Recensione a cura di Serena Colombo
Armand-Jean du Plessis de Richelieu, a tutti noto semplicemente come il cardinale Richelieu. È lui (ma non solo lui) il protagonista romanzo storico edito da Delrai nel maggio scorso. Un uomo ambiguo, un personaggio storico poco amato per le tante ombre che ammantano la sua figura.
Personaggi come Richelieu siamo abituati a vederli già nel loro ruolo, nella posizione raggiunta, nella veste – nel suo caso di porpora – con la quale poi sono passati letteralmente alla Storia, senza forse capire molto del perché o del cosa li abbia fatti diventare come poi i libri di Storia ce li hanno tramandati.
Nel libro della Lucchetti, invece, abbiamo la possibilità di conoscere un Richelieu giovane, addirittura bambino: lui, figlio del Gran Prevosto di Francia, in quanto figlio minore era destinato alla carriera militare, che in effetti intraprese, per poi essere destinato a quella ecclesiastica.
Nel libro facciamo la sua conoscenza mentre, bambino malaticcio, riceve le cure amorevoli di Ninon, una giovane chiamata con la madre a fargli da balia.
Subito tra i due si instaura un rapporto particolare, Ninon sa come prenderlo, lo cura con l’affetto e la determinazione che le derivano dai suoi studi al fianco della madre, medichessa o sarebbe più appropriato definirla erborista; Ninon intuisce che il continuo stato di malato del piccolo Armand è determinato da cure sbagliate, fatte di salassi inutili e di aria chiusa.
La vicinanza di Ninon sembra irrobustire Armand, forgiargli un carattere più deciso, ma giunge presto il tempo della seprazione.
Armand accoglie inizialmente di malagrazia l’allontanamento dalla casa paterna e da Ninon soprattutto, quando la madre, o meglio il fratello maggiore Henri, lo spediscono all’accademia militare. Eppure continua a tenere rapporti con la sua giovane amica. E proprio quando sta migliorando nell’arte “militare”, quando sta imparando a difendersi con la spada, ancora qualcuno per lui decide che è la carriera religiosa quella che serve alla famiglia, perché quella – cui era destinato un altro fratello, Alphonse, che la rifiuta – può far avere titoli, ma soprattutto denaro a un Henri sempre più indebitato, sempre più dedito ai vizi anziché alla causa familiare.
Ma Armand non sembra affatto votato alla causa religiosa
Funerali e feste comandate: Armand era entrato negli edifici religiosi solo per quei due motivi. Essere costretto a recarvisi tutti i giorni lo mal disponeva: non provava alcuna curiosità al riguardo, non veniva stimolato dalla ripetizione continua delle stesse parole.
Eppure, Armand ne farà una prova per se stesso, una prova da superare.
Lottava con le difficoltà da quando aveva memoria, combatteva con i suoi limiti da sempre e quella sarebbe stata soltanto l’ennesima prova da superare.
Il suo rapporto con Ninon prosegue, fino a che i due giovani complementari e inseprabili.
Dove lui riusciva a ottenere successi attraverso studio, manipolazione e ricatto, lei addolciva le asperità con la sua mitezza e ragionevolezza. Insieme avrebbero conquistato la Francia.
Richelieu quello vuole: la Francia, la corte, Parigi. Vuole potere, vuole poter contare, vuole la rivalsa sul fratello e su stesso. Costruisce tutta la sua carriera e la sua vita in vista di quella porpora.
Non ci rinuncia neanche quando viene spedito a una diocesi di terz’ordine
Seguiva le vicende politiche da Luçon, ma gestire una diocesi piena di debiti alla sua età assorbiva quasi tutto il tempo a disposizione e non gli lasciava la possibilità di stare al passo con il veloce cambio dei costumi di Parigi.
E matura Richelieu, cresce, ma evolve pur rimanendo fedele al suo proposito.
Era maturato in un uomo algido e dalla mente acuta, un intelletto fine e tagliente. Il vescovo di Luçon era un calcolatore che non sembrava provare alcuna emozione. Puntava il suo scopo ben definito e lottava per raggiungerlo, a colpi di ricatti e sotterfugi.
Si muove in una Francia sul cui trono siede Maria de’ Medici la causa della rovina che si faceva sempre più degradante per le strade. La città di Parigi sprofonda nella miseria e nella sporcizia e nel puzzo, mentre la sovrana foraggia solo guerriglie inutili.
Maria de’ Medici non era davvero sul trono. Era una reggente e i consiglieri sfruttavano la sua estraneità alle faccende di Stato, guidando la Francia verso la rovina: approfittatori, arrivisti e ladri
Mentre lui, Richelieu, credeva “nel potere del dialogo, nella risoluzione attraverso le parole e gli accordi. Non era abbastanza ingenuo da pensare che fosse sempre possibile accedervi“.
Il libro affronta moltissima Storia e l’abilità dell’autrice è quella di incastonarla in una trama che ha dell’avventuroso, del mistero e del giallo. Diversi furono gli attentati alla persona di Richelieu, l’uomo delle riforme, l’uomo che voleva cambiare la situazione (e ci riuscì in parte), ed era pronto a manipolare tutto e tutti pur di riuscire nei suoi intenti, disposto a qualunque compromesso pur di guadagnare rilievo, solo con quello avrebbe potuto far ottenere anche alla Francia una situazione migliore.
Bisognava condannare le prese di posizione separatiste dei grandi feudatari, la loro avversione per la Chiesa Cattolica e la conquista di cariche e titoli da parte della borghesia.
Bisognava potenziare l’impegno contro la Riforma di Lutero, lottare contro le tendenze separatiste degli ugonotti e di Condé, limitare il Terzo Stato e proporre l’abolizione della Paulette, ossia la possibilità di comprare titoli e alte cariche, pagando cifre da capogiro alla corona.
Il libro della Luchetti è, oserei dire, monumentale – impossibile raccontarlo tutto – e forse questo è il suo difetto. Risulta, alla lunga, pesante, con la sua volontà di descrivere ogni cosa, ogni fattezza fisica di ogni personaggio, ogni abito, ogni ambiente, riuscendo, alla fine, poco digeribile. Le vicende, seppur verosimili, e assai bene scritte, si trascinano per troppe pagine e diversi sono i capitoli che potevano, a mio parere, essere risparmiati al lettore senza che la narrazione ne risentisse, anzi. Forse un suo snellimento avrebbe giovato al lettore.
Un libro che non mi sento di sconsigliare, tutt’altro, ma con l’avvertimento al lettore di prepararsi a una maratona a volte tediosa.
Pro: Il personaggio scelto: difficile da affrontare e raccontare, una decisione probabilmente coraggiosa, ma il Richelieu della Luchetti è abilmente protagonista di una narrazione piena di avventura e di mistero, ingredienti che comunque fanno presa.
Contro: Una lunghezza ingiustificata che appesantisce e strema il lettore. La metà delle pagine, probabilmente, sarebbe bastata.
Citazione preferita «Le persone invaghite non riescono a vedere gli inganni dell’oggetto dei loro sentimenti.»
Trama
Spesso invisa alla Storia, ma anche alla Letteratura, la figura del cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu ha subito nel corso degli anni una damnatio memoriae da parte dei suoi successori, fino ad arrivare a una distruzione materiale di ciò che riguardava la sua vita. Il ruolo che l’uomo ha svolto per la Francia ha avuto, però, tanta risonanza da superare i secoli e affascinare l’immaginario contemporaneo di chi ha saputo leggere tra le righe e tornare a valorizzare un’esistenza vissuta al servizio della Francia, un Paese che senza Richelieu non sarebbe la Potenza europea che è attualmente. Fin da bambino Armand-Jean sviluppò attitudini notevoli, se si considera la sua salute cagionevole, e, durante il corso della vita, non ha mai sottovalutato questioni come l’igiene e la povertà, trascurabili invece per i suoi contemporanei. Questo romanzo vuole essere un omaggio attendibile storicamente a colui che ha sempre lottato per dimostrare che una politica ben fatta pone un Paese in condizione di superare ostilità interne alla nazione e che, insolito ma non meno importante, l’amore per i gatti può aiutare a salvare l’anima.