Prima di iniziare l’intervista, tengo particolarmente a ringraziarla per aver accettato l’invito. È un onore per me poterla intervistare per il salottino virtuale di TSD.
“Una sfogliatella e un caffè” …il Caffè Gambrinus, possiamo dire “lì dove tutto ebbe inizio”. Quali emozioni le suscita quel luogo così caratteristico e quasi senza tempo?
È un luogo dove torno sempre volentieri e mi emoziona sempre pensare che personaggi come Benedetto Croce, Matilde Serao, Eduardo Scarpetta, Totò e i De Filippo abbiano frequentato quelle sale per me così importanti.
Ricciardi rientra nella categoria dei personaggi impossibili da non amare. Qual è la peculiarità che, a suo avviso, attira maggiormente i lettori?
Ricciardi non ha scelta. La sua caratteristica fisica, insita nella sua stessa personalità, è non poter evitare di essere testimone dell’ultima emozione di chi lascia la vita per una morte violenta. Noi possiamo cambiare strada o canale, abbiamo telecomandi, possiamo fingere che il dolore non esista e possiamo evitarne le mille forme che troviamo sulla nostra strada. Ecco, Ricciardi è semplicemente un uomo normale ma privo di un telecomando; è quello che succederebbe se uno di noi non potesse evitare il dolore. Nient’altro che questo.
Luigi Alfredo Ricciardi, il brigadiere Maione, il dottor Modo…tra i vari personaggi è presente una sorta di alter ego di Maurizio De Giovanni?
Penso di avere qualcosa di simile a Maione per il modo di vivere la paternità, e di Palma de I Bastardi di Pizzofalcone. Ma solo qualcosa, come il loro modo di vivere la città, perché un autore non deve mai immedesimarsi completamente in uno dei personaggi, altrimenti la storia ne uscirebbe inevitabilmente falsata.
Altro personaggio di grande successo: Bambinella! Il “femminiello” tanto apprezzato e amato dal parterre di lettori. Un personaggio secondario ma non per questo meno importante. Al di là del ruolo nella struttura narrativa, cosa vuole realmente rappresentare?
Rappresenta un’anima forte e nascosta della mia città, miserabile e sofferente ma allegra e rumorosa; conosce i fatti di tutti perché ha una fitta rete di amici, amiche, clienti e conoscenze in una ramificazione di vicoli e vicoletti in cui tutti conoscono tutti, e quindi tutto le arriva con chiarezza e in tanti modi da consentirle anche di trarre risultanze morali; proprio lei, che sembra il contrario di quello che pretende la morale comune.
Come non menzionare le esilaranti e vivaci scene che vedono protagonisti Bambinella e il brigadiere Maione! Una leggera e goliardica sfumatura colorata che attraversa le atmosfere grigie e cupe che caratterizzano i romanzi.
Le parti più divertenti da scrivere! Tanto è che dopo averli visti interpretati dai bravissimi Antonio Milo e Adriano Falivene, ho deciso di renderli protagonisti nello spettacolo teatrale “Mettici la mano”.
Napoli non è solo ambientazione ma è la protagonista indiscussa della fortunata serie. Napoli superstiziosa, Napoli rumorosa, Napoli dalle molteplici sfaccettature che, nonostante le difficoltà del periodo storico in questione, ha sempre e comunque una marcia in più. Cosa ci può dire a riguardo?
Nascere a Napoli significa essere molto, molto fortunati. La nostra città racconta storie in continuazione, essendo nata dal mare e aperta alle parole nuove. Ed è anche una città di contrasti e di mescolamenti, con quartieri dal cuore nero e dalla faccia pulita in costante, stridente, contrasto, oggi come allora. Il luogo perfetto, insomma, per storie di sangue e d’amore come quelle che racconto io.
Il successo del commissario Ricciardi è dovuto probabilmente anche alla evoluzione psicologica ed emozionale dei personaggi. In alcuni passaggi la vicenda “giallo” sembra passare in secondo piano lasciando spazio alle emozioni e rendendo i protagonisti realistici, vivi. Quanto ritiene importate questo fattore nei suoi scritti?
Il fattore principale della scrittura, per quanto mi riguarda, è la compassione, in senso etimologico. Il coinvolgimento, la partecipazione emotiva e affettiva a ciò che i personaggi vivono e provano e un forte sentimento di presenza sociale e di attenzione vera e profonda a quello che di terribile succede attorno. Soprattutto se, come nel mio caso, i delitti di cui racconto sono quelli passionali, quelli relativi alla corruzione dei sentimenti.
Durante la stesura dei romanzi chi ha seguito chi? Mi spiego meglio: adattarsi. Sono i personaggi ad aver seguito e inseguito la storia o viceversa?
Io sono creativo solo nel disporre le pedine sulla scacchiera: ambientazione, personaggi e caratteristiche degli stessi, eventi principali e successione degli stessi. Poi mi metto a guardare la storia come evolve, che traiettoria prende, da che parte va. Credo che i personaggi, una volta impostati, abbiano il diritto di scegliersi il percorso e di seguirlo.
Come e quanto è cambiata la sua vita dopo Ricciardi e come ha vissuto il grande successo ottenuto?
È cambiato solo il fatto di essere riconosciuto per strada, cosa molto gratificante, e l’opportunità di parlare a tanta gente. È bellissimo, anche se qualche volta molto faticoso.
Ormai grazie ai media e ai social conosciamo bene sia l’autore sia l’umiltà e la disponibilità che la contraddistinguono, ma ci piacerebbe leggere dalle sue parole chi è e cosa sogna Maurizio De Giovanni.
Maurizio de Giovanni è soprattutto un tifoso del Napoli e sogna di gioire ancora con e per la sua città!
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). Angeli e Caminito (2022). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.
Bravissima Luigia
Intervista interessantissima così come l’autore intervistato e gli argomenti trattati.
Avanti così!
Enrico Magnano
Grazie per il commento Enrico, molto gentile da parte tua! Anche noi ringraziamo Luigia ma soprattutto l’autore De Giovanni per la sua disponibilità!
Mi unisco ai ringraziamenti per la gentile disponibilità di Maurizio De Giovanni.
Grazie di cuore per aver letto e apprezzato l’intervista!