A cura di Laura Pitzalis
Adriana Assini, acquerellista romana, ha esposto a Roma, Bruxelles, Londra, Madrid, Siviglia, e scrittrice di romanzi storici che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti.
Dal novembre 2007 pubblica con la casa editrice Scrittura & Scritture di Napoli: Le rose di Cordova (2007), incentrato sulla figura di Giovanna di Castiglia, detta “La Pazza”, che dalla sua prima edizione del 2007 ha visto la fortuna di due edizioni successive e tre ristampe, pubblicato anche in Spagna; “Un caffè con Robespierre” (2016) vincitore del premio letterario “L’Unicorno – Rovigo” per il miglior romanzo storico e del premio “L’Iguana”, promosso dall’Istituto Studi Filosofici di Napoli e Associazione Eleonora Pimentel; “Giulia Tofana. Gli amori, i veleni” (2017); “Agnese, una Visconti” (2018); “Giuliano e Lorenzo. La primavera dei Medici” (2019); “La spada e il rosario: Gian Luca Squarcialupo e la congiura dei Beati Paoli” (2019); “Rosso di Tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (2020); “Berthe Morisot. Le luci, gli abissi” (2020); “Madame Clicquot. Lo champagne sono io” (2023).
Prima di tutto ti devo ringraziare Adriana per aver accettato questa intervista che avrei voluto avvenisse realmente, magari sedute comodamente a sorseggiare un caffè o, viste le temperature, gustare un gelato in una libreria-caffè letterario, come a Roma qualche anno fa …
Ma, purtroppo, non è possibile, quindi armiamoci di grande immaginazione pensando di essere in una location da sballo e iniziamo questa intervista che non riguarderà solo i tuoi romanzi, perché di queste ne avrai fatte a iosa, ma riguarderà soprattutto l’Adriana Assini Donna, la sua quotidianità, il suo vivere dietro le quinte.
Sarò un po’ indiscreta per cui ti ricordo il tuo diritto alla facoltà di non rispondere.
Chi è l’Adriana Assini donna?
In verità, non c’è uno spartiacque tra l’artista, la scrittrice e la donna. Viviamo tutt’e tre assieme per 365 giorni all’anno. Lo sguardo sulle cose del mondo, piccole o grandi che siano; l’attenzione per le parole (scritte o pronunciate); la curiosità per il nuovo e per il diverso, sono tutte facce della stessa medaglia. Le mie pitture e i miei romanzi ne sono parte integrante. Cerchi che si chiudono, porte che si aprono.
Un aneddoto bello e uno meno bello della tua vita.
Alcuni anni fa vinsi il “Cesare Pavese” con un racconto sul vino. La cerimonia di premiazione ebbe luogo nella casa natale dello scrittore, a Santo Stefano Belbo. Un’emozione forte, un ricordo indelebile. Poi, la riscossione del premio: 100 bottiglie di Barolo, Dolcetto d’Alba, Barbera d’Asti e altri vini piemontesi. Una ventata di ebbrezza e di allegria…
Oltre alle rose, qualche spina.
Nel 2016 andai a presentare “Un caffè con Robespierre” nella libreria italiana di Bruxelles. Inizialmente avevo prenotato il volo di rientro per il giorno successivo all’evento, ma poi, volendo allungare la vacanza, lo posticipai di 24 ore. Col senno del poi, una mossa benedetta.
Se, infatti, non avessi modificato il biglietto, mi sarei ritrovata all’aeroporto nel giorno e nell’ora in cui un commando di terroristi lo fece saltare in aria. Il bilancio fu drammatico, con decine di morti e centinaia di feriti. Allo spavento seguì il caos: l’aeroporto chiuso, le ferrovie in panne, l’intera città blindata. Per tornare a casa dovetti fare… un giro lungo: in taxi fino a Lille, nella vicina Francia (oltre 100 km), dove saltai su un treno ad alta velocità che mi portò a Parigi (altri 230 km), infine, il volo di rimpatrio. Con 38 di febbre addosso.
Oltre scrivere e dipingere ti piace …
Viaggiare. Non per terre lontane, verso paesaggi esotici, ma laddove interpreti e fautori dell’Arte e della Storia hanno lasciato impronte indelebili. Attraversare i secoli assieme alla Pulzella d’Orléans sotto le campate gotiche d’una maestosa cattedrale; ascoltare la voce suadente della Moldava da un antico ponte, ricalcando i passi di Kafka e di Rilke; portare una violetta sulla tomba di Lewis Carroll, nel cimitero della St. Mary’s Church; sostare nella cucina turchese di Monet, immaginandolo a cena con la banda dei suoi amici, da Morisot a Manet, a Renoir…
Il tuo sogno nel cassetto a parte vincere il Nobel per la letteratura o l’Hugo Boss Prize …
Sono indecisa tra poter disporre di una mansarda di 40 mq con vista su Notre-Dame de Paris, o avere invece la possibilità di bere una birra al bar della Carlsberg assieme a Mads Mikkelsen.
È nata prima la pittrice o la scrittrice? E come sono nate le due passioni?
Si sono sempre date la mano per camminare insieme.
Ho cominciato presto sia a fare scarabocchi con i pastelli su quaderni e fogli volanti, sia a cimentarmi – per così dire – con i versi poetici. A 11 anni, invece, il mio primo romanzo. Un polpettone di circa cento pagine senza capo né coda.
Scrittura e pittura, due risorse per me egualmente preziose. Passioni che porto avanti col medesimo incanto e la stessa dedizione, senza mai trascurare troppo l’una a favore dell’altra.
Nel dipingere e nello scrivere hai un diverso iter creativo? Esegui contemporaneamente le due cose oppure quando stai scrivendo un libro ti dedichi solo a quello e così quando dipingi?
Può succedere che, mentre impugno la penna, avverta il bisogno di una pausa. Allora, in un battibaleno, apparecchio la tavola: pennelli, carta satin della Arches, ciotole con l’acqua, pigmenti a gogò…Può, comunque, accadere anche il contrario: pur di fissare un pensiero o una frase sul quaderno degli appunti, o addirittura completare un capitolo, non esito a lasciare in sospeso l’acquerello di turno. E nessuno si offende.
Reinterpretando il mito delle due metà di Platone in editoria, mi pare che Adriana Assini e quel gioiellino di casa editrice che è Scrittura&Scritture si siano trovate tornando all’antica perfezione! Ci racconti come vi siete trovate?
Quando feci la conoscenza di Scrittura & Scritture avevo già cambiato sei case editrici e stavo esplorando il settore in cerca della settima. Non avendo, infatti, mai incontrato difficoltà a pubblicare i miei romanzi, ho scelto sin dagli inizi di non accontentarmi, sperando – a ogni cambiamento – di fare un passo avanti.
Il particolare che – contrariamente alle precedenti esperienze – Scrittura & Scritture fosse una casa editrice gestita da donne mi invogliò alla nuova avventura, in coerenza con la mia storia personale, attenta a tutto ciò che si muove nell’universo femminile, dall’arte all’imprenditoria.
Il primo romanzo targato Scrittura & Scritture? “Le rose di Cordova”.
Correva l’anno 2007. Alla pubblicazione della storia di Giovanna di Castiglia, impropriamente detta La Pazza, ne sono poi seguite altre otto. La più recente, anno 2023, è quella su Madame Clicquot, la gran dama dello champagne.
Le protagoniste della maggior parte dei tuoi libri sono sempre donne passionali, ribelli, anticonformiste. È una scelta o una necessità?
Guardando al passato, mi lascio sedurre da figure di donne coraggiose, capaci di andare controcorrente e mantenere la schiena dritta. Questione d’empatia.
Con i loro “no” alle imposizioni della cultura benpensante dell’epoca in cui vissero, molte donne hanno – consapevolmente o meno – tracciato un solco nella Storia, fatto da esempio per le altre, e contribuito ad aprire un varco nell’arduo cammino per l’emancipazione di tutte.
Lo dobbiamo a loro se oggi noi donne possiamo scegliere quali attività svolgere. Non solo. Forse, diamo per scontato il nostro diritto al voto, ma sappiamo che…fino all’altro ieri non era così. Quel diritto è stato conquistato grazie a dure lotte, a costo della prigione e della morte.
Emily Davison perse la vita nel 1913, mentre tentava di attaccare la bandiera del movimento delle suffragette alle briglie del cavallo di re Giorgio V, in corsa durante il derby di galoppo, un evento di grande risonanza. Con quel gesto, in quella particolare circostanza, Emily aveva sperato di dare il massimo risalto alla causa. E così fu, ma con un risvolto tragico: il cavallo la prese in pieno e lei morì quattro giorni dopo.
Il fatto suscitò un enorme clamore, scosse nel profondo le coscienze della maggior parte degli inglesi e servì per accelerare l’iter legislativo per l’agognato riconoscimento.
Mai pensato di dipingere le cover dei tuoi romanzi?
I miei primi romanzi pubblicati con Scrittura & Scritture riportavano un mio acquerello in copertina. Tuttavia, col tempo, l’esperienza ha suggerito un cambiamento radicale: per rendere, infatti, immediatamente riconoscibile il genere, ossia il romanzo storico, è senz’altro più opportuno scegliere opere pertinenti all’epoca trattata (o dettagli di esse). La scelta, ponderata, è risultata vincente e mi ha vista da subito sua partigiana.
I miei acquerelli – al momento – illustrano le copertine di 73 volumi di saggistica italiana e straniera, oltre a qualche libro di poesie. Naturalmente, di altre autrici e autori.
Tantissime altre domande mi piacerebbe farti Adriana, soprattutto perché è piacevolissimo ascoltarti, tanto quanto leggere i tuoi romanzi e ammirare i tuoi acquarelli. Ma il tempo non ce lo consente e per questo chiudo ringraziandoti della tua disponibilità e del tempo che ci hai dedicato.
Ringrazio anche Roberto Orsi per avermi dato l’opportunità di poter dialogare con te sperando di essere graditi anche da chi ci leggerà.
Grazie mille per l’intervista, Laura Pitzalis. È stato un vero piacere.