Narrativa recensioni

Review Party: “Il profanatore di tesori perduti” – Marcello Simoni

Recensione a cura di Roberto Orsi

Marcello Simoni si conferma uno degli scrittori più prolifici del panorama letterario italiano del momento e sicuramente tra i più amati nel genere thriller e romanzo storico. Dopo averci abituati alle sue adrenaliniche avventure medievali, tra abbazie, falconieri, monasteri, palazzi e biblioteche del Vecchio Continente, questa volta l’ambientazione ci catapulta tra il Medioriente e l’Egitto del XIII secolo.

Più precisamente la storia ha inizio nell’Anno dell’Egira 627: l’Egira rappresenta la data di nascita dell’Islam e corrisponderebbe al 16 luglio 622 d.C.

Simoni, quindi, colloca le sue pagine intorno al 1250 d.C. secondo il nostro calendario. È l’epoca delle crociate e delle battaglie sanguinose tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo, per l’egemonia su Gerusalemme. Guerre in nome di un Dio che non le avrebbe mai accettate.

Questa è la storia di una ricerca, un’avventura per riportare alla luce le rovine della Città Bianca: Zarzourah. Una città che affonda le sue radici nella leggenda, in un luogo dimenticato e protetto da due angeli ribelli, colpevoli di aver voluto insegnare la magia agli esseri umani e cacciati dal regno dei Cieli e costretti a rimanere imprigionati nelle viscere della terra a proteggere la città: Hārūt e Mārūt.

“L’uomo spronò il dromedario sulla cui groppa sedeva e, sfidando il vento sabbioso che ululava da ponente, s’inerpicò lungo un tragitto cosparso di pietre fino a quando non ebbe raggiunto la valle chiusa tra le due alture. Era vicino, pensava. Più vicino di quanto non avesse mai osato sognare.”

Nel caravanserraglio vicino alla città de Il Cairo giunge un personaggio ambiguo: Sufrah il geomante. Un mago, uno stregone, profondo conoscitore della tradizione e dei riti antichi, in particolare della geomanzia. Un’antica arte divinatoria capace di fornire le risposte a tutti i quesiti interpretando figure e simboli tracciati sulla sabbia. Sufrah è accompagnato dal giovane Alif, un ladruncolo scampato a una brutta sorte proprio grazie al geomante dal turbante nero nella città di Baghdad.

Una ricerca a cui non solo i nostri due sono interessati. Ben presto si scatena una caccia all’uomo, alla soluzione di enigmi tracciati su antiche pergamene attraverso l’utilizzo dei linguaggi più antichi e per buona parte dimenticati. Con l’aiuto del mercante di stoffe di Aleppo che risponde al nome di Ziryab al-Zubayr, e dell’amico cammelliere del caravanserraglio Muzaffar, inizia un viaggio irto di pericoli, tra le sabbie del deserto, nella sofferenza della sete sotto un sole cocente.

Sulle tracce della Città Bianca vi sono anche altri gruppi: dalla Setta degli Assassini, una corrente violenta degli Ismailiti, molto attiva nel periodo tra l’XI e il XIV secolo tra Persia, Siria ed Egitto, e i Cristiani sotto l’egida dell’Imperatore Federico II di Svevia.

“Alif sapeva soltanto che era in cerca di qualcosa. Qualcosa di prezioso, forse un tesoro. Tuttavia gli riusciva difficile immaginare quale genere di tesoro potesse interessare a quell’uomo arcigno, sempre intento a sussurrare preghiere al vento e a tracciare strani disegni sulla sabbia.”

In una narrazione che non subisce variazioni di ritmo, con 80 brevi capitoli, l’autore accompagna il lettore in una Storia d’altri tempi tra tesori persi nelle viscere della Terra, tra simboli arcani, antiche profezie e riti ancestrali. Se da una prima lettura sembra quasi che il romanzo viri sul genere del fantasy storico, le note finali dell’autore confermano la ricerca storica alle spalle della stesura.

La stessa città perduta di Zarzourah trova fondamento bibliografico in una fonte di origine araba del XV secolo. Così come le pratiche divinatorie come la geomanzia e le leggende legate al culto delle divinità pagane e della protezione dal maligno e dai demoni.

Secondo gli antichi testi, le rovine perdute di Zarzourah sarebbero protette da guardiani immortali. Guardiani usi a far scempio delle carni di chiunque abbia l’ardire di profanare quel luogo sacro”.

La storia narrata da Simoni assume i contorni delle favole delle Mille e una Notte con personaggi enigmatici, talvolta burberi quanto maliziosi, scaltri e perspicaci.

Non manca l’incanto della magia delle notti d’Oriente, dello splendido e altezzoso Egitto, dell’indifferenza di un deserto che non è sempre ciò che sembra, dell’epicità delle Piramidi e della Sfinge Abu Al-Hol, il “Padre del Terrore”. Il sapore delle spezie si diffonde tra le pagine del libro adagiate su un morbido tappeto di stoffa pregiata, regalando quelle atmosfere uniche della principessa Shahrazād o di Ali Babà e i quaranta ladroni. Tesori inestimabili, gioielli maledetti, rubini, lapislazzuli e gemme preziose capaci di svelare gli enigmi più ostici.

Il viaggio verso la ricchezza e la verità è lungo e pericoloso, non alla portata di tutti. Le pedine, come in una partita a scacchi o ad alqirq, hanno un ruolo e un valore, e alcune possono essere sacrificate. Anzi, devono essere sacrificate in nome di un risultato più grande. Ed è questo il rischio più grande da correre. 

Alcuni di questi simboli appartengono a una forma di scrittura che si perde nei meandri del tempo e della storia dei popoli. Gli ebrei la chiamano Chetab Hamelachim: la Scrittura degli Angeli.

Trama

Gerusalemme è appena caduta nelle mani dei cavalieri crociati quando, in un affollato caravanserraglio vicino ai sobborghi del Cairo, giunge un uomo avvolto dal mistero. È alla ricerca di un’antica città sotto la quale – così narra la leggenda – si nasconderebbe un inestimabile tesoro. Molto poco si sa di lui, se non che il suo nome è Sufrah e che, attraverso l’arte divinatoria della geomanzia, domina le menti umane e sottomette gli spiriti maligni. Nel viaggio lo accompagna Alif, un giovane servo dal passato di ladro, sul quale ricadranno inaspettatamente le sorti della spedizione. Raggiungere le rovine maledette di Zarzourah si rivelerà un’insidiosa caccia al tesoro, capace di attirare uno sciame di avventurieri: infidi cammellieri, spie cristiane, sicari della setta degli assassini. Ambientata nel deserto egiziano, uno dei luoghi più inospitali del Medioevo, questa storia dal sapore esotico fa rivivere un mondo affascinante, in cui, attraverso personaggi dall’ammaliante bellezza, risuonano gli echi di meravigliose, antiche culture

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