Narrativa recensioni

Il profumo dei tulipani – Irene Melito

Recensione a cura di Roberto Orsi

Partiamo dal presupposto che recensire un libro come “Il profumo dei tulipani” di Irene Melito è tutt’altro che un’operazione facile e immediata. In appena 184 pagine l’autrice dischiude un mondo intero.

Siamo nel 1656 nella città di Amsterdam dove un giovane Art Gerritzen apre la propria mente verso nuovi orizzonti, travalica i confini del sapere e giunge in lande remote dove pochi riescono ad arrivare. È lo stesso Art, in una sorta di biografia postuma, a raccontare in queste pagine gli avvenimenti di quel fatidico anno che lo videro entrare nella scuola del dotto Van Den Enden di Anversa, ex gesuita estromesso dall’ordine per i suoi pensieri anticonformisti.

Joost, il padre di Art, è un maestro d’ascia, abile con le mani e con una grande capacità lavorativa, ma dalla fede vacillante. Ha perso la prima moglie ormai quattordici anni prima, morta durante il parto in cui vide la luce proprio Art Gerritzen. Da quel momento la fede di Joost subisce un brutto colpo, sotto la mannaia del dubbio. Il dubbio che Dio non esista, che non esista un Essere supremo capace di salvare le nostre anime e che le anime stesse cessino di esistere una volta che il corpo raggiunge la morte.

Proprio questo pensiero eretico minaccia la vita di Joost, perso nei meandri dell’oscuro, ed è lo stesso Art a volerlo riportare sulla via della luce: ritrovare la vera fede, dimostrando che Dio c’è, vede e provvede, e che l’uomo ha una speranza di salvezza all’indomani della morte corporea, quando l’anima gli sopravvive.

“Certo il suo Dio non è come lo dipingono gli altri, quelli della sua gente, ma ognuno non dovrebbe avere il diritto di immaginarlo come vuole? Persino negarlo, se crede? A che serve infatti una fede che non deriva direttamente dal cuore?”

Baruch Spinoza, filosofo

Indirizzato agli studi della scuola di Van Den Enden, per Art inizia un viaggio nel mondo della filosofia, della scienza, della matematica, dell’alchimia e della ragione. Ecco gli incontri con pensatori del calibro di Bento Espinoza, ebreo tacciato di eresia ed espulso dalla comunità di Amsterdam per aver insinuato che la legge di Mosè non derivasse necessariamente da insegnamenti divini bensì molto più terreni e umani, così come il resto delle Sacre Scritture. Una visione eretica non accettabile.

La ricerca della verità si trasforma in un viaggio alla ricerca del proprio io, alla comprensione della Natura, del cosmo e di tutto il creato. Un parallelismo tra Scienza e Fede, tra Ragione e Superstizione, in un turbine che è capace di elevare le menti più brillanti nel conoscere la Verità. La Verità con la V maiuscola, quella che non può essere confutata, che non può essere autentica solo per alcuni mentre per altri non lo è.

Partendo dai dogmi che la Religione impone, di qualunque “segno” sia, i fini pensatori che Art incrocia sulla sua strada, in gran segreto, tracciano delle linee immaginarie tra le loro menti. Delle connessioni di pensiero che spesso rischiano di far vacillare le più profonde convinzioni.

Se le masse vengono soggiogate dalla superstizione e dagli insegnamenti religiosi impartiti da un pulpito minaccioso, chi vuole liberarsi del giogo e comprendere meglio ciò che sta dietro la patina in copertina, assume un rischio molto grande.

Eppure, furono tantissimi i grandi nomi della Storia che ne cambiarono il corso: da Galileo a Newton passando per Paracelsio, solo per fare tre nomi che compaiono in questo romanzo. E ognuno nella propria scienza di riferimento: astrologia, fisica, chimica, alchimia, medicina, matematica. Tutti loro diedero un contributo significativo all’elevazione del pensiero umano, razionalizzandolo, sezionandolo e riconducendolo a un tutt’uno definito e argomentato.

“Una vita virtuosa è la naturale espressione della fede in Dio, come la rosa del deserto fiorisce donando il suo profumo ai rari viandanti. È la sua natura, come è natura dell’uomo agire conformemente al volere di Dio, a immagine e somiglianza del quale è stato creato.”

Non è un romanzo semplice questo di Irene Melito. Di sicuro non un romanzo leggero, per tutti. È innegabile che alcuni passaggi possano risultare ostici a chi non mastica di filosofia. Per assaporarne nell’interezza la portata letteraria è necessaria, a mio parere, una conoscenza anche di base dei concetti espressi. La dimostrazione dell’esistenza di Dio, attraverso il pensiero razionale, lo studio dei fenomeni naturali; o il funzionamento del corpo umano e l’impronta degli studi di medicina su ciò che può determinare la guarigione da una malattia; il progresso della scienza; i processi alchemici tra materiale e immateriale. Nelle varie discussioni che i personaggi del romanzo affrontano, questi argomenti sono sviscerati uno per uno con grande sapienza e maestria dall’autrice che dimostra una conoscenza approfondita del periodo, forse tra i più controversi e contradditori in questo ambito.

Riforma, controriforma, un proliferare di dottrine che si allontanano per un verso o per l’altro dal dogma assoluto e riconosciuto. Il pensiero religioso che si inerpica attraverso mille sentieri diversi fluttua in torrenti e fiumi per riversarsi in un mare di dottrine in cui il centro finale rimane sempre e unicamente Dio, in qualunque modo lo si voglia chiamare.

“Se ognuno ha il diritto di credere in quello che vuole, nessuno ha il diritto di perseguitare gli altri per ciò in cui credono.”

Il viaggio di Art non è un viaggio facile da seguire. Il libro non è lungo ma è pieno zeppo di riferimenti alla Storia della filosofia, all’Inquisizione e alla lotta alle eresie. Un libro intimistico dai confini non sempre certi e definiti, probabilmente da leggere più di una volta per poterne assaporare i passaggi più ostici. Un prodotto di qualità indubbiamente, forse più apprezzabile da parte di un pubblico già avvezzo a questi concetti.

“Per raggiungere quella sorgente avevo dovuto entrare in luoghi inimmaginabili per un giovane uomo, tuffarmi in un sapere che ignoranza e superbia idolatrano come verità, dimenticando che solo la Parola di Dio è vera. La libertà non è l’inizio della vita, ma una sua meta. Passo passo”


PRO

Una trama originale e particolare, gli approfondimenti sui personaggi storici e il loro pensiero lo rendono molto affascinante

CONTRO

Alcuni passaggi più ostici dovuti alla grande competenza dell’autrice sono sicuramente più apprezzati da un pubblico di lettori avvezzo alla materia

Trama

Nel 1656 ad Amsterdam vive un giovane olandese, Art Gerritzen. È figlio di Joost, maestro d’ascia di professione, calvinista di fede, vedovo di una donna morta tra le sue braccia appena dopo aver partorito suo figlio Art quattordici anni prima. Il dolore della perdita è pari alla disperazione che lo attanaglia e la sua fede comincia a vacillare. Per salvarlo da un’accusa di eresia, Art decide di dimostrargli che l’anima è immortale. Avvengono così importanti incontri (Spinoza, Van den Enden, Adam Boreel) da cui apprende l’esistenza di uomini straordinari, martiri del libero pensare, quali Bruno e Serveto. La ricerca della Verità porta Art a sperimentare i limiti angusti delle confessioni religiose, quando si incagliano nell’intolleranza, l’ipocrisia e il dogmatismo.

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