Recensione a cura di Costanza Marzucchi
Buongiorno, è con grande piacere che desidero presentarvi un libro che ho apprezzato moltissimo. Si tratta di Un tè con Jane Austen di Catherine Bell, pubblicato nel 2023 ed incentrato sulla vita di Jane Austen, la più famosa scrittrice del suo tempo. Il romanzo è una vera e propria chicca per gli estimatori della scrittrice e per i profani, come coloro che si accingeranno a leggere scopriranno.
Jane è una donna vissuta nel periodo della Reggenza, di buona famiglia e con una grande passione per la scrittura. Mentre la madre preme perché trovi un buon partito che provveda al suo benessere, Jane coltiva il sogno di scrivere storie e ottenere il riconoscimento della sua attività artistica. Una chimera, per la società Regency, dove la condizione femminile è subordinata agli uomini e dove una donna non ha l’autonomia economica ma è costretta a dipendere dal marito o, in mancanza di esso, dalla carità della propria famiglia. Paventando un destino di zitella, Mrs. Austen cerca di sistemare le sue figlie, spingendole a conoscere persone nuove e a trovare uno spirito affine.
Catherine Bell, avvalendosi delle informazioni biografiche, ripercorre la storia di Jane Austen evidenziando le sue traversie personali e la sua difficile affermazione artistica. Si tratta di un lavoro che, pur essendo basato su dati storiografici precisi, risulta essere in parte una rielaborazione ed un’interpretazione personale, libera ma rispettosa, dell’autrice.
Per tale ragione, quanto narrato è in massima parte realistico, storicamente attendibile ma non privo di alcune licenze letterarie, legate in massima parte alla chiave di lettura scelta dall’autrice. Lo stile, scorrevole ma non piatto, delinea con grande naturalezza i moti dell’animo dei personaggi e le difficili relazioni che intercorrono tra loro, l’affetto e quelle parole non dette che si verificano quando i sentimenti non possono essere espressi.
“Si sentiva come se gli avesse mostrato un pezzetto della sua anima e lui le avesse voltato le spalle corrugando la fronte.”
A tale proposito, mi preme sottolineare il disagio che la protagonista nutre nella realizzazione delle aspettative che la società ha per lei. La necessità di trovare uno sposo è accolta da Jane con non poca insofferenza, perché il matrimonio non è compatibile con l’attività di scrittrice. Il matrimonio equivale alla rinuncia alla scrittura e dunque è un processo razionale nel quale si mescolano convenienze e, talvolta, compromessi di varia natura. Nei confronti di questo futuro, Jane assume un atteggiamento obiettivo, a tratti cinico e disincantato, ma questo non significa che ella possa sfuggire a vivere emozioni di natura amorosa.
Le esperienze sentimentali saranno l’occasione per Jane di creare alcuni dei personaggi più emblematici della sua produzione: Mr. Darcy e il Capitano Wentworth. Queste vicende, vissute nell’atmosfera soffusa della società della Reggenza non vengono mai espresse in modo esplicito allo sguardo della società ma vengono vissute privatamente, nel riserbo che Jane mostra in più di un’occasione.
Vita e arte si mescolano, portando la scrittrice a imprimere nella carta l’impatto che le figure ispiratrici hanno lasciato sulla sua anima di donna. Si tratta di una delle parti meglio riuscite del romanzo perché mettono in evidenza il contrasto tra tre diverse felicità: la prima legata alla sicurezza di una vita domestica serena, lontana dallo spettro dell’indigenza; la seconda, invece, si manifesta nella gioia di creare mondi e personaggi nello spazio senza limiti della fantasia; la terza, inaspettata, nasce dall’amore nella vita reale. Le prime due anime si muovono su direzioni parallele, mentre la terza, giungendo spesso improvvisamente, incrinano questa armonia, gettando Jane nel dubbio e nell’incertezza. Cosa fare? Continuare ad essere l’osservatrice del suo mondo oppure diventare lei stessa parte attiva di quel sistema di relazioni, vivendo in prima persona pienamente quelle emozioni che esprime nella carta? Questo aspetto ritorna in più occasioni ed è sublimato dall’attività di scrittrice, attraverso gioie e dolori tutt’altro che elaborate.
““Qualunque persona normale ora risponderebbe che di certo non mi sarebbe d’aiuto”, proseguì. “E che dovrei ritenermi fortunata di sapere tante persone preoccupate vicino a me. Ma vorrei potere essere infelice finché dovrò e vorrò esserlo. Vorrei potere essere ostinata e arrabbiata.”
La Jane di Catherine Bell è ben lontana dall’essere la vestale consacrata alla letteratura, la donna che si rifugia nella scrittura per sottrarsi alle delusioni amorose. È invece una donna che ha una passione alla quale non intende rinunciare perché la considera parte del suo stesso essere, sebbene ciò equivalga a farla sentire a tratti separata dal contesto in cui vive.
L’attendibilità storica si traduce nell’inserimento dei dati storici legati alla vita di Jane Austen e nella riproduzione degli stati d’animo, nell’espressione delle emozioni e dei moti interiori delle figure presenti nella vicenda. Le sequenze che trattano questi temi sono molto introspettive, in linea con la sensibilità del tempo. Nel caso del romanzo si traducono in silenzi, frasi non dette ed una generale vulnerabilità che Jane manifesta quando il suo schema razionale di valori che le permettono di interpretare il suo mondo e modo d’essere subiscono il contraccolpo dell’amore. La stessa Jane, abile a leggere i meccanismi sociali del suo tempo, mostra non poche difficoltà ad analizzare le proprie emozioni, una caratteristica che ho apprezzato molto.
La cornice storica è pregevole e ben documentata. Gli amanti del Regency apprezzeranno sicuramente la cura dei dettagli, ma non è sicuramente questo l’elemento che mi ha colpito in questa opera.
“All’improvviso fu lì, come sbucata dal nulla: Elizabeth Bennet. Jane la vedeva davanti a sé con tale chiarezza che a volte alzava la testa e si guardava attorno nella stanza per controllare se forse anche Cass notasse la sua presenza”.
Pregevole è anche la modalità attraverso la quale la letteratura si colloca all’interno del romanzo. I personaggi Austeniani fanno capolino qua e là nel corso della narrazione, irrompendo nella parte biografica con la prepotenza che solo le citazioni dei passi dei capolavori della Austen sanno fare. Essi non sono un semplice esercizio di stile, un modo come un altro per dare l’illusione di una prosa ricercata ma, al contrario, sono veri e propri interlocutori dell’autrice, alter ego delle persone che le stanno intorno o veri e propri aspetti della propria personalità.
Tutto questo si unisce ad una narrazione omogenea e dinamica, che ho adorato perché riesce a esprimere il rapporto tra l’autore e le proprie creazioni.
“I suoi amanti erano le parole. I romanzi i suoi figli, di cui aveva gran cura, ai quali pensava in continuazione, che per lei significavano il mondo. Niente poteva toccarle tanto il cuore, niente riempirla di maggiore felicità.”
In conclusione, Un tè con Jane Austen è un romanzo che si legge con grande piacere perché riesce a creare un connubio perfetto tra la vita dell’autrice e la sua vita letteraria, come raramente ho avuto modo di vedere, oltre a offrire un quadro storico rispettoso delle fonti.
PRO
- La ricostruzione storica
- La rappresentazione dei personaggi
- La struttura narrativa
CONTRO
Nessuno
Trama
Una vita dedicata alla scrittura, contro pregiudizi, regole e consuetudini.
Steventon, Hampshire, 1795. Jane ha vent’anni e si prepara a festeggiare il Natale insieme alla sua famiglia. Quest’anno, tuttavia, l’atmosfera è diversa dal solito: la sorella maggiore Cass, cui Jane è molto legata, trascorrerà le festività a Kintbury, dalla famiglia del futuro marito. Jane è contenta per il matrimonio della sorella, ma sa che da quel momento in poi la madre non si darà pace pur di trovarle un buon partito, e Jane non ha alcuna intenzione di sposarsi. Il suo unico desiderio è quello di scrivere e di diventare, un giorno, una scrittrice di successo. Ma quando al ballo di fine anno conosce Tom, l’affascinante e colto nipote di Madame Lefroy, il colpo di fulmine è immediato; purtroppo però il ragazzo, con cui condivide letture e argomenti di conversazione, sta per trasferirsi a Londra… Jane ha il cuore spezzato e si rifugia nella scrittura, dando vita al personaggio memorabile di Elizabeth Bennet e compensando la mancanza di Tom con il suo alter ego fittizio, Mr Darcy. Londra, 1810. Dopo una serie di delusioni amorose e di clamorosi rifiuti editoriali, Jane ha già scritto due romanzi, senza tuttavia riuscire a pubblicarli. Ma quando suo fratello Henry ne fa leggere uno a Mr Egerton, uno dei più famosi editori d’Inghilterra, il suo entusiasmo è tale che le propone di pubblicare subito “Ragione e sentimento” e, a distanza di poco, anche Orgoglio e pregiudizio. Dopo tanti sacrifici, rifiuti e riscritture Jane ha finalmente avuto il riconoscimento che meritava. Ed è diventata ciò che voleva sin dall’inizio: Jane Austen, la scrittrice. Attraverso questo romanzo Catherine Bell ha voluto rendere omaggio alla scrittrice più famosa di tutti i tempi, al suo mondo e alle atmosfere che solo lei è riuscita a creare.