai confusionari calcoli della vita. “
Nel momento in cui, grazie alla sua capacità di decodificare i codici si avvicina a scoprire il mistero che il Security Service, MI5 l’ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito, è impegnato a nasconderle, viene messa in pericolo la sua vita stessa, quella del Primo Ministro e le strategie difensive della Gran Bretagna.
La narrazione si fa serrata, in un crescendo adrenalinico che tiene il lettore avvinto alle pagine sino capitolo dopo capitolo sino alla fine.
La storia è di fantasia, ma l’ambientazione è molto accurata, vengono descritti non solo gli abiti in voga in quegli anni, ma anche le canzoni, i trucchi, i profumi e le abitudini dei cittadini inglesi, il che lo rende molto godibile, ottimo lo stile conciso, adatto alla trama scelta.
Il finale avrebbe potuto essere più adatto all’intelligenza e alle capacità della protagonista, ma forse l’autrice ha in mente un seguito per la protagonista Maggie Hope.
«Ma a me serve Speranza nel mio ufficio» la blandì, con un tono quasi infantile «Non può andarsene. Non lo permetterò» Maggie capiva il rischio che aveva corso nel tenergli testa e che quella era la cosa più prossima a un’offerta di scuse che avrebbe ricevuto. «Sì, Primo ministro.»
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Trama
Londra, 1940. Winston Churchill si è appena insediato come Primo ministro, la guerra infuria e la minaccia di un attacco nazista si fa sempre più reale. Nulla di tutto questo sembra però scoraggiare Maggie Hope: una giovane americana dall’inconfondibile chioma rossa, intraprendente e determinata, laureata in matematica con il massimo dei voti. Per intelligenza e capacità potrebbe competere con le migliori menti ell’intelligence britannica, ma in quanto donna riesce solo a trovare un impiego come dattilografa al numero 10 di Downing Street. La sua straordinaria abilità nel decifrare linguaggi in codice, però, permette a Maggie di capire che lavorare per il Primo ministro significa avere accesso a informazioni segrete e l’opportunità unica di combattere in prima linea il nemico. La vicinanza alle War Rooms d’altro canto la espone alle macchinazioni di un pericoloso gruppo di estremisti, disposti a tutto pur di cambiare il corso della storia.