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Review Party – “Il dio della guerra” di Andrea Frediani

Recensione a cura di Matteo Palli

Lo storico Tucidide consegna a Pericle un vecchio manoscritto tramandato nel tempo. In un momento di profonda difficoltà per la città di Atene, minacciata dal conflitto con l’eterna rivale Sparta e flagellata dalla peste, il testo potrebbe modificare le certezze su cui si fonda un’intera società…

<<Non era solo un appassionato di storia, Tucidide, ma anche della verità: ricostruire la verità era il miglior servigio che un amante della storia potesse rendere ai suoi lettori. E lui, più di ogni altro, sapeva bene quanto l’epica avesse mascherato la verità….>>

Andrea Frediani, scrittore di razza e punto di riferimento tra gli autori italiani di romanzi storici, non ha resistito al richiamo dei miti omerici. Da qualche anno, per gli appassionati di Achille, Ettore, Odisseo e tutti gli altri, è un momento d’oro.  Tanti autori, noti e meno noti, hanno rivisitato, con fortune alterne, tale appassionante “materia”. Chi focalizzando la storia su singoli episodi, chi dando voce ai personaggi femminili (onestamente poco considerati da Omero, perlomeno nell’Iliade) e chi cercando di dare una lettura più moderna, con motivazioni meno nobili dietro a quello che, se avvenuto veramente, rimane il più antico conflitto conosciuto e il primo scontro tra l’Occidente e l’Oriente.

Una piccola premessa. L’Iliade, non parla della Guerra di Troia, come comunemente si afferma. Il poema di Omero racconta cinquantuno giorni del decimo anno di guerra e affronta il tema, come indicato dall’autore nel proemio, dell’ira di Achille. Inizia infatti con la nota lite tra il figlio di Peleo e Agamennone e si conclude con i funerali di Ettore.

Il racconto più ampio della decennale guerra è frammentato in piccole parti in altre opere. Odisseo ed Enea, nei poemi che li vedono protagonisti, raccontano qualcosa e poi ci sono (o meglio c’erano) altri testi che compongono  il cosiddetto “Ciclo Troiano” che ci hanno tramandato il prima, il durante, che porta alla sopradetta ira di Achille, e quanto accaduto dopo i funerali di Ettore e successivamente  alla fine della guerra. Ho volutamente usato il termine “tramandato” perché purtroppo i testi, tranne piccolissimi frammenti, sono andati dispersi e a noi sono arrivati solo i racconti e i riassunti. Tra questi menziono il Cypria, opera in undici libri, attribuita al poeta Stasino, che narra gli antefatti  della guerra e i primi nove anni del conflitto. 

Qui si inserisce Andrea Frediani che, da un episodio avvenuto nei primi anni di guerra, prende spunto per costruire il romanzo. Nello specifico, la guerra non avvenne solo nella famosa piana di Troia, ma gli eserciti achei, guidati da due dei personaggi più significativi, Achille e il cugino Aiace Telamonio, dettero battaglia, nei primi anni a nord e a sud rispetto a Ilio. Ciò probabilmente per reperire viveri per sfamare il grosso esercito o semplicemente per infliggere perdite a potenziali alleati di Priamo. Durante la spedizione in Frigia Aiace, dopo aver sconfitto il re dell’area Teleutao, rapì la figlia dello stesso, Tecmessa, che divenne prima sua schiava e successivamente concubina (moglie?) dandogli un figlio: Eurisace.

Su tale evento nasce e si sviluppa il romanzo di Frediani che eleva a protagonista Tecmessa e,  attraverso gli occhi della schiava frigia e i comportamenti della stessa, ci racconta la sua Guerra di Troia.  Tecmessa, vogliosa di vendetta verso quel popolo di predatori che l’ha catturata (e ucciso il padre), cercherà con subdoli comportamenti di creare dissidi nel variegato esercito acheo, compattato sì davanti al nemico comune, ma con personalità fortemente confliggenti tra loro.

<< Non costruite nulla di concreto, desiderate solo essere ricordati come artefici della distruzione di vite, villaggi, città. E’ questo, secondo voi, che vi avvicina agli dei: e forse è vero che vi sentite degli dei, perché la guerra vi conferisce un potere sugli altri, anche se solo attraverso la violenza!>>

L’idea di un mondo in guerra a occidente, che si compatta per cercare ricchezze oltremare e sfidare chi, affrontato singolarmente sarebbe troppo forte, mi ha sempre convinto e credo che non fosse molto lontana dalla verità.

Frediani ci rappresenta un esercito acheo fatto da bruti, Odisseo a parte, con facoltà intellettive abbastanza limitate. Schiavi della voglia di conquista e di competizione tra loro. Il concetto, tanto caro a Omero, di gloria eterna conquistata attraverso le gesta sul campo di battaglia, è presente in modo esorbitante. Addirittura l’autore costruisce una sorta di sfida, all’interno della guerra, tra gli achei per la palma del miglior combattente. Ho apprezzato lo spirito di competizione tra i famosi guerrieri, ma ho trovato in dei passaggi un po’ forzata tale sfida, considerata quasi più importante rispetto alla conquista della ricca città di Priamo.

<< Un uomo può essere dio, se si rende immortale tramite il ricordo degli altri, si diceva sempre Aiace; non nel corpo, destinato a consumarsi e a sparire, per poi trasformarsi in un’ombra nell’Ade, ma nella memoria delle successive generazioni che, raccontando le sue gesta, avrebbero fatto rivivere il suo spirito in eterno.>>

Frediani trova anche un motivo “non divino” dietro alla spropositata valenza di Achille in battaglia. Non dico nulla per non spoilerare. Ho apprezzato l’idea di “ripulire” la competizione da interferenze degli dei, ma non mi ha convinto totalmente ’idea, seppur ingegnosa.

Veniamo a Tecmessa, vera protagonista del romanzo. È qui che l’autore osa. Dimentichiamoci la remissiva Andromaca, con il suo unico sussulto verso il marito nel famoso episodio delle porte Scee. Non pensiamo a Penelope, di fatto prigioniera nel suo stesso palazzo, in attesa del ritorno di Odisseo. Tecmessa (che di fatto non compare nell’Iliade, ma nell’ Aiace di Sofocle) è un personaggio complesso, dotato di una forza e di una determinazione che la fa primeggiare sui soldati, principi e re, battuti dall’intelligenza della donna e inebriati dalla bellezza della stessa. L’unico che riesce a tenerle testa è Odisseo, e alla fine i due risultano gli unici protagonisti che intellettivamente svettano accanto a uno stuolo di soldati (Aiace per primo) ossessionati dalla voglia di combattere e primeggiare, ma rappresentati come energumeni violenti limitati e   squassati solo da pulsioni materiali.

<<Ma erano state pure illusioni. Gli dei la volevano guerriera, vendicativa, pugnace, proprio come loro. La comparsa di Ettore e l’istinto di vendetta di Achille, oltre a quello di competizione dei capi in lotta per il titolo di miglior guerriero, avevano brutalmente spezzato il suo sogno di tenere un matrimonio che somigliasse almeno lontanamente a quello che avrebbe celebrato se fosse rimasta in Frigia.>>

Tecmessa è la protagonista del romanzo ed è indubbiamente un personaggio ben costruito, profondo e forte. In dei passaggi appare capace di pensare e soprattutto fare qualsiasi cosa, aiutata, non solo dalla spregiudicata intelligenza, ma dall’avvenenza fisica nei confronti dei soldati ingenui e prede fin troppo facili. Forse eccessiva l’importanza attribuita alla donna, di sangue reale, ma   pur sempre schiava, elevata a vera e propria artefice di ogni evento avvenuto nel campo acheo e sotto le mura di Troia. Frediani, infatti, fa ruotare quasi tutto intorno alle macchinazioni della donna e i comportamenti degli eroi da essa manovrati.  

Il libro scorre e si ha la voglia di vedere dove l’autore vuole arrivare o meglio, sapendo già la fine, come ci vuole arrivare! La prosa è fluida. L’unica pecca, almeno per me, è che in alcuni dialoghi i protagonisti parlano tra loro un linguaggio forse un po’ moderno. 

Concludendo credo che andare a toccare il mito sia sempre “pericoloso” e ci voglia coraggio.  L’autore lo ha dimostrato e nella puntuale postfazione chiarisce in modo esaustivo la propria idea e le fonti che lo hanno guidato.


PRO

Romanzo scorrevole e originale

CONTRO

Alcune idee non mi hanno convinto e il linguaggio un po’ troppo moderno

Trama

Achille, Aiace, Odisseo, Diomede, Menelao…
Chi conquisterà la gloria eterna sotto le mura di Troia?
Durante l’assedio di Troia, gli uomini più valorosi tra le schiere degli Achei saccheggiano la Frigia: un avvenimento che cambierà per sempre il corso della vita della giovane Tecmessa, figlia del re Teleutao.
Fatta prigioniera, viene assegnata come schiava e concubina ad Aiace, il più forte tra i guerrieri della coalizione ellenica che ha posto sotto assedio la città di Troia. Al centro del più grande conflitto dell’antichità, anno dopo anno, Tecmessa assiste agli scontri feroci tra Troiani e Achei, ma soprattutto tra gli stessi Achei, impegnati in una serrata competizione per conquistarsi la fama di miglior guerriero del conflitto. Lo scontro è feroce e senza esclusione di colpi: il superbo Agamennone, l’ingegnoso Odisseo, il maestoso Aiace, suo cugino Achille, indomito e sempre scortato da Patroclo e i fedeli Mirmidoni, Diomede, valoroso oltre ogni limite, Menelao, sospinto dallo spirito di vendetta per il rapimento della sua Elena. Grandi eroi disposti a tutto pur di entrare nella leggenda e rendersi immortali al pari degli dei. Per difendersi e vendicarsi, Tecmessa dovrà imparare a sfruttare la sua posizione per seminare discordia accentuando le rivalità tra i capi Achei, fino a sgretolare il loro esercito.

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