Per ogni cosa c’è sempre la prima volta e io, con colpevole ritardo, mi sono imbattuto finalmente in Ben Pastor.
È vero che la storia di Roma è da sempre fonte inesauribile di racconti, e mille romanzi l’hanno sviscerata in ogni suo personaggio e in ogni suo periodo, più o meno noto, ma la differenza la faranno sempre la conoscenza e la mano di chi la racconta.
L’autrice, intorno a un personaggio veramente intrigante e ben delineato, costruisce un romanzo veramente fuori dal comune per più motivi.
La qualità della prosa è a livelli altissimi. Per chi possiede, più o meno giustificate velleità di scrittura, imbattersi in Ben Pastor, se da una parte è una fortuna perché molto si può imparare, dall’altra è svilente perché ti fa sentire davvero piccolo e inadatto alla causa.
Ambienta il suo racconto nella Campania del tempo permettendoti, scorrendo le pagine, di apprezzare la luce del luogo, percepirne gli odori e i sapori, respirare l’aria salmastra portata dal mare.
Chi, come nel mio caso, arriva in nave da sud doppiando il promontorio in cerca di un approdo a Surrentum, ha l’impressione che questa penisola protesa sul mare somigli a un’aquila vorace pronta a ghermire la vicina Isola delle Capre. Un’aquila a caccia di un capretto-o una sirena a caccia di un greco.
Proprio a nord del golfo si stende Neapolis, sopravvissuta alla furia del vulcano. Guardando da qui, come da ogni direzione, il Vesuvio è sempre presente. Come succede con la luna, dalla cosa ne vedi solo un versante, Si dovrebbe viaggiare intorno alla sua vasta base per apprezzarne l’enorme massa irregolare, e giudicare quanto le eruzioni abbiamo aggiunto o sottratto peso a esso nel corso del tempo.
La conoscenza di Roma antica è profonda e inattaccabile. La storia raccontata dal basso rimane per me, da sempre, il modo più avvincente per ammaliare il lettore e permettergli di conoscerla e apprenderla.
Le mille vicende che coinvolgono Elio Sparziano, vera e propria pedina nelle mani dell’autrice, nelle sue vesti di investigatore alle prese con un giallo ottimamente costruito, di ufficiale che esegue gli ordini, di storico e bibliofilo, alla fine sono solo il mezzo attraverso il quale l’autrice ci presenta Roma in uno dei suoi periodi più controversi.
Le circostanze politiche che lo portavano in Campania lo avevano sottratto a un compito desiderato, perciò si sentiva deluso e poco motivato. Eppure il momento pericoloso ridestava gli antichi strazi nel corpo immenso dell’Impero. In vita sua, si era susseguiti già dodici imperatori, senza contare usurpatori, ribelli, generali infedeli, colpi di mano più o meno riusciti e tutte le guerre aperte che Roma aveva dovuto combattere per sedarli. Immancabilmente i protagonisti di quelle vicende avevano indossato la maschera dell’ambizione provinciale, dell’orgoglio sfrenato, della violenza e della pazza illusione.”
Ci rappresenta una civiltà molto estesa, da un punto di vista prettamente geografico, ma piena di conflitti, di invidie, di rivalità nascoste; anche non troppo. Il periodo della Tetrarchia con due Augusti e due Cesari, i mille equilibri da garantire e una smisurata voglia di ricchezza e soprattutto di potere.
Il dolore di Elio doveva essere ben visibile; ma se anche il suo aspetto non l’avesse tradito, Diocleziano se ne sarebbe accorto ugualmente. Infatti commentò serio: «Non erano questi gli ordini che avrei voluto darti, soldato mio. Al mio storico non ho bisogno di ricordare che non è questo l’impero che intendevo lasciare quando ho rimesso il mio potere agli dèi.»
Molto spesso il vero e proprio racconto oggetto del romanzo viene assorbito da eruditi approfondimenti sulla politica e sui personaggi che la percorroono. Le prime volte la cosa mi ha spaventato e preoccupato (quanti nomi compaiono!) poi andando avanti vieni rapito dalla qualità di ciò che leggi e l’autrice è brava a riportarti sempre sulla corretta via. Al riguardo, molto intelligente l’idea di far scrivere dei veri e propri diari al protagonista, che ti permettono di non perdere mai il filo della storia principale, nonostante più volte tu venga rapito e portato tra le pagine in tutt’altro luogo.
Elio Sparziano è veramente un protagonista ben riuscito. Un militare che conosce la guerra e la sofferenza, ma un uomo colto, uno studioso e uno storico. Soprattutto è dotato di forse la più grande dote per l’accrescimento personale: la curiosità.
Non tutte le donne sono degne di una seconda occhiata, e probabilmente neppure tutti gli uomini. Anche questo è qualcosa che impari nell’esercito. Forse anche nella vita in generale, ma per me la vita coincide con l’esercito, perciò il ragionamento tiene. Non intendo ovviamente parlare solo dell’aspetto fisico. Da quel punto di vista, l’esteriorità dei maschi mi lascia del tutto indifferente. Intendo dire che dovresti capire subito se chi hai davanti possiede qualche qualità, unicità o valore.
Volutamente ho parlato poco della trama, perché siamo pur sempre in presenza di un giallo (anche se questo romanzo è veramente molto di più) e il rischio di togliere pathos e sorpresa alla lettura sarebbe imperdonabile.
Mi pare superfluo a questo punto concludere dicendo che consiglio la lettura. Il romanzo l’ho apprezzato molto e mi sono divertito. Chi cerca un solido giallo storico, scritto con prosa invidiabile, e con una colta padronanza della materia, non rimarrà deluso.
E se scoprirà dopo, come successo a me, che i romanzi con il medesimo personaggio, ad oggi sono sei, avrà altri motivi per gioire.
Pro
La qualità della prosa, l’accurata conoscenza storica, lo svolgimento della trama.
Contro
I tanti personaggi citati, che a volte un po’ confondono.
Trama 306 d.C. L’Impero romano sta attraversando uno dei suoi periodi più bui, e nel passaggio dalla Prima alla Seconda Tetrarchia la lotta per la successione è a dir poco feroce. Determinato a mantenere l’ordine, l’imperatore Galerio affida al suo ufficiale Elio Sparziano una delicata missione diplomatica: consegnare un plico al giovane e ambizioso Massenzio, che si trova a Roma, in cui quest’ultimo viene apparentemente invitato a non comportarsi da usurpatore e a rispettare l’attuale, fragile equilibrio di potere. In attesa di essere ricevuto da Massenzio, Sparziano si ferma alle pendici del Vesuvio, a Surrentum, ritenuta l’antica dimora delle sirene, creature mitiche, messaggere di sventura e incantatrici d’uomini. Qui si dedica alle sue attività parallele di storico, bibliofilo e recensore dei migliori bordelli dell’impero, quando un ricco mercante del posto, tale Pelagio Teodoro, viene trovato assassinato nella sua villa. Mentre cerca di districarsi tra moventi e false piste, Sparziano ha un incontro inaspettato, che rovescia le sorti della sua missione. Mosso come una pedina di uno scacchiere più grande, l’ufficiale riceve un ordine che non può rifiutare e che metterà a repentaglio la sua stessa vita. Una nuova, appassionante avventura a tinte gialle per lo straordinario Elio Sparziano. Una storia in cui gelosia e ambizione, sete di ricchezza e di potere, segreti di famiglia e intrighi politici sono le note di un canto ammaliatore che, come quello delle sirene, conduce inesorabilmente alla rovina.
La lettura di questo romanzo è come la visione di un film, quelli in cui una voce narrante racconta la storia mentre una telecamera mostra il contenuto con inserti veri e inserti di fantasia, entra nelle dimore in cui Eleonora vive e la riprende nei suoi multiformi aspetti, di donna, di moglie, di nuora, di madre, di amante ne coglie gli aspetti più intimi.
“Eliza Graves” è il titolo in italiano del film “Stonehearst Asylum”, pubblicato negli Stati Uniti d’America nel 2014. Dal regista Brad Anderson, non nuovo a pellicole di questo genere (ricordiamo titoli come L’uomo senza sonno, Transsiberian, e Vanishing on 7th Street, tra gli altri), e la sceneggiatura di Joe Gangemi, la pellicola annovera tra i produttori anche un certo Mel Gibson. Il genere si colloca di diritto tra il thriller storico drammatico e la storia prende le mosse da un racconto breve di un maestro come Edgar Allan Poe: Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma.
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano La storia di Paolo e Francesca mi ha sempre affascinata, attraverso le famose terzine di Dante e attraverso la mia visita al castello malatestiano di Gradara (presunto luogo della tragedia). L’autrice fa un breve e puntuale cenno dei fatti e del contesto storico dove si svolge la vicenda, tra […]
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