Narrativa recensioni

Enzo. Il sogno di un ragazzo – Enrico Brizzi

Recensione a cura di Serena Colombo

«In nome della lealtà che ci ha legati in giornate di meraviglia e stagioni spaventose, mi atterrò dunque al solo principio che conviene agli onesti: riferirò fatti e circostanze così come potrei ripeterli senza esitazioni di fronte a lui, qualora tornasse all’improvviso a farci visita dal regno delle ombre.»

È questa la premessa con la quale Enrico Brizzi – autore ben noto al pubblico per il suo Jack frusciante è uscito dal gruppo –  apre il suo romanzo (primo di una serie) dedicato a Enzo Ferrari e che Harper Collins ha portato in libreria a maggio scorso.
E la premessa è mantenuta in pieno. Non una biografia vera e propria, ma un romanzo su un personaggio che, forse, più di tutti fu l’espressione del nuovo secolo.

L’autore del libro ci apre il sipario su un Enzo Ferrari prima che diventasse il “papà della Rossa”, nel tempo in cui il suo sogno si forgia, prende forma e consistenza, e si basa sul suo più grande desiderio: quello di sentir gridare a tutti il suo nome, di essere “qualcuno”. Ecco, potremmo dire che il romanzo è il racconto nudo e crudo di questo sogno di un ragazzo, per citare il titolo.
Quel sogno che si fa sempre più convinto quando assiste a una gara automobilistica.

In un gelido pomeriggio del 1899 l’automobile e il cavallo apparvero per la prima volta a Enzo Ferrari.

Enzo Ferrari

Nelle 440 pagine che compongono il libro vediamo scorrere la vita di Enzo Ferrari e della sua famiglia. Del padre, Fredo, titolare e proprietario di una officina meccanica, che ama le auto, le sogna, le guida, le fa gareggiare – come farà poi il figlio;

Quell’uomo cortese e slanciato come un corazziere, che s’era creato da sé la propria officina e dava lavoro a una mezza dozzina di operai, a modo suo era ancora capace di sognare come un ragazzo.

Ed Enzo Ferrari non sarebbe stato quello che poi fu senza Dino (Alfredo junior), il fratello saggio, colto, studioso, poeta, pieno di ideali patriottici, convinto che la guerra è necessaria e salvifica, a cui è legato da un rapporto forte, ma al contempo contrastante

Solo Dino aveva il potere di mandarlo fuori dai gangheri e scatenare senza rimorsi la sua furia; era strano, a pensarci su, ché suo fratello fosse al tempo stesso un persecutore e una guida, l’unica persona alla quale si sarebbe affidato se un brutto giorno Gisa e Fredo avessero deciso di abbandonarli.

E poi c’è la madre Gisa, una donna dal temperamento deciso, ma dalla quale forse Enzo si sentì sempre secondario rispetto al fratello maggiore. Una donna che troverà la sua ragione di vita e in parte la sua “salvezza” nella causa dei diritti per le donne, e che sosterrà anche a costo di forti scontri col marito

«Ti pare giusto che il governo voglia dare il voto anche agli uomini analfabeti e lo neghi alle donne che hanno studiato come la dottoressa Montessori?»

È la storia del passaggio dal vecchio al nuovo secolo: quel Novecento che era carico di speranze, di aspettative, di cambiamenti, ma che per molti resterà ancora arretrato. Un secolo che, però, almeno fino alla guerra mondiale, lo deluderà

Si era ripetuto allo sfinimento che la vittoria avrebbe santificato il paese, resi migliori i suoi sudditi, ma la realtà era che tutti loro erano sprofondati indietro di cento e più anni, e i più fragili parevano essere stati risucchiati in un tempo precedente all’età dei lumi.

Enzo e Dino

La velocità di pensiero e di ambizione dei sogni di Enzo Ferrari si scontra con la lentezza di una cittadina (Modena) che è, nei fatti, ancora rurale, legata alla terra e agli animali; uomini che assistono al passaggio delle auto da “corsa” (erano ancora molto lente, in realtà) con un certo sgomento…

«Certo non ne hanno mai veduti tanti automobili (la parola auto, nel libro, è declinata al maschile, come era uso dell’epoca, n.d.r.) tutti insieme» spiegò Fredo. «Gelosi come sono della terra, si angustiano a vedere i cittadini scorrazzare per la campagna a piacimento.»

Enzo cresce col “mito” delle auto, dell’officina del padre, degli operai. Vive per quella officina, per l’eredità lasciatagli dal padre e confiscatagli poi dalla guerra.

Era deciso a imparare al più presto l’arte magica di Fredo, e metterla da parte per girare il pianeta come Phileas Fogg. Giù in officina, poteva respirare l’epica delle ferrovie che avvolgevano l’Italia intera e sentirsi parte del secolo nuovo; mentre s’impratichiva come battilastra, sognava viaggi che, una coincidenza dopo l’altra, l’avrebbero condotto ai confini della Terra: Haiti, il Siam e la neonata Unione Sudafricana.

Il libro è popolato da personaggi e fatti che, in maniera trasversale, abbiamo di sicuro incontrato in altre letture: Florio e la sua corsa con relativa targa omonima; e che hanno segnato profondamente la Storia e la letteratura: Mussolini coi suoi proclami; il vate D’Annunzio.

Non leggeremo del Ferrari pilota, non leggeremo della costruzione della “Rossa”, né del Ferrari mito poiché il libro si chiude con la partenza del protagonista da Modena verso quel di Torino, che segnerà poi il punto di inizio dell’Enzo Ferrari che tutti conosciamo oggi.

Enzo non aveva mai visto Torino, ma era la città dell’unico amico che si era fatto in ospedale e di Felice Nazzaro, il cavaliere della velocità che l’aveva fatto sognare da bambino, la capitale italiana dell’automobilismo, così s’era detto che non poteva esistere posto migliore da cui ripartire.


PRO

Il taglio narrativo e la scrittura, molto agili, incalzanti nella prima metà del libro; la attenta e scrupolosa ricostruzione storica e documentale; non richiede conoscenze di auto o di meccanica

CONTRO

Una certa stasi nella parte dedicata agli anni della guerra mondiale, dove forse eccede nei dettagli e nella narrazione di fatti che, seppur importanti nella vita e nelle decisioni di Enzo Ferrari, rallentano il ritmo e la velocità narrativa

Citazione preferita:

Nella velocità si riassume tutto il significato della civiltà nostra. La grande brama dell’anima occidentale, la sua forza, il segreto vero d’ogni suo progresso, è espressa in due parole? “Più presto!” La nostra vita è incalzata da questo desiderio violento

Trama

Modena, 1899. Il secolo romantico delle rivoluzioni e delle scoperte sta per lasciare spazio a un’epoca nuova, ma la città festeggia come sempre il santo patrono fra chioschi da fiera e profumi antichi di vino e salumi. Stretto al petto della madre, il neonato Enzo sonnecchia in quell’atmosfera da incanto. All’improvviso, un gran trambusto, delle urla, una fiumana di persone in fuga: dietro di loro un veicolo stupefacente, un borbottante carro che avanza senza cavalli. La prima automobile mai vista a Modena. Alla guida c’è Fredo, il padre di Enzo. L’emiliano Enrico Brizzi accorda la voce fuori dal tempo dei cantastorie al passo dei grandi romanzi contemporanei, per raccontare la giovinezza di un mito della sua terra, Enzo Ferrari. Enzo – Il sogno di un ragazzo, primo volume di una saga dedicata al “Signore delle Rosse”, vibra della musica che accompagna il viaggio fra l’infanzia e l’età adulta: il calore e la fatica della vita in famiglia, il disvelamento di una vocazione, il primo amore, le sfide e le difficoltà. Accanto al giovane Ferrari vivono in queste pagine personaggi indimenticabili, a cominciare dalla madre Gisa, istintiva pioniera dei diritti delle donne, e Dino, il fratello imbevuto di suggestioni letterarie e nazionaliste; fino al Negus, l’amico teppista dal cuore d’oro, e a Norma, la sola ragazza capace di far intendere a Enzo la lingua della speranza. Protagonisti e comprimari si muovono nell’affresco epico di un Paese in fermento per il Futurismo e gli scioperi socialisti, lo stile decadente di D’Annunzio e gli infiammati comizi d’un Mussolini ancora rivoluzionario. Ad attendere al varco Enzo e l’Italia intera, la prova terribile della Grande guerra.

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