Recensione a cura di Roberto Orsi
“È costume della natura, quando ella fa una persona molto eccellente in alcuna professione, molte volte non la far sola, ma in quel tempo medesimo, e vicino a quella, farne un’altra a sua concorrenza, a cagione che elle possino giovare l’uno all’atra nella virtù e nella emulazione.”
Ho deciso di aprire questa recensione con un passaggio tratto da “Vita di Masaccio” di Giorgio Vasari, il biografo dei grandi artisti del Rinascimento. Lo stesso passaggio che apre questo saggio romanzato dal titolo “L’ingegno e le tenebre” di Roberto Mercadini.
Leonardo e Michelangelo, due tra i più grandi personaggi della nostra Storia, sono messi a nudo in questo libro che ne racconta le gesta fin dal loro ingresso nelle botteghe del Verrocchio, l’uno, e del Ghirlandaio, l’altro.
Prendendo spunto dal racconto delle loro vite, Mercadini ci offre un compendio esaltante del Rinascimento italiano. Lo affronta in lungo e in largo, spaziando dall’arte alla politica, dalle lotte di classe alle battaglie per il potere, dagli assedi ai conclavi.
L’autore offre un viaggio incredibile nella Storia d’Italia, in uno dei periodi più controversi ma affascinanti. Un viaggio che non si sofferma in una mera descrizione di eventi e fatti, ma attraversa le ragioni dell’intelletto, ci guida nel mondo dell’arte e dei suoi protagonisti attraverso un racconto infinito di aneddoti e curiosità.
Un saggio romanzato in cui è la bellezza a risplendere tra le pagine, dove le opere vengono raccontate in un modo così semplice e lineare che non serve praticamente cercarne l’immagine durante la lettura. La grande dote di Mercadini è quella di raccontare attraverso un linguaggio immersivo, arguto e a tratti ironico. Un’ironia bonaria, puntuale e sagace, mai irridente o denigratoria.
Leonardo e Michelangelo sono i due protagonisti di questo libro, ma parlare di loro non può mai trascendere dal racconto di tutti coloro che animarono quel periodo meraviglioso: da Lorenzo De’ Medici a Papa Borgia, da Cesare “il Valentino” a Carlo VIII Re di Francia, dal Perugino al Signorelli, da Raffaello a Poliziano. La riscoperta del classico, l’accademia di Marsilio Ficino, tanto voluta dal Magnifico, l’attenzione degli artisti volta alla cultura del passato alla ricerca di insegnamenti filosofici senza tempo.
“Stiamo per osservare due esseri umani la cui vita può considerarsi una specie di gioioso enigma o di oscura festa la cui esistenza è stata una sfida al buon senso o una zuccata sul naso della ragionevolezza”
La contrapposizione tra Leonardo e Michelangelo sembrerebbe volerli paragonare per identificare il più meritevole, il “migliore” tra i due. Tra le pagine di questo saggio attraversiamo la luce e le ombre che caratterizzarono le esistenze, molto spesso tormentate, dei grandi del periodo. L’ingegno e le tenebre, l’intelletto e l’istinto, la ragione e il cuore. Esseri umani come tutti noi, capaci di guardare oltre, di pensare oltre confine; rendere vivo e autentico ciò che appena si intravede, idealizzare ciò che abbiamo di concreto.
Modi propri e unici di approcciare l’arte, il lavoro e la capacità creativa.
Due uomini completamente diversi: uno, Leonardo, che “Vive da gran signore anche se la sua situazione economica è piuttosto instabile e non potrebbe permetterselo”, l’altro, Michelangelo, con un aspetto trasandato, “Vive come un povero anche se potrebbe permettersi di vivere da gran signore”. Una cosa li accomuna: lasceranno tante opere incompiute, in taluni casi nemmeno iniziate.
Per Leonardo la smania di perfezionismo, il considerare un’opera mai veramente finita ma sempre perfettibile, è una maledizione che non gli consente di essere completamente soddisfatto di quanto creato. Lo studio matto e disperatissimo di ogni aspetto della natura (anatomia, scienza, fisica, astrologia, botanica, etc.) lo avvolge completamente, lo fa estraniare da tutti coloro che lo circondano, ai quali più di una volta risulta quasi uno squilibrato. Basti pensare alla famosa statua equestre voluta da Ludovico il Moro in memoria del padre Francesco Sforza. Un’opera mai realizzata, per cui Leonardo spese anni nello studio di ogni possibile dettaglio anatomico dei cavalli allevati nelle scuderie milanesi.
Per Michelangelo, come edotto dal maestro Ghirlandaio, è la necessità di accettare ogni lavoro commissionato, l’incapacità di rifiutarsi nonostante i tanti impegni già assunti. Un sovraccarico di lavoro che lo costringe ad abbandonare i lavori a metà o, spesso, anche prima. Come per la battaglia di Cascina nel Salone del Cinquecento che avrebbe dovuto abbellire una delle due pareti più grandi della sala, contrapposta alla Battaglia di Anghiari, commissionata proprio a Leonardo. Due grandi opere che non videro mai la luce ma che comunque fecero la Storia e di cui ancora oggi si parla.
Ma è davvero possibile metterli in competizione? Paragonare le due cifre stilistiche? Raggiungere un verdetto unanime su chi sia stato migliore tra i due? Penso che quanto indicato da Mercadini corrisponda assolutamente a verità:
“Forse esistono semplicemente diversi tipi di bellezza, e differenti modi di giudicarne il valore, proprio come ci sono diverse forme di genialità. E dobbiamo rassegnarci all’idea che il mondo sia multiforme e irriducibile a una graduatoria.
È difficile immaginare due esseri umani più differenti, due artisti più distanti, due modi più diversi di essere geni.”
Questo libro è un compendio assoluto sul XV secolo. Una raccolta di vicende e avvenimenti concatenati tra loro e presentati con una semplicità che definirei disarmante. In un contesto politico come quello della seconda metà del 1400, Mercadini riesce a trasmettere tutto lo splendore del periodo storico, ci mostra le botteghe degli artisti e i saloni dei palazzi signorili, i refettori dei conventi come le Stanze del Vaticano. Ci racconta le opere come pochi sanno fare, sbobina le vite di pittori e scultori come una pellicola del passato. La rianima con i colori degli affreschi, la vivacizza con un taglio ironico e divertente e la proietta nell’immaginario collettivo attraverso pagine che non contano nemmeno un dialogo, eppure parlano più di quanto possiamo pensare.
PRO
Un affresco meraviglioso sull’Italia Rinascimentale che non si limita al racconto delle vite di Leonardo e Michelangelo. Una prosa semplice, lineare e perfetta dal quale si viene facilmente ammaliati
CONTRO
Per un apprezzamento completo la dimestichezza con il periodo storico del Rinascimento sicuramente aiuta dato l’alto numero di personaggi citati e di avvenimenti raccontati
Trama
Pensando al Rinascimento è probabile che vi vengano in mente lo splendore delle città, le opere sublimi, la magnificenza di signori e papi. Aprendo questo libro, mettete da parte ciò che sapete: verrete travolti dallo stupore. State per cominciare un viaggio nei meandri di un tempo imprevedibile, fatto di voli pindarici e cadute fragorose. Popolato di artisti strepitosi oggi dimenticati, contesse guerriere e frati ribelli. Al vostro fianco in questa avventura, ci saranno due giganti della storia dell’arte destinati a odiarsi per tutta la vita, Leonardo e Michelangelo, la cui rivalità vi accompagnerà lungo il racconto. Entrambi toscani, geniali e precoci, non potrebbero essere più distanti: Michelangelo è capriccioso, perfezionista, trasandato nei modi ma determinato a farsi strada a colpi di scalpello; Leonardo è un uomo dai contorni sfumati, elegantissimo, non rispetta mai una consegna e, tra le tante mansioni, finisce persino a fare il musicista di corte. Perché questa è una storia con tappe straordinarie e inaspettate, tra buie botteghe d’arte e cappelle che esplodono di colore. Un’epoca in cui, come nelle vite di Leonardo e Michelangelo, non ci sono confini tra le luci e le ombre: l’ingegno solare dei gesti perfetti di un artista convive sempre con le tenebre dell’ossessione. Roberto Mercadini si conferma in queste pagine un narratore d’eccezione, che con una verve fuori dal comune sa far rivivere, scompigliati e umanissimi, i protagonisti del nostro passato e, attraverso scorci mai scontati, ci porta dritti al cuore di un tempo che non smetterà di sorprenderci.