Narrativa recensioni

D’amore e di rabbia – Giusy Sciacca

Recensione a cura di Maria Rita Truglio

La vita è una questione di scelte, come trovarsi di fronte a un bivio e non sapere che strada percorrere, quale sia la giusta per te. Ma si può scivolare in basso per vivere o per vivere bene. Amelia questo lo sa, ma non può fare a meno di seguire il cuore e il suo spirito. Così, ferma a quel famoso bivio, muove un passo verso la strada più sdrucciolevole, non potendone fare a meno, per non andare contro se stessa e l’amore della sua vita. Ben consapevole che avrebbe pagato tutto e a caro prezzo. Un prezzo altissimo fatto di porte chiuse in faccia anche dalla propria famiglia. Disonore e vergogna uniti alla perdita di tutto ciò per cui aveva combattuto.
«Si può scivolare in basso per vivere o per vivere bene» ricorda Amelia.
Amelia Di Stefano, che nella nobiltà c’era cresciuta, vede quel mondo di apparenza come l’origine dei suoi mali. Malelingue che si contorcono restando incastrate tra gli infiniti giudizi al vetriolo. E pian piano ecco che vengono issate le sbarre di quella che sarà la sua prigione d’orata, un luogo che la sua amica Eleonora considera l’unico possibile per vivere degnamente. Dignità effimera.

Se Dio non ci sente, a fare le cose giuste gli uomini ci devono pensare.

Catania l’ha rifiutata, non ha più nulla che la leghi a lei.
Ma come lei anche la sua terra è in pieno tumulto, una Sicilia squassata dalla prima guerra mondiale. Giovani braccia chiamate al fronte hanno lasciato terre incustodite e donne a dover farsi carico di tutto il lavoro. I latifondisti, che come avvoltoi monitorano la situazione, vedono nel pascolo maggiori possibilità di guadagno togliendo ,così, lavoro ai braccianti. Sono anni di fame e povertà e Amelia toccherà tutto con mano soprattutto dopo il trasferimento a Lentini.
Lentini, così diversa da Catania…
Un proverbio siciliano recita “L’uccello in gabbia non canta per amore, ma per rabbia” . Una gabbia di lusso rimane sempre una gabbia, qualcosa che ti tarpa le ali.

Il piacere, sì. Ho anche quello, che rende in cambio più di quanto richieda. Ma l’anima e la mente esigono nutrimento per non impazzire.

Ecco la protagonista che l’autrice Giusy Sciacca ci presenta, senza lesinare sulla descrizione. Una donna che più di una volta si è trovata a scegliere tra due strade da percorrere. Scelte complicate anche quando all’esterno l’impressione era di facilità. Perché questo vedeva la gente di Lentini della sua relazione con il baronello Francesco Beneventano: la strada più semplice da perseguire. Lui il proprietario della maggior parte dei terreni della zona, lui che la ricopriva di gioielli, vestiti e agio.
Affacciata al balcone che dà sulla piazza, Amelia vede e sente aria di cambiamento. Non è la sola in subbuglio. Un balcone, quello, che anche per noi lettori diventa tribuna.

Un sottile filo comincia a nascere, lentamente, nella narrazione che unirà Amelia a Lentini. Una narrazione fluida portata avanti dalle gesta della gente che di stare ferma non vuole. Gente che pretende la dignità del pane sulla tavola, che vuole lavoro. Amelia assorbe questa eccitazione del prossimo cambiamento trovando in Santina la “putiara” (bottegaia) o in Ciccio persone per cui vale la pena combattere. A quel famoso bivio non prova più indecisione, adesso sa perfettamente che strada scegliere. Nelle sue mille contraddizioni, Amelia, è anche lo specchio della società blasonata di allora e quando questo specchio va in frantumi non basterà rimettere al proprio posto i pezzi. Giusy Sciacca ci ha donato un romanzo “d’amore e di rabbia” nel senso stretto dei termini. Sono proprio questi due sentimenti a tenere le redini del racconto, prima con Amelia e poi con il popolo e la sua voglia di rivalsa. Tra i vari personaggi spiccano persone realmente esistite come Maria Giudice, sindacalista lombarda che arrivò in Sicilia per aiutare i contadini nella lotta.

Maria Giudice

Le scelte sagge, come i cavalli, si scoprono a lunga corsa.

Le scelte si pagano, ma il non farlo ancora di più.

Link cartaceo: D’amore e di rabbia
Link ebook: D’amore e di rabbia

Trama
Sicilia, luglio 1922. A Lentini, centro agricolo della provincia siracusana sotto il fiato dell’Etna, avviene un sanguinoso fatto di cronaca, poi sepolto dalla polvere. Tra i protagonisti anche Maria Giudice, fervente sindacalista di origine lombarda e madre della scrittrice Goliarda Sapienza. Alla vigilia della prepotente affermazione fascista, nella cittadina si consuma un’accesa lotta di classe tra la decadente nobiltà latifondista, arroccata nel palazzo baronale dei Beneventano della Corte, e i braccianti. In mezzo, sul confine di quei due mondi, c’è Amelia Di Stefano, una donna fuori posto. Un proverbio popolare siciliano recita che un uccello in gabbia non canta per amore ma per rabbia. Amelia è una donna in trappola. Catanese di nobili origini, ha pagato duramente un errore commesso da giovane. Ora, tradita dalla famiglia e dagli amici della Catania dei salotti, si ritrova in esilio a Lentini, dove oscilla tra la relazione clandestina che la vincola a Francesco, primogenito del potente barone Beneventano della Corte, e il carisma della fiamma ideologica di Mariano Fortunato, personalità di spicco del sindacalismo locale. Attorno a lei, il popolino, la putía di Santina, i dammusi umidi, i colori e le voci del mercato, le corse dei devoti a piedi scalzi, le vanedde strette, la Grotta dei Santi e i suoi miracoli. A confortarla saranno l’affetto di Enza, capociurma di campagna dalla forte personalità, il sorriso imperfetto di Tanino, l’amico artigiano, o ancora la presenza di Ciccio lo sciancato, ultimo tra gli invisibili, che c’è sempre. I due universi convivono, si intrecciano. E Amelia sempre in mezzo, sempre in bilico. Fino a quando non si imporrà l’imperativo di una scelta. E allora nulla sarà come prima. In questo romanzo Giusy Sciacca ci restituisce una Sicilia arcaica e sanguigna che si lacera sotto le spinte di una modernità scandalosa, impaziente e ribelle che urla la propria ansia di cambiamento.

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