Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
Quando morì Sisto IV, il 12 agosto 1484, a Caterina Sforza e a Girolamo Riario, dietro compenso di ottomila ducati, il riconoscimento della Signoria di Rimini e Forlì e la carica di capitano dell’esercito pontificio, viene imposto di lasciare Roma. Ma Caterina non accetta. Con una sortita si barrica in Castel Sant’Angelo e punta i cannoni verso il Vaticano. Ma dietro insistenza del marito, per paura che i cardinali non si attenessero ai patti, dopo dodici giorni, deve arrendersi.
L’elezione del nuovo pontefice apre il consueto conflitto tra le grandi famiglie italiane dell’epoca, che ambiscono a innalzare un loro esponente al soglio di Pietro.
Caterina, la tigre del Rinascimento, figlia illegittima del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, per sopravvivere in quell’epoca tormentata che fu il XV secolo, apprende dalla nonna Bianca Maria, ultima erede della famiglia nobiliare dei Visconti, l’arte di accordi combinati attraverso intrighi e tradimenti. Impavida, guida e sprona le sue truppe come un autentico comandante, guadagnandosi il rispetto degli altri signori italiani anche per la tenacia resistenza contrapposta a Cesare Borgia.
Avendo come sfondo il Rinascimento, con i suoi eminenti personaggi, da Leonardo da Vinci a Niccolò Macchiavelli, Lisa Laffi, racconta la vita di due grandi donne, Caterina Sforza e Bianca Riario.
“Quegli occhi screziati d’ambra non mi abbandonano un istante. Sembrano seguirmi lungo tutta la stanza, studiare ogni mia mossa e cogliere i sentimenti del mio animo. La donna che mi osserva malinconica ha un collo lungo, elegante come quello dei cigni del nostro giardino, ma sono le mani ad attirare la mia attenzione. Sono bianche, le dita lunghe e affusolate stringono una rosa canina.
Le sembra di sentire il profumo di quei fiori, ma sa che quei fiori sono solo un miraggio. Lei è Bianca Riario, figlia di Caterina Sforza e Girolamo Riario.
La versione che precede questo romanzo è stata pubblicata con il titolo, “Il serpente e la rosa”.
Per questa nuova edizione, “La dama dei gelsomini”, edito dalla TRE60, l’autrice Lisa Laffi ha cambiato molte parti della storia, ampliandole e modificandone il testo.
Oltre a riportarne un punto di vista inedito e attrattivo, l’autrice accompagna il lettore in un fascinoso viaggio nello splendore delle corti italiane del Rinascimento.
Quando il messaggero le comunica che la missiva proviene da Amboise, Bianca, non intuisce immediatamente, ma le basta scorgere la calligrafia di Salaì per capire.
Leonardo. Ha sempre associato a quel nome la parola “immortale” e ora si rifiuta di credere che tutto sia finito.
La sua figlia maggiore, Costanza, cercando di infonderle quel coraggio che ha perso dopo aver ricevuto quel triste messaggio, le chiede se è lei la dama dei gelsomini.
“ Questa tela è opera di Lorenzo de’ Credi, un buon pittore, ma… Mi fermo perché non voglio dire male di un uomo dal cuore buono. Mi ha aiutato tanto. Devo molto a lui e al suo caro amico, l’artista che è venuto a mancare sei giorni fa in Francia alla corte di re Francesco […]
State forse parlando di Leonardo da Vinci? Mi volete far credere che voi conoscevate il grande artista? […] Lo conoscevo, si, mi fece il dono più grande.”
La sua figlia maggiore, Costanza che porta lo stesso nome della nonna, cercando di infonderle la calma che ha perso dopo aver ricevuto quel triste messaggio, le chiede se è lei la dama dei gelsomini, le somiglia molto ed è così viva!
La Laffi, descrive con molta delicatezza quel momento triste, ma così denso di ricordi.
Nello sviluppo di questo romanzo, pur storicamente corretto, l’autrice, si esprime con il libero intuito che le hanno ispirato i personaggi, non lo appesantisce con troppe date storiche, anzi, racconta con minuziosità i loro problemi quotidiani, materiali e morali.
Uno stile, il suo, scorrevole, che coglie di sorpresa il lettore, creando l’emozione che lo porta a girare una pagina dopo l’altra, che dà alla storia una nuova luce richiamando attraverso, Caterina Sforza, quella cultura al femminile che c’è sempre stata, ma perennemente tenuta nascosta, subalterna a quella maschile.
Bianca vuole che finisca il tempo del silenzio: sente che è giunto il momento per portare alla luce quelle verità nascoste e dimenticate: molte volte raccontate in maniera sbagliata.
Verità nascoste di due giovani fanciulle, che dopo aver perso titoli onorifici e ricchezze, riescono a risalire la china, conquistando il dono più grande. L’immortalità.
Ancora una volta il sorriso di Costanza la colpisce.
Si sorprende sempre quando vede quel sorriso enigmatico sul viso di sua figlia: lo stesso sorriso di Caterina Sforza; quel sorriso che Leonardo ha reso eterno sulla tela, dipingendo quella che sarebbe passata alla storia col nome di Gioconda. Quel sorriso non sbiadirà nei secoli.
Bianca viene travolta dalle complesse relazioni politiche che coinvolgono la sua famiglia e intuisce che qualcuno sta preparando una congiura contro di loro: unico indizio nelle sue mani, alcuni versi dal significato oscuro, ritrovati in un codice dell’Inferno di Dante.
Ancora bambina, intuisce che stanno tramando un complotto contro la sua famiglia: inizia così una corsa contro il tempo. La storia è nota, ma l’autrice riesce comunque a creare una suspense: la trama si infittisce, la storia si tinge di giallo, si incunea nelle strade tortuose del tempo.
Bianca sa che quello che la lega a sua madre è un filo sottilissimo: una donna forte e volitiva, che guarda ben oltre i confini della loro piccola Signoria. Molte sono le barriere che la separano da lei, tanto lontana eppure così vicina.
Le vicende della famiglia si arricchiscono di tanti aneddoti soprattutto quelli che riguardano il rapporto madre-figlia. Caterina vorrebbe abbracciare sua figlia, ma ogni volta si ritrae, convinta che soltanto la durezza possa forgiare la sua personalità e il suo carattere. Mi è piaciuto molto il rapporto che l’autrice sviluppa e instaura, passaggio dopo passaggio, tra madre e figlia; un rapporto all’inizio complesso, ma a sorpresa, fende la nebbia del tempo per diventare contemporaneità.
“Non potrai riconquistare quanto ci hanno tolto se non preservi la tua bellezza e soprattutto se non saprai volgere a tuo vantaggio ogni situazione in cui ti verrai a trovare. Vai nella tua camera e rifletti su quanto è accaduto.”
Otto figli, problemi economici e politici, guerre continue, non impediscono a Caterina Sforza di essere una studiosa di farmacia, di medicina, di chimica e profumeria.
Il manoscritto “Experimenti de la Exellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de’ Medici” è forse il ricettario più completo finora conosciuto sulla medicina e la cosmesi del XV secolo.
La simbologia di questa lettura va al di là del semplice riscontro di un ritratto femminile, di un volto che tramanda l’espressione di una incantevole fanciulla. La delicatezza del suo viso è, comunque, un forte impatto emotivo, per il richiamo irresistibile alla figura di Caterina Sforza e il confronto con la Gioconda di Leonardo.
Con uno stile scorrevole, Lisa Laffi, coglie il lettore di sorpresa creando quell’emozione che lo invoglia a girare una pagina dopo l’altra, dando alla storia una nuova luce: riproponendo, attraverso Caterina Sforza, quella cultura al femminile che c’è sempre stata, ma perennemente tenuta nascosta, subalterna a quella maschile.
Due donne, che hanno lasciato un solco profondo nella storia, delle quali l’autrice ha saputo mettere a nudo i loro sentimenti più profondi e intimi. I personaggi che incontreremo in queste pagine sono “La Storia”.
PRO
Personaggi emblematici che in questo romanzo trovano il loro giusto valore.
CONTRO
Una piccolissima nota; alcuni passaggi ripetuti più volte rallentano un po’ la lettura.
Trama
Forlì, 1484. Alla morte di papa Sisto IV, Bianca Riario è soltanto una ragazzina, ma è ormai rassegnata a un ruolo di secondo piano all’ombra della madre, Caterina Sforza. Costretta ad abbandonare Roma insieme alla famiglia per ritirarsi nella residenza di Forlì, Bianca cresce accanto a Caterina, donna forte e temuta da tutti, imparando ben presto l’arte della guerra e della conquista del potere. In occasione di un viaggio alla corte di Milano, la ragazza, da sempre amante dell’arte, incontra Leonardo, che ne abbozza un ritratto segnando l’inizio di una grande amicizia, e conosce Troilo de’ Rossi, Marchese di San Secondo, che prende un posto speciale nel suo cuore. Tornata a Forlì, Bianca viene travolta dalla complessità delle relazioni politiche che coinvolgono la sua famiglia e intuisce che qualcuno sta preparando una congiura contro di loro: unico indizio nelle sue mani, alcuni versi dal significato oscuro, ritrovati in un codice dell’Inferno di Dante. Comincia, così, una corsa contro il tempo in cui in gioco oltre alla vita, c’è la sovranità sulla Romagna. Tra complotti e lotte per il potere, riusciranno Bianca e Caterina a tenere il controllo della Signoria anche quando ogni speranza sembra vana? Sullo sfondo del Rinascimento con i suoi più illustri protagonisti, da Leonardo a Macchiavelli, Lisa Saffi racconta la vita di due grandi donne, Caterina Sforza e Bianca Riario, che hanno lasciato il segno nella Storia.