Italo Calvino – Lo scrittore italiano più rappresentativo del secondo Novecento
Articolo a cura di Raffaelina Di Palma
Da sempre gli intellettuali sono gli unici, grandi espositori dei pensieri e delle vere necessità di ogni individuo che rappresenti un popolo: esponenti del dovere politico e sociale, mirante al rinnovamento materiale e ideale, della società contemporanea.
I primi passi di questo cammino vengono percorsi mediante un linguaggio elementare che possa arrivare alle classi sociali meno elevate, socialmente e culturalmente svantaggiate.
Caratteristiche, queste, che vengono riprese e sviluppate dal cinema che all’inizio degli anni ‘40 amplia le tematiche Neorealiste.
Uno dei principali rappresentanti del Neorealismo è Italo Calvino.
biografia
Italo Calvino, nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) da genitori italiani. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza a San Remo.
Quando partecipa alla resistenza è ancora adolescente. Nel 1944 si laurea in lettere, subito dopo si dedica al giornalismo e quando entra a far parte della casa editrice Einaudi si dedica all’editoria.
Esordisce con il romanzo, “Il sentiero dei nidi di ragno” nel 1947. La tematica, affrontata dallo scrittore in questo romanzo, è la guerra partigiana che si va ad inserire nel clima neorealista; sia per quello che riguarda la Resistenza, che per il suo essere, come dichiara lo stesso Calvino, “un libro nato anonimamente dal clima generale di un’epoca”.
L’esperienza della Resistenza, simbolicamente, rappresenta il passaggio di un’età della vita (adolescenza) all’altra (adulta), con l’inevitabile abbandono di storie e favole dell’infanzia.
Nel 1949 lo scrittore raccoglie, parte dei suoi racconti, nel volume, Ultimo viene il corvo. Nel frattempo pubblica, Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959), distribuiti poi sotto un’unica raccolta dal titolo, I nostri antenati (1960).
La sua narrativa, Calvino, la muove in più direzioni, come una pedina: a volte, infatti, raffigura la realtà in tutte le sue sfaccettature, in altre, l’attenzione si sposta al fantastico.
L’opera di Italo Calvino attraversa vari stadi di uno dei momenti più significativi della letteratura italiana, tra gli anni quaranta e ottanta: dando un grande slancio alla storia letteraria italiana, dal neorealismo alla neoavanguardia, portando però sempre avanti una propria ricerca personale.
Al filone della letteratura fantastica si può fare riferimento con i racconti pubblicati in Le Cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1967).
Intanto nel 1956, lavora alla raccolta delle Fiabe Italiane, che lo consolidano come favolista.
Tuttavia, in quegli stessi anni, Calvino milita nel Partito comunista e scrive numerosi articoli e opere in cui descrive l’Italia del dopoguerra e del boom economico, tra cui: La speculazione edilizia (1957), La nuvola di smog (1958), La giornata dello scrutatore (1963).
Dalla seconda metà degli anni settanta si apre, per lo scrittore, un nuovo ciclo quello più estroso: si presenta ai lettori un inedito Italo Calvino; in quegli anni scrive i suoi romanzi più famosi. La fama di queste opere è dovuta alla loro carica sperimentale, ovvero nella volontà di aprire i confini della letteratura verso nuove conoscenze, che mutano i modelli del passato.
Grazie alla frequentazione con gli scrittori francesi, che fanno parte del gruppo dell’Oulipo, che intendono la letteratura come gioco combinatorio a cui va poi l’ascendenza di fondo dello scrittore argentino Jorge Luis Borges: Italo Calvino si trova di fronte a una grande svolta. A partire da questi influssi, in seguito, intraprenderà strade più originali.
Quando si inizia a leggere Calvino viene in mente immediatamente un altro grande della letteratura italiana: Dino Buzzati.
È Buzzati che si fonde in Calvino o è Calvino che si fonde in Buzzati? Uno strano amalgama di stili: un unico effetto, ma ciascuno nel proprio universo di parole e di inventiva, che alla fine si incrociano due opinioni di vita simili, poiché hanno in comune la fantasia e le emozioni.
Per Buzzati la fatalità è il nemico sempre in agguato: si tuffa nella sua Milano, la grande città insidiosa e seducente. Un crogiolo di vite segrete e di sogni.
L’irreale di Calvino ha colori brillanti, quello di Buzzati ha il colore delle sue terre e lascia sempre un filo legato alla realtà.
Le Lezioni Americane rimangono il testamento spirituale di Italo Calvino.
Fanno parte di un ciclo di conferenze che lo scrittore avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard durante l’anno accademico 1985-1986. Calvino diede un titolo provvisorio a queste lezioni: “Six Memos for the Next Millennium”, ma riuscì a scrivere solo cinque delle sei lezioni previste, che si sarebbero svolte nell’ambito delle Norton Lectures, una tradizione che ebbe inizio nel 1926 e che portava ad Harvard le più grandi personalità del tempo. Calvino fu il primo italiano ad essere invitato per questo prestigioso incarico.
Ciascuna lezione ruota attorno a un tema: Leggerezza , Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. La sesta lezione, che si doveva intitolare Consistency, non riuscì a scriverla. Un ictus lo colpì prima che potesse partire per gli Stati Uniti.
Ogni lezione esponeva un valore letterario che avrebbe dovuto guidare la letteratura nel passaggio dal vecchio al nuovo millennio.
Calvino è lo scrittore italiano per eccellenza, ed è tra i maggiori autori del Novecento. La sua narrativa si estende dai romanzi ai racconti di guerra fino al più limpido sperimentalismo.
Nei romanzi calviniani si respira il medioevo fantastico di Ariosto, le folli visioni di Don Chisciotte, le avventure utopiche di Gulliver. Lo scrittore, Italo Calvino, crea un fil rouge tra i suoi personaggi, da cui dipana il desiderio di ritornare bambino.
Curiosità
Può sembrare strano, ma non tutti sanno che Calvino, non nasce in Italia, ma a Cuba.
Proprio per questo motivo, a Cuba, lo scrittore gode di una particolare popolarità, tanto da essere ricordato con il comitato “Pro-Fondazione-Calvino”, al quale si deve il premio letterario biennale cubano, istituito nel 1996.
Numerosi suoi romanzi e racconti videro una trasposizione cinematografica. Ad esempio, il famosissimo film “I soliti ignoti” (1958) di Mario Monicelli è liberamente tratto dal racconto Furto in una pasticceria, contenuto nella raccolta Ultimo viene il corvo. Lo stesso Italo Calvino partecipò, in prima persona alla sceneggiatura dell’episodio Renzo e Luciana (tratto da L’avventura dei due sposi) de Boccaccio ‘70, anch’esso diretto da Mario Monicelli. Inoltre, l’autore compare nel documentario Federico Fellini: Sono un gran bugiardo di Damian Pettigrew.
Divenuto una “star” della letteratura, ebbe modo di conoscere i personaggi più influenti della sua epoca tra cui Che Guevara.
Uomo di cultura considerevole, curò due raccolte dedicate al poeta Cesare Pavese, una raccolta delle poesie edite e inedite e un epistolario. Scrisse, inoltre, per la rivista letteraria intitolata “Il Menabò”.