Ci avete mai fatto caso? Perché la bottiglia di vino è sempre da 750 ml?
Da dove salta fuori questa misura?
Come spesso accade, le ipotesi sono diverse.
Una prima ipotesi fa risalire questa cosa al Settecento, epoca in cui per la prima volta si comprese l’importanza di conservare il vino in bottiglie di vetro.
Ma le bottiglie di vetro erano creazione di antichi vetrai che lo soffiavano, e la loro forza polmonare era ovviamente limitata: permetteva di creare bottiglie non più grandi di 650-750 ml. Così, si optò per la bottiglia dal formato più capiente, ovvero quella da 750 ml.
Un’altra ipotesi vuole che questa unità di misura sia stata tramandata dagli inglesi, che nei secoli tra il XVII e il XVIII erano tra i maggiori acquirenti di vino francese.
L’unità di misura anglosassone era il gallone imperiale, che corrispondeva a circa 4,5 litri, e poiché nella tradizione anglosassone le casse per il trasporto del vino contengono 2 galloni di vino, ovvero 9 litri, si decise di inserire nelle casse 12 bottiglie, una quantità considerata dai produttori ideale, pratica e vantaggiosa per il commercio e il trasporto. Per questo le bottiglie furono pensate da 75 cl.
E questo spiega perché ancora oggi le scatole di vino sono spesso da 6 o da 12 bottiglie.
Una terza ipotesi vuole che questo formato fu scelto per esigenze di osteria! 750 ml corrispondono a 6 bicchieri da 125 ml, la capienza tipica del tradizionale bicchiere da osteria. Partendo da questo presupposto, gli osti sapevano quindi quante bottiglie stappare per riuscire a servire il giusto numero di bicchieri ordinati dagli avventori.
Inoltre, pare che, in alcune zone, 6 fosse il numero massimo di bicchieri da poter servire!
Qual è la vostra teoria preferita tra queste?