Recensione a cura di Maria Marques
“Morte, rovine e miserie. Avevano annientato una delle città più grandi del mondo. Era l’andare delle cose, i regni cadevano e sorgevano da sempre, eppure quell’affermazione sapeva di menzogna. L’istinto sussurrò che per vana ambizione avevano distrutto qualcosa di veramente speciale”.
La data del 29 maggio 1453 non è una di quelle che si dimenticano o si confondono tra le molte che la storia ha disseminato di eventi. Il 29 maggio 1453 cadde la città di Costantinopoli e, con essa, scomparve l’impero romano d’Oriente. Questo non fu l’unico assedio che subì la città fondata nel 330 d.C. dall’imperatore Costantino, fu conquistata, infatti, soltanto durante la seconda Crociata nel 1204, quando si creò un impero latino di Costantinopoli che si allargava su alcuni territori circostanti, mentre il resto dell’impero era suddiviso in una serie di stati. Proprio da uno di questi stati, quello di Nicea, partì la riconquista della città che, nel 1261, vide ricostituito l’Impero bizantino sotto la dinastia dei Paleologi cui appartenne l’ultimo imperatore. L’impero, tuttavia, proseguì la sua lenta decadenza, perdendo territori in guerre contro serbi, bulgari e contro i turchi ottomanni. La città gradualmente si spopolò e la sua decadenza apparve sempre più inarrestabile, tanto che, alla vigilia dell’assedio del 1453, l’impero governava su pochissimi territori nel Peloponneso e nei dintorni della capitale. Se da un lato quindi c’era una città in decadenza, dall’altro il suo nome rimase sinonimo di una continuità storica con l’impero romano, una città sicura circondata da mura poderose erette dal grande Teodosio, una città che guardava con diffidenza ai molti latini che rifornivano i mercati, brulicanti di merci e di attività. “ I latini si erano presi il denaro, gli edifici, le opere d’arte, perfino i gioielli della corona dell’imperatore e, ora si preparavano a prendere l’ultima cosa rimasta a Costantinopoli. Volevano che tutti riconoscessero l’autorità del papa di Roma.”
Attraverso le vicende di quattro personaggi di fantasia, che si alternano nei capitoli, ci si addentra non solo nella vicenda vera e propria dell’assedio ma anche negli antefatti che diedero origine a quanto accadde a Costantinopoli. Conosciamo così Tebaldo Spinari, giovane protetto di Giovanni Giustiniani ed è attraverso i suoi occhi che il lettore seguirà il gruppo di armigeri genovesi che parteciparono alla strenua difesa della città, ma anche i comandanti bizantini e lo stesso imperatore.
Testa calda Tebaldo, irruente, spavaldo, subisce il fascino di Giustiniani, con cui il padre aveva navigato. Egli si getta con slancio nella difesa della città, quasi accarezzando ingenuamente l’idea che possano far fronte all’esercito turco, ma scoprendo ben presto che il gruppo eterogeneo di latini accorso in aiuto, si dimostra diffidente e tutti sono tesi in buona parte a mantenere le posizioni commerciali acquisite nel corso del tempo.
“Il conflitto era tra greci e turchi, poco ma sicuro, ma era impensabile che Genova potesse rimanerne fuori…Che ne sarebbe stato di Chio? E di Giaffa?Il doge avrebbe aiutato Costantinopoli o sarebbe rimasto a guardare?E le relazioni con il sultano?”.
La fedeltà di Tebaldo va prima al suo capitano che rappresenta ai suoi occhi il padre perso da bambino, il cavaliere che prenderà in mano la difesa della città riuscendo a tenere in scacco a lungo, l’esercito ben superiore dei turchi.
“Costantinopoli è un mondo a sé dove la menzogna è alla base di tutto, ragazzo. In un posto del genere solo la terra può sussurrare la verità alle orecchie di chi sa ascoltare”.
Tebaldo scoprirà sulla sua pelle che cosa significherà la frase pronunciata da Giustiniani, quando nella città assediata dovrà affrontare un compito ben preciso: scoprire chi sia l’Ombra, un personaggio misterioso che trama perché la città cada. All’irruenza di Tebaldo, fa da contrappeso la silenziosa efficienza di Elena, una giovane erborista di origine greca, che si occupa di dispensare cure ai più bisognosi della città, ed è attraverso i suoi spostamenti nella città che questa emerge nelle descrizioni “Costantinopoli si stendeva davanti a lei sotto le nuvole rasate del cielo. Dal Corno d’Oro,passando per le Blancherne fino all’acquedotto di Valente e lungo tutto le Grandi Mura,la città andava lentamente svegliandosi…”.La sua conoscenza delle erbe medicamentose e la sua competenza nelle arti mediche si riveleranno di vitale importanza quando le bombarde turche inizieranno a colpire, indistintamente, le mura ma anche gli uomini a loro difesa.
Marta invece è la moglie del podestà genovese di Pera, la colonia genovese situata nella parte nord del Corno d’Oro, è lei la mente politica che tesse trame e che dirige il pavido marito con l’unico fine di aumentare i profitti delle proprie finanze. Per Marta non esistono bandiere, non esiste fedeltà alcuna salvo al proprio interesse. Con l’ultimo personaggio, Ismail, l’autore ci porta nell’accampamento turco permettendo di avere anche una visione dallo schieramento opposto degli avvenimenti. Ismail è un giannizzero che fa parte della terribile fanteria del sultano, di cui è amico e suddito. Inflessibile e implacabile,guerriero superbo …eppure qualcosa si lacera nel suo animo alla vista della città, da quel momento un dolore al petto comincerà a perseguitarlo mentre attende scrupolosamente agli ordini di Maometto II. S’incontreranno questi personaggi? Sopravvivranno all’assedio? E la misteriosa Ombra riuscirà nel suo intento?
L’autore, Luigi Oriani, riesce nel suo intento di raccontare la caduta di Costantinopoli, trasportandoci sulle mura durante i bombardamenti e durante la strenua difesa. La polvere, la devastazione, la paura e il dolore costringono il lettore a visualizzare che cosa possa aver significato essere intrappolati in una città assediata, attanagliati dalla fame e dal timore per i propri famigliari. Il contesto storico emerge durante la narrazione in modo chiaro e comprensibile, senza appesantire le vicende dei personaggi di fantasia, permettendo al lettori di avere uno sguardo d’insieme che non si limita solo alle vicende belliche, ma anche alla politica di immobilismo adottata dagli stati europei chiamati in aiuto alla difesa della città. La narrazione si mantiene fluida, nonostante la mole del romanzo, mentre personaggi di fantasia e storici interagiscono tra loro e, pur ben consci di come la vicenda andrà a finire, è difficile non lasciarsi catturare e non schierarsi apertamente dalla parte dei difensori.
“La grandezza degli uomini, in fondo, è sempre destinata all’oblio prima o poi…”.
Pro : un romanzo per scoprire i personaggi che si adoperarono nella difesa della città e che non sempre sono conosciuti, a cominciare proprio da Giovanni Giustiniani.
Contro: Una lieve caduta di ritmo, talvolta, da imputarsi alla mole del romanzo.
Trama
1453. Dopo quasi un millennio dalla caduta di Roma, Costantinopoli è cinta d’assedio dai turchi. In una lotta senza quartiere, le forze schiaccianti dell’ambizioso sultano Mehmet II si scontrano con il pugno di difensori dell’imperatore Costantino XI, comandati dal pirata genovese Giovanni Giustiniani Longo. Sul palcoscenico di una Costantinopoli alle corde va in scena un intreccio di intrighi, battaglie, amori e colpi di scena, rivelando come spesso il destino sia capace di collegare anche vite e storie apparentemente agli antipodi. La storia ci consegna già un verdetto, ma quali cambiamenti sconvolgeranno le vite dell’impulsivo Tebaldo, della giovane Elena, dell’inflessibile Ismail e dell’astuta Marta nei drammatici giorni dell’assedio? Chi è il misterioso individuo celato sotto lo pseudonimo di “Ombra”, e perché trama per la caduta della città?