Levare le ancore!
Se si va per mare, questa espressione è assai familiare! Un’operazione necessaria affinché una nave lasci il porto per iniziare il suo viaggio. E al contrario, per stabilizzare la fermata.
Ma è sempre stato così? L’ancora esiste da sempre?
Forse qualcuno rimarrà sorpreso, ma la risposta è no!
Agli albori della navigazione, per molti secoli, le navi venivano a fatica trascinate in secco a forza di braccia e, di conseguenza, a spinta rimesse in mare!
Poi, per circa duemila anni, i marinai di tutto il mondo antico usarono pietre pesanti fino a 50 chili con un foro in mezzo, che venivano legate alla nave con una cima, e con un forellino dove passava un’altra cima per disincalgliarle prima di salpare. Anche la nave di Ulisse nell’Odissea aveva àncore di questo tipo.
Un sistema piuttosto scomodo anche eprché costringeva a viaggiare con decine di queste àncore primitive, che dovevano poi essere tirate sugli scogli.
Poi, nell’anno 1000 a.C. ecco il colpo di genio a opera dei Fenici che ebbero l’idea di attaccare due aratri e porvi in cima una sbarra trasversale di pietra, spiega Nigro. Così per una nave bastavano solo due àncore e si poteva navigare in modo più veloce e sicuro.
I Romani introdussero un nuovo tipo di àncora. Poiché avevano diverse miniere di metalli, introdussero il ceppo di piombo.
Da lì, l’àncora si è affermata, evoluta, ma anche modificata nelle tipologie per adattarsi alle varie esigenze, ma anche imbarcazioni e fondali.
Il passo decisivo verso l’àncora moderna verrà mosso con l’eliminazione del ceppo. Il primo brevetto Hawkins (stockless) compariva nel 1821, ulteriori passi venivano compiuti da Lowe nel 1822-23
Ma da dove viene il nome “àncora”? Dal greco antico: ankura, termine poi migrato in altre lingue europee, mantenendo la radice ank: in tedesco si dice ancora anker; in danese e norvegese ankeret, in svedese ankaret.