Genova è una città dal fascino travolgente, stretta tra la montagna e il mare, una città dalle mille contradizioni, detta la” Superba “ questo aggettivo che è sinonimo di eleganza, grazia, imponenza Francesco Petrarca lo scrisse nel 1358
Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, Superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare.
la focaccia
Tante sono le curiosità che accompagnano Genova e non si può iniziare senza parlare di focaccia cibo essenziale per i genovesi. La storia della focaccia genovese in realtà parte dai tempi dei Fenici che avevano l’abitudine di impastare qualcosa di simile alla farina con acqua e olio. Fra una crociata e l’altra già dal primo medioevo le galee genovesi riempivano le loro stive di grano saraceno che veniva poi stipato nei magazzini della città, la farina diventò di facile reperibilità e l’ingrediente fondamentale per un prodotto tipico adatto ad ogni momento della giornata : la focaccia .
Nel ‘500 i genovesi cominciarono a fare la focaccia impastandola con l’olio d’oliva, il prodotto doveva risultare buono, visto che nel tempo diventò tradizione utilizzare la focaccia durante i matrimoni distribuendola in chiesa, in alcuni casi anche durante i funerali, fino a quando le cronache non raccontano che il Vescovo Matteo Gambaro ne proibì l’utilizzo in chiesa, ma la focaccia genovese ha continuato ad essere nel tempo, il cibo preferito passando per il Rinascimento fino ad arrivare ai giorni nostri.
LE ORIGINI DEL TAKEAWAY
Lo sapevate che il takeaway ha origini antiche? “fito faeto “ (presto fatto) si chiamavano le friggitorie genovesi che, assieme a tripperie e osterie da asporto , offrivano pasti economici e veloci ai lavoratori del porto . A fine 800 la città offriva innumerevoli opportunità per procurarsi cibo economico, tipico genovese e spesso anche di qualità , da mangiare dove si voleva .Ancora oggi ci sono locali molto antichi che offrono acciughe e cuculli ( frittelle di farina di ceci dolci e salate ) come la Friggitoria Rizzitano aperta dal 1890 oppure la Friggitoria Carega con la frittatina di banchetti , i bocconcini di baccalà o la farinata e le panisette cundie o frite
LA LANTERNA
La Lanterna di Genova è il faro più importante d’Italia, il secondo più alto d’Europa e tra i più antichi al mondo ancora in funzione. Il suo fascio di luce raggiunge i 50 km di distanza. Secondo alcune fonti venne costruito nel 1128 quando sulla sua cima si bruciavano fascine di legna per orientare i naviganti. Nel 1340 venne dipinto sulla torre la croce di San Giorgio, stemma della città. Subì nel corso degli anni numerosi danneggiamenti ma ogni volta è stata restaurata e ancora oggi dotata di un fanale intermittente rosso orienta arerei e navi
Antichi simboli di devozione cittadina: Le edicole votive.
Le edicole votive a Genova sono presenti in grande quantità, si trovano ovunque, prevalentemente agli angoli delle strade e agli incroci. Di epoca medioevale se ne trovano di tutti i periodi, anche se “l’apice della moda” delle edicole si ebbe tra il Seicento e Settecento. Rappresentano prevalentemente la Madonna ma anche scene popolari, storie di santi e di martiri. L’usanza era costruire piccole edicole votive sui palazzi quasi sempre agli angoli delle strade. La costruzione e il mantenimento erano a cura delle famiglie,
Fra le più note a Genova si trova in vico delle Murette ed è lungo la strada che portava i condannati a morte dalla prigione della torre di Palazzo Ducale al luogo dell’esecuzione al porto. In questa edicola è rappresentata una Madonna della Misericordia con un pezzo di catena di ferro ai piedi. La leggenda narra che fosse la catena di un innocente, tradito da un falso processo e condannato a morte che mentre percorreva la strada fino al patibolo alzò gli occhi alla Madonnina e invocò la grazia, la Madonna spezzò le sue catene e lo lasciò libero ed un pezzo di catena restò ai piedi della Madonnina -.
Gli scrittori
Molti scrittori hanno amato Genova e hanno soggiornato per lunghi periodi in città ,dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, a Stendhal a Mark Twain. Charles Dickens soggiornò a Genova e tra il 1843 e il 1848 scrisse i Racconti di Natale, tra cui “Le Campane”, ispirato proprio dal suono proveniente dai campanili del centro storico. Egli usava raccontare che Genova non era una citta facile per gli scrittori che desideravano la tranquillità. “La colpa era delle chiese “, infatti, guardando Genova dall’alto tra i tetti in ardesia si possono vedere svettare molti campanili che facevano impazzire in determinate ore del giorno Charles Dickens per il loro continuo scampanare.
Nel periodo tra il Seicento e settecento la costruzione di grandi palazzi nobiliari si accompagnavano alla costruzione di nuove chiese che divennero simbolo della ricchezza della città e delle sue famiglie. Le cento e uno chiese di Genova si affacciano tutte in piccole piazzette che si aprono in un dedalo di vicoli (caruggi) e formano uno dei centri storici medievali più belli ed estesi d’Europa.
La cattedrale
Sapete perché la città di Genova pur essendo devota a San Giovanni battista (patrono 24 giugno) la sua cattedrale è dedicata a San Lorenzo? Nel 1098 Guglielmo Embriaco tornò vittorioso dalle Crociate riportando a Genova le reliquie di Giovanni Battista che venne riconosciuto come patrono di Genova. Si decise di venerare il santo in una cattedrale degna della sua importanza, ma vista la grande cifra necessaria per i lavori pensarono di riutilizzare la già presente chiesa di San Lorenzo. La cattedrale divenne un centro di grandi rinnovamenti e arricchimenti. Il desiderio dei genovesi sarà quello di rendere la cattedrale più bella di altre cattedrali magari di quella degli antagonisti pisani o veneziani.
Celebrare nella cattedrale le reliquie di San Giovanni portate via vittoriosamente dalla Terra Santa significava anche celebrare la propria potenza marittima capace di dominare il mare. La cattedrale diventa un simbolo religioso ma anche puramente politico. La chiesa è davvero imponente e si distingue tra le chiese di Genova per imponenza e per stile e ricchezza di opere d’arte.
Basilica di Carignano
Una leggenda racconta che la moglie di Bandinello Sauli intorno al 1480 usasse andare a messa nella chiesa di Santa Maria in via Lata di proprietà dei Fieschi. Una mattina ritardò a prepararsi e inviò una serva ad avvertire e chiedere gentilmente se si potesse posticipare la funzione, La matrona dei Fieschi rifiutò la gentilezza e fece iniziare la funzione. Così la moglie di Bandinello impose al consorte la costruzione di una chiesa più bella più nobile dei Fieschi. La costruzione però non fu immediata, i lavori iniziarono nel 1552 e la cupola fu terminata nel 1603.
Ancora oggi a Genova si usa dire “ Al’è comme a fabrica de Carignan” per indicare un lavoro che sembra non finire mai La chiesa è davvero imponente e si distingue dalle altre chiese per l’imponenza e per lo stile rinascimentale .Progettata da Galeazzo Alessi è monumentale a pianta quadrata cupola centrale e quattro campanili agli angoli. Si pensa che la costruzione della chiesa sia stata una prova generale per la basilica si san Pietro a Roma.
Il gioco del lotto
Palazzo Ducale fu costruito a fine Duecento periodo in cui la repubblica ebbe la meglio contro i nemici pisani e veneziani. Il palazzo fu edificato dai capitani del popolo Oberto Spinola e Corrado Doria.
Palazzo Ducale fra l’altro è famoso anche per essere il luogo in cui nacque il gioco del lotto. I genovesi, pronti a fare quattrini con ogni evento , usavano scommettere fra loro su chi sarebbe stato eletto doge e in seguito si pensa al tempo di Andrea Doria il sistema venne regolarizzato e ufficializzato .
Il calcio è nato a Genova
Oltre a tanta storia un primato che può vantare Genova è anche quello di avere la più antica squadra di calcio italiana, un gruppo di gentiluomini inglesi che per motivi commerciali vivevano nella Genova di fine 800 tra un traffico e l’altro, tra la partenza e l’arrivo delle merci iniziarono ad organizzare tornei di calcio e manifestazioni sportive. Il 7 settembre 1893 fondarono il Genoa and Athleic Club con soli gentiluomini inglesi e nel 1897 il medico James Richardson Spensley riusci a far ammettere anche italiani . Nel 1897/98 iniziò il primo torneo di calcio in tutta Italia, si giocò in una sola giornata e le squadre partecipanti erano 4. James Richardson Spensley fu anche il fondatore nel 1910 della prima sezione italiana dei boy-scout.
I bluejeans
La radice della parola bluejeans e legata al francese bleu de Genes cioè la tela blu di Genova usata per fare i sacchi delle vele delle navi, per coprire le merci e in seguito per fare robusti pantaloni per i marinai. La tela dei jeans è economica, resistente dipinta con tintura indaco, Genova esporta con fortuna la sua tela blu.
Nel già nel 1567 gli inglesi parlavano di jeans, riferendosi alla massiccia esportazione del fustagno da Genova e nel 1873 Levi Strauss, che faceva grembiuli per minatori, si unì con Jacob Davis per produrre i primi pantaloni moderni. Nel museo del Risorgimento a Roma è conservato uno dei jeans più vecchio della storia, appartenuto a Giuseppe Garibaldi, imitato da molte delle camicie rosse.
Il camallo
“Camallare “significa portare con fatica, farsi carico di un grosso peso. Nel 1340 la fondazione della Compagnia dei Caravana i suoi lavoratori furono i primi camalli del porto, essi facevano un lavoro durissimo che consisteva nel movimentare le merci dalle navi alla terraferma. Ma i camalli non erano genovesi ma bergamaschi e si poteva diventare camalli solo se si proveniva dal bergamasco. Genova era in quel periodo lacerata dalle lotte e dagli antagonismi fra le grandi famiglie, ci doveva essere un super partes che non subisse l’influsso politici o economico, La compagnia dei Caravana andò avanti per mezzo millennio dal Trecento all’ottocento quando fu sciolta per favorire un libero mercato.