Vita e miracoli di una cortigiana onesta e di un predicatore nell’Europa del Cinquecento
Recensione a cura di Antonio Tenisci
Cosa accumuna la giovane Ruth e il monaco Martin Lutero?
Nel 1505 il giovane Martino si converte ed entra in convento. Nello stesso momento, in un villaggio della Carinzia, una madre viene trucidata e la piccola Ruth è rapita dai terribili Lanzichenecchi, che ne sfrutteranno l’incredibile bellezza per farne una schiava sessuale. (Puoi saperne di più sui Lanzichenecchi leggendo questo articolo)
I Lanzichenecchi erano apprezzati da chi intendeva sfruttarne la forza: per le popolazioni inermi invece erano un flagello — anche perché integravano il loro incerto soldo con razzie e saccheggi.
Negli anni in cui le lotte di potere e di religione sconvolgono l’Europa, una ragazza orfana cerca con tutte le sue forze di emergere dal baratro in cui è stata scaraventata dagli eventi della vita.
Ma non gli basta, agli uomini, il corpo mio? Vogliono anche la mia attenzione per quelle loro vicende così tediose e balorde? Non hanno madri o sorelle o vecchie nutrici per quella bisogna? Ruth se lo chiedeva sempre la mattina dopo…
Grazie alla sua avvenenza, Ruth riesce a ottenere un’istruzione e, in pochi anni, diventare la cortigiana e amante preferita di uno dei cardinali più potenti e in vista del tempo: Ippolito d’Este.
Il cardinale se l’era presa, Ruth, dalla casa di Efrem e se l’era portata nel palazzo suo. … Lui s’era presentato lì una mattina – certo non in vesti di cardinale, ché non le indossava quasi mai – per vedere quella famosa giovane che somigliava alla Santa Giuliana del dipinto e per sapere se valeva poi la pena di prendersela per sé. Valeva la pena eccome, ché Ippolito s’era trovata dinanzi una creatura insolita, bianchissima e bellissima.
Ruth s’era trovata così davanti a un uomo giovane, di forse trent’anni, in ricche vesti color del fumo scuro e un berretto di velluto rosso in capo, pallidissimo, con occhi gelidi come ghiaccio, labbra sottili e un naso che pareva becco d’uccello.
Intanto il giovane frate Martino si segnala per il suo acume, lo studio della teologia e delle scienze della dialettica e della fisica. Inizia il suo percorso di insegnamento nell’Università di Wittemberg e il peregrinare nelle terre d’Italia fino a giungere a Perugia e poi Roma.
Ruth e Martino hanno la stessa sete di conoscenza, indole tedesca e il fuoco della curiosità negli occhi.
Frate Martino sapeva bene cosa sarebbe diventato: monaco solerte e studioso delle Sacre Scritture, per capire cosa veramente volesse Dio da uomini e chierici, e della parola Sua farsi indiscusso e designato testimone.
Le passioni e gli sconvolgimenti di cui saranno fautori e testimoni Ruth e Frate Martino accomuneranno le loro esistenze.
In questa altalena di vicende viene presentata un’Italia e un periodo storico duro e molto spesso crudele per il popolo lontano dalle ricche corti dell’epoca. Una civiltà cupa diversa dal quel rinascimento che ha cambiato la Storia. Vicende vere e verosimili per un personaggio inventato come la cortigiana Ruth che affronta battaglie in armi, giochi di potere, ribellioni e amori. Una scelta che privilegia la figura della donna del popolo che aspira al rango di cortigiana particolare e agiata.
Rigore storico e documentato, invece, per il percorso di Frate Martino che con la sua Riforma segnerà un solco indelebile nella Cristianità.
Molto interessante la scrittura, che in ogni capitolo ci mostra le gesta e la vita di Ruth e di Frate Martino. Soprattutto è degno di nota lo studio dei due protagonisti che si trovano ad affrontare, nei loro modi di vivere e pensare così distanti, gli stessi stati d’animo e le stesse combattutissime idee di ribellione allo status imposto da potenti e clero di Roma.
Ognuno di loro avrà l’occasione di cambiare vita, e quindi quella degli uomini e delle donne del tempo, ma queste scelte non saranno indolori. Potrebbero voler dire sconvolgere le esistenze degli abitanti di tutta Europa.
Anche lo stile con cui l’autrice affronta la scrittura è degno di nota. Molto spesso sembra di leggere il resoconto delle vicende scritte su documenti dell’epoca con il modo di raccontare del tempo. Questa scelta aiuta in modo sorprendente a calarsi nelle pagine del romanzo come se il tempo non fosse passato, come se ci trovassimo davanti a personaggi reali e vivi, che ci scorrono davanti.
Trama
È il 1505 quando Ruth, quasi ancora bambina, viene rapita da uno dei lanzichenecchi che hanno distrutto il suo villaggio in Carinzia e sterminato la famiglia. Ruth sopravvive a stento, costretta a seguire i lanzi come schiava sessuale. Giunta in Italia e salvata da un “benefattore”, si stabilisce a Perugia, dove diventa cortigiana onesta, ossia non più semplice “femmina di lume”, ma prostituta d’alto bordo. Al percorso di vita della protagonista, capitolo per capitolo, fa da contrappunto quello spirituale ed esistenziale di un giovane predicatore: Martino Lutero. Due esistenze parallele, inquadrate in dimensioni di vita totalmente differenti, che si congiungeranno in Germania, negli anni delle rivolte dei contadini.