Recensione a cura di Roberto Orsi
“Ernst Keller, in piedi sulla riva del Sacrower See, guarda l’acqua. Non c’è quasi vento, la superficie del lago è uno specchio su cui si infrange la luce abbagliante del sole. Che ci faceva qui nel cuore della notte Erich Mühe?”
Questo romanzo di Oliver Hilmes, di circa 200 pagine, è un giallo storico tratto da una storia vera come specificato dallo stesso autore nell’incipit. Partendo da fatti realmente accaduti, l’autore ha potuto romanzare la vicenda del Dottor Erich Mühe (il nome pare inventato e preso da un altro dottore nato nel 1938), medico della città di Berlino negli anni ’30 del secolo scorso.
Siamo in quel periodo di passaggio tra la Repubblica di Weimar e l’insediamento del partito nazista che da lì a poco tempo porterà ad anni di regime totalitario e dittatura. Nel 1932 Berlino è divisa tra quartieri ricchi e nobiliari, da una parte, e altri abitati da popolazione più povera. La ricostruzione dopo la Prima guerra mondiale ha portato a diversi ribaltamenti politici. Il partito nazionalsocialista sta prendendo piede, Hitler guadagna punti percentuali nelle votazioni di luglio e di novembre: è ormai a un passo dal governo.
Mentre gli eventi Storici rimangono sullo sfondo e si respirano labili nelle atmosfere ricreate dall’autore, tra i palazzi di Berlino, le strade trafficate e i mercati in piazza, il Dottor Erich Mühe sparisce improvvisamente e di lui non si hanno più notizie.
I Mühe possono permettersi di vivere da signori. Della miseria dei disoccupati, della sorte di chi riceve salari da fame, della squallida esistenza della massa della popolazione, in situazioni sempre più precarie… di tutto questo i Mühe hanno notizia solo dai giornali”.
Erich è un medico benestante, ha un numero molto nutrito di clienti che visita nel suo ambulatorio all’interno dell’appartamento dove vive con la moglie Charlotte, la domestica e la subinquilina Ilse Kaufmann. I Mühe vivono in modo agiato, nel quartiere sono conosciuti, di loro si parla e si sparla. Pare che il loro non sia un matrimonio felice: la moglie Charlotte è una donna di quelle con la puzza sotto il naso, snob e dedita completamente a sé stessa.
Fondamentalmente la professione di Erich la ripugna. Qualche volta si domanda perché mai abbia sposato un medico. Già, perché? Non ha una risposta.
Da qualche tempo segue lezioni di canto grazie all’aiuto del maestro Hugo Rasch. I due si frequentano molto, entrambi sposati, la loro relazione sembra, a detta dei maligni, qualcosa di più di un semplice rapporto di maestro e allieva.
La notte del 13 giugno 1932 il dottor Mühe scompare nel nulla. La sua auto viene ritrovata nelle vicinanze del lago Sacrower See, al suo interno pochi effetti personali, le chiavi ancora inserite nel cruscotto. La polizia, rappresentata dal commissario Ernst Keller e il fidato assistente Schneider avvia una indagine alla ricerca della verità. L’impostazione del romanzo prevede capitoli brevi e incisivi, in cui il titolo di ognuno di essi è il nome della persona che verrà interrogata dalla polizia in quelle pagine.
Con questo escamotage narrativo l’autore presenta ognuno di loro facendoceli scoprire poco a poco come se il lettore si affiancasse all’ispettore Keller. Gli indizi vengono svelati mentre l’indagine prosegue, ricucendo il tessuto delle vicende, aggiungendo un tassello dopo l’altro. Come in una rappresentazione teatrale, le luci si accendono su ogni scena in cui immaginiamo l’ispettore torchiare i testimoni per scoprire il loro rapporto con il medico scomparso.
Cosa si nascondeva dietro la parvenza di una vita agiata e tranquilla? Il dottor Mühe portava avanti delle attività losche di qualche tipo? La sparizione è conseguenza di un omicidio, un suicidio o una volontà netta di uscire dalla circolazione e reinventare la propria vita? In mancanza del corpo, mai ritrovato, è impossibile anche determinare le cause della morte. Ci si basa su prove indiziarie e confessioni.
Le piste che si aprono davanti a Keller e alla polizia di Berlino sono molteplici e spesso pericolose: l’inchiesta si arena molto presto, senza un vero sbocco risolutivo. Le forze politiche che prendono il potere in Germania e la sostituzione al vertice della polizia di Berlino inducono Keller a insabbiare l’indagine. Alcuni personaggi potenti, coinvolti nella vicenda, non possono essere toccati. Così tutto sembra cadere nel vuoto fino a quando anni dopo, la storia viene ripresa e il caso torna a galla…
L’autore ci presenta i personaggi sospettati attraverso i dialoghi con la polizia, un interrogatorio dopo l’altro, lasciandoci immaginare chi mente, chi potrebbe essere il colpevole della sparizione di Erich Mühe. Keller è un commissario di polizia, mite e pacato, è gentile nei modi utilizzati con i sospettati: trascende molto raramente.
Un giallo storico godibile con precisi riferimenti alla Germania degli anni ’30 e alla sua situazione sociopolitica in completa evoluzione. Si attraversa l’epoca del nazismo, della Seconda guerra mondiale e ritroviamo una Berlino che ha attraversato la distruzione delle bombe e la successiva spartizione tra forze occidentali e orientali che porterà di lì a poco alla costruzione del muro. Il dubbio sulle reali sorti del Dottor Mühe rimane fino alla fine, l’autore è abile nel mantenere alta la suspense e le varie possibilità di soluzione del caso.
Una verità che a ogni passo in avanti risulta sgusciante e inafferrabile.
Trama
Berlino, 1932. Sono gli ultimi giorni della Repubblica di Weimar quando lo stimato dottor Erich Mühe, dopo una discussione con la moglie, scompare senza lasciare traccia. La sua auto viene ritrovata vicino a un lago con i finestrini abbassati e la chiave ancora nel cruscotto… Il mistero si infittisce quando la squadra investigativa scopre che, dietro la facciata rispettabile, il medico nasconde una losca doppia vita, le cui trame conducono fino a Barcellona.