Recensione a cura di Natascia Tieri
Il libro “La donna che visse nelle città di mare”, scritto a due mani da Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque, è una lettura emozionante, che si svolge in diverse città di mare, come ci suggerisce il titolo stesso. Le scrittrici hanno saputo creare un’ambientazione particolare che il lettore potrà facilmente immaginare, grazie alla forte descrizione degli avvenimenti e delle emozioni dei personaggi.
Il libro trae origine da una storia vera.
La storia di Costanza trae spunto da eventi realmente vissuti da Giuseppina Tarro, la nonna di una di noi due, e dai connessi racconti di famiglia; eventi così straordinari che chiedevano con insistenza di essere raccontati.
Giuseppina nacque a Messina al a fine dell’Ottocento. Era una donna determinata e, a causa delle drammatiche vicende di cui parliamo in queste pagine, anche molto dura. Tutte le vicissitudini da noi raccontate, fino al a partenza per Napoli, corrispondono nella sostanza alla verità. Per quel che riguarda la parte contemporanea ambientata a Napoli ci è piaciuto immaginare che in Lucilla sia passata la vena artistica di Pietro, così come nel a realtà le capacità compositive del nonno sono confluite nel a creatività musicale del nipote, Mimmo Di Francia, autore di grandissimi successi, tra cui Champagne.
Il romanzo offre una narrazione toccante e coinvolgente. Dal dramma familiare seguito al suicidio del padre di Costanza al terremoto di Messina che stravolge la vita di tutta la famiglia, la storia si sviluppa in modo suggestivo e intenso. Il coinvolgimento emotivo del lettore è guidato da un’abilità narrativa che offre giusti colpi di scena e da alcuni elementi di tensione, ben gestiti ed equilibrati. Purtroppo, la continuità narrativa può risultare compromessa dal capitolo transitivo dalle vicende inziali a quelle moderne, ma questo non toglie il valore a una testimonianza storica così ben scritta e piacevole da leggere.
Le vicende quindi iniziano con il suicidio del padre di Costanza, evento che sconvolge la sua famiglia.
«Alfonso ha ritirato la promessa di matrimonio» disse con tono incolore.
Ci fu un attimo di silenzio.
La madre si alzò in piedi di scatto, facendo cadere a terra il ricamo. Si avvicinò per cercare di cingerla in un abbraccio, ma Costanza si sottrasse, indietreggiando rigida.”
La voce del disonore si sparge e la famiglia decide di mandare Costanza in America. Quando vorrebbe ritornare in Italia, il terremoto di Messina colpisce duramente la sua famiglia causandole un’enorme sofferenza.
«È quella ragazza della sartoria, poverina, anche lei è di Messina!» disse una giovane donna china su di lei, mentre lo strillone continuava a fare il suo lavoro: «Messina distrutta! Terremoto a Messina! Centomila morti!»”.
Nonostante ciò si si sposa con un musicista e partono per Napoli per una nuova vita. Nonostante sembri tutto procedere bene, le vite dei coniugi si separano.
Il libro è straordinariamente ben scritto e la perfetta scelta delle parole arriva al cuore del lettore e ne impone al tempo stesso l’immagine del periodo storico di riferimento. Le pagine scorrono velocemente, in attesa di scoprire il finale che si sviluppa in modo sorprendente, lasciando un segno indelebile nella mente e nel cuore del lettore.
In conclusione, “La donna che visse nelle città di mare” è un libro che rappresenta una piacevole lettura, in grado di emozionare e far riflettere. Grazie alla particolarità degli ambienti, della storia e delle descrizioni, è un libro che non deluderà chi ama i romanzi storici e le vicende familiari.
Trama
Messina,1904. Il giorno della festa del suo fidanzamento Costanza scopre che il padre si è suicidato. Distrutta dal dolore, viene mandata dai parenti a New York, dove l’ambizioso musicista Pietro Malara la corteggia senza successo. Nel 1908 giunge negli States la notizia del terremoto di Messina, e Costanza apprende che nella sua famiglia non vi sono superstiti. Oppressa da un senso di colpa che la spinge a negarsi ogni felicità, acconsente a sposare Pietro e lo segue a Napoli. Napoli, 2012. La giovane Lucilla arriva al Rione Sanità sulle tracce della sua bisnonna, Costanza Andaloro, di cui ha scoperto l’esistenza grazie a una vecchia lettera. Attraverso la lettura del suo diario e i racconti dell’anziana Zina, riuscirà a ricostruire la complessa figura della sua antenata, che a in quella città ha compiuto scelte sofferte, eppure vitali.