Recensione a cura di Claudia Babudri
Ho gioito quando mi è stata proposta la lettura de “L’angelo e la vergine”, secondo volume del romanzo “Bastarde di Francia” di Alessandra Giovanile e Virna Mejetta per Piemme Edizioni (2021). Non poteva che rallegrarmi l’idea di confrontarmi con un libro ambientato nel 1630, in una Francia sfavillante del ricco e luminoso sorriso dell’ancien régime, dalla duplice e subdola faccia oscurata da intrighi e ingiustizie, duelli, inseguimenti e miserie umane.
In effetti, sin dalla copertina, il romanzo annuncia il suo dinamico contenuto incentrato sulle sorti di due donne dal destino tristemente segnato: Madeleine Pidoux e Cécile de La Baume.
Infatti, se quest’ultima, figlia del conte Honoré de La Baume, dopo le peripezie narrate nel primo volume, torna a casa per riscattare l’onore di suo padre e della sua famiglia, Madeline, nipote del cardinale Richelieu, è in viaggio verso Torino, alla volta della corte di Vittorio Amedeo I, duca di Savoia, per sancire un matrimonio obbligato.
È sempre un bene scrivere di donne (specialmente quando sono donne a farlo), narrando le difficoltà e la mentalità che, nel tempo e nei tempi, in modi diversi, ne schiacciava e relegava il ruolo a determinati e preconfezionati ambiti sociali.
“Alle donne spetta giostrarsi nella situazione in cui vengono poste e l’unica decisione che possono prendere è tra il lasciarsi trasportare dalla corrente e l’opporre resistenza e farsi distruggere.”
Ho apprezzato l’ambientazione ricca e la caratterizzazione psicologica dei personaggi: l’essere impulsivo della De La Baume a confronto con il diverso temperamento di Madeleine, destinata a crescere alla subdola corte dei Savoia.
Sembrerebbe quasi che le autrici abbiano voluto sottolineare con questo anche i diversi tempi di azione e di acquisizione della personale consapevolezza delle due donne, entrambe vittime dell’ingiustizia e della disparità sociale. Le autrici sono state brave a caratterizzare le loro eroine, a descriverne il dramma personale, rendendole vive e passionali protagoniste di un periodo generalmente dominato dagli uomini.
Una nota di encomio va anche riferita alla cura nell’ impostazione strutturale dell’opera, composta da nota storica, presentazione e descrizione dei personaggi di questo titanico lavoro.
Trama
A ognuna di noi è data la scelta tra lasciarsi trasportare dalla corrente e opporre resistenza rischiando di essere distrutta. Parigi, 1631. Cécile de La Baume, liberata dalla terribile prigionia che l’ha vista reclusa in un forte per oltre tre anni, cerca di ricostruire il suo animo afflitto. Ma il ritorno a casa non pone fine ai suoi tormenti: infatti il re, suo tutore dopo la morte del padre, accusa lei e il genitore di tradimento per il loro ingente patrimonio dall’origine ignota. Un amore che potrebbe restituirle serenità non è abbastanza forte per affrontare i chiaroscuri della vita; la mente di Cécile è rivolta a un altro solitario obiettivo: la vendetta contro colui che ha organizzato la sua prigionia. Dall’altra parte delle Alpi, Madeleine Pidoux è giunta a Torino per diventare la favorita del duca Vittorio Amedeo I con l’idea di restare fedele a sé stessa e all’amore che ha lasciato in Francia. Tuttavia, Vittorio Amedeo non sembra l’uomo che l’aveva aggredita due anni prima: è intenzionato a conquistarla. Gli ostacoli in Savoia provengono dalla duchessa Cristina, che mette la giovane in cattiva luce davanti alla corte per timore di perdere il potere a cui tiene più che a suo marito. Cécile è ritenuta un angelo dalle ali infangate, Madeleine la vergine da immolare a un potente, ma non sempre quel che appare è specchio della verità.