Narrativa recensioni

L’uomo con il mantello nero – Renato Delfiol

Recensione a cura di Luigia Amico

Un omicidio, una donna riversa ormai tra le braccia del Tristo Mietitore, diverse persone sospettate di aver compiuto il terribile delitto, un uomo chiamato ad indagare e pochi elementi dalle sfumature labili. Il romanzo presentato da Renato Delfiol è un giallo storico concentrato e intricato; quando si ha la certezza di aver individuato il colpevole, le carte in tavola saranno rimescolate e si dovrà riprendere a ragionare e scovare anche un minimo indizio sfuggito all’attenzione.

Tempi lontani quelli narrati dall’autore, il XII secolo vede il nuovo podestà di Cornuda, Lamberto da Castano, alle prese con una indagine tutt’altro che di semplice risoluzione. Una donna, Berta, è vittima di un brutale omicidio e il figlio della stessa è accusato nello stesso momento di violenza carnale ai danni di una giovane ragazza e rischia una condanna a morte. Già in questa fase il lettore inizierà a domandarsi se tra i due nefasti avvenimenti è presente un possibile collegamento.

“Il cadavere stava sul letto, un bel letto grande con un baldacchino alto e cortine di tessuto prezioso spalancate, ma forse il corpo era stato spostato, perché a terra c’era una striscia di sangue.”

“Capii che avrei dovuto comminare una sentenza di morte, il che non mi piacque. Ne avevo uccisi in battaglia, ma condannare uno a morte è un’altra cosa. E poi un giovane…ma le Consuetudini erano chiare: chi stuprava una vergine andava messo a morte.”

Sono molti i sospettati, circola voce infatti che la donna abbia avuto diversi amanti, che si tratti di un omicidio passionale? Ma soprattutto, chi è l’uomo con il mantello nero visto nei pressi dell’abitazione della vittima? Per il podestà non sarà semplice unire i tasselli e risalire al bandolo della matassa. Le indagini sembrano scorrere lentamente e la voglia di giustizia per la povera donna non sembra lasciar dormire sonni tranquilli.

Mi spiegò che aveva visto una o due volte un tale con un mantello nero aggirarsi attorno alla casa del falegname, e una volta vi era entrato. Chiesi che tipo di mantello e cappa fosse. Mi disse che somigliava a quello di una confraternita […]”

Il protagonista muove passi sicuri su una scena impervia, la descrizione profonda del podestà ci restituisce un personaggio realistico e ben caratterizzato per quanto riguarda il profilo psicologico: un uomo duro e deciso ma che nell’intimo della sua quotidianità regala momenti di attenzione e dolcezza.

Da quel che si percepisce durante la lettura, una tematica importante fa da sfondo all’intera narrazione: la violenza perpetrata ai danni delle donne non conosce confini temporali. Una donna percossa mortalmente e una ragazza abusata, vicende che purtroppo suonano ancora oggi familiari.
Non sarò io a svelare l’evolversi delle indagini, né tantomeno ad indicare il presunto colpevole ma con un ottimo colpo di scena, l’autore riuscirà a condurre per mano il lettore fino alle battute finali creando la giusta suspense.


PRO

Lettura godibile soprattutto per chi ama i romanzi gialli concentrati e non dispersivi. Ritengo che i personaggi siano ben caratterizzati e ben inseriti nel contesto narrativo.

CONTRO

Probabilmente una contestualizzazione più dettagliata e approfondita del periodo storico sarebbe stata una cornice perfetta per la narrazione.

Trama

Opera finalista al Premio 1 Giallo x 1.000 quinta edizione.

Lamberto da Castano, appena nominato podestà di Cornuda, nel contado di Treviso, deve indagare sull’omicidio di Berta, moglie di un falegname che, a quanto si dice, aveva numerosi amanti. Durante l’indagine scopre che il figlio del falegname, Michele, la stessa sera aveva violentato una ragazza. Le Consuetudini prevedono che chi violenta una vergine sia messo a morte. Il podestà si può avvalere, per le sue indagini, solo di mezzi assai elementari, interrogatori, esame di oggetti, voci e dicerie. Scoprire i colpevoli non sarà facile, ma nemmeno scontato.

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